MESSINA – Medicina di prossimità e strutture territoriali per colmare lacune e fragilità che la sanità pubblica ha mostrato soprattutto negli anni della pandemia. La provincia di Messina è stata particolarmente penalizzata perché ha dovuto affrontare un’emergenza in una condizione che era già, in alcune aree, emergenziale.
È stato chiaro il fallimento della legge regionale 5/2009, – rilevano sindacati e associazioni – nei fatti mai finanziata e quindi mai applicata: è mancata l’integrazione tra territorio e ospedale che avrebbe dovuto prevenire l’ospedalizzazione di diverse patologie, i Pta non sono stati dotati di propria dotazione organica ed i medici di famiglia non hanno svolto il ruolo che avrebbero dovuto svolgere. Grazie all’assegnazione delle risorse finanziarie previste nel Dm 77 finalizzato all’attuazione degli interventi del Pnrr Missione 6 Salute, adesso si dovrebbe realizzare questa integrazione.
Fondi che sono destinati a riconversione, ristrutturazione e personale. Sono previsti Case della comunità, Ospedali di comunità e Centrali operative territoriali ma anche Unità di continuità assistenziale e la rete di cure palliative. Si è cominciato a lavorare per avviare queste strutture, i tempi sono ristretti e se le risorse disponibili non si utilizzano entro il 2026 rischiano di andare perse.
L’Asp di Messina, secondo le recenti dichiarazioni del direttore generale Giuseppe Cuccì, risulta essere la prima in Sicilia rispetto ai progetti portati avanti con il Pnrr, con 41 appalti e oltre 90 milioni di euro, compreso l’acquisto delle apparecchiature necessarie. “Il dipartimento welfare della Uil – evidenziano Ivan Tripodi, segretario provinciale Uil, Livio Andronico, Uil Fpl e Pippo Calapai, Uil pensionati – guidato dal segretario nazionale Santo Biondo, ha elaborato uno studio di settore dal quale si evince chiaramente che nella provincia di Messina, per la puntuale applicazione del Dm 77, serve un piano di assunzioni del comparto sanità di 729 unità per un costo totale di 22.047.800,00 euro”.
In dettaglio, il piano prevede la realizzazione di 18 Case della comunità che dovranno essere complessivamente dotate di 198 infermieri, 18 coordinatori infermieristici e 144 unità di supporto di diversi profili professionali; 5 Ospedali di comunità cui dovranno essere assegnati 50 infermieri, 5 coordinatori infermieristici, 144 operatori sociosanitari e 132 operatori con funzioni riabilitative; 6 Centrali operative territoriali, la cui dotazione organica prevista è di 30 infermieri di famiglia, 6 coordinatori infermieristici, 6 infermieri case manager (che gestiscono percorsi di cura individuali) e 6 assistenti sociali. I dati escludono dal calcolo il numero dei medici occorrenti ed i relativi costi da sostenere.
“La sanità messinese – ricordano dalla Uil – mostra un quadro complesso caratterizzato da molti punti critici riguardanti i presidi ospedalieri e la medicina territoriale. Per la Uil è fondamentale intervenire per rilanciare la centralità della sanità pubblica e per ridurre i tempi di attesa, soprattutto negli esami di diagnostica, per migliorare il rapporto infermieri/pazienti e per accelerare i tempi per la realizzazione di una medicina territoriale che dia risposte soprattutto alle fasce più vulnerabili della popolazione. La Uil ritiene indispensabile un confronto con il Dg Cuccì per conoscere lo stato di realizzazione”.
La convocazione non è ancora arrivata ma i rappresentanti della Uil hanno fiducia nel nuovo Direttore generale Asp, ammettendo che in più occasioni si è attivato per sbloccare situazioni paralizzate da anni, dando risposte importanti. “Il Piano delle assunzioni – spiega Andronico al QdS – ha insite delle difficoltà a realizzarsi e a fare da ostacolo saranno non solo i tempi ristretti (entro il 2026) ma anche la mancanza di professionisti disponibili. A Patti la Cot è stata aperta con la mobilità interna, poi con le stabilizzazioni, gli incarichi e i nuovi assunti hanno coperto quei posti lasciati vacanti dai dipendenti Asp che sono andati a lavorare nella Centrale operativa. Ci si scontra con la realtà della mancanza di persone da assumere in tutte le regioni e professionisti che fuggono verso il privato”.
Le Cot in provincia pare siano state tutte aperte con copertura 12 ore al giorno, ma ci sono difficoltà per il personale perché gli stessi hanno fatto domanda di mobilità verso più strutture. Non ancora avviata a Messina la centrale operativa territoriale, che, secondo il Dm 77, ha la funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti. La gestione è a carico dell’Asp e dopo il 2026 per farle funzionare occorrerà trovare altre risorse. Per ospedali e case di comunità si dovrà ancora attendere.