Cercasi medici per la sanità pubblica. Un problema che attanaglia il Paese da anni e che neanche l’emergenza Covid è riuscito a risolvere. Anzi, forse lo ha addirittura acuito.
Il Sistema sanitario, nazionale come locale, non trova specialisti: tanto che molte aziende sanitarie siciliane – ha iniziato Mussomeli ma hanno provveduto a ruota anche altre Asp, tra cui quella etnea – cercano di arruolare medici stranieri per coprire l’organico ed evitare la chiusura di alcune strutture. Come nel caso del punto nascita di Bronte, in provincia di Catania, le cui attività sono state sospese temporaneamente per mancanza di ginecologi.
Difettano medici in alcune branchie specifiche, come spiega Franco Luca, direttore della medicina territoriale dell’Asp di Catania. “Quello dell’organico è un problema molto serio – commenta Luca. Bisognerebbe che la politica affrontasse la questione una volta per tutte – tuona: è vero che avere allargato i posti per le specializzazioni ha aiutato, ma è anche vero che il sistema potrà disporre di questi medici formati tra 5 anni. Troppo tardi, anche perché nel frattempo, in questi anni, avremo altri pensionamenti e quindi non risolveremo la questione”.
Secondo Luca sono due le soluzioni da mettere in campo per affrontare la questione: “Innanzitutto – afferma – occorre incentivare di più i medici per alcune specialità. Mi spiego meglio: se un collega per un turno a gettone prende 1.100 euro e un impiegato in un’azienda sanitaria ne prende 2.400 per tutto il mese, il confronto non regge. Quindi – continua – occorre innanzitutto ridare credibilità e ruolo ad alcune aree. In secondo luogo, bisogna consentire che la formazione possa venire anche all’interno del sistema sanitario, esattamente come accadeva prima del 2000. Il che significa poter assumere medici non specializzati e formarli all’interno delle strutture”.
Una possibilità prevista in passato che, secondo Luca, andrebbe ripensata. “In questo modo – insiste – si creano assistenti medici in formazione e questo comporta la possibilità di assumere professionisti, formarli e averli già in organico secondo quelle che sono le esigenze. Significa anche – sottolinea ancora – che si possano chiamare tanti colleghi che attendono un incarico”.
Secondo Luca, dunque, servirebbe modificare la norma e tornare a prima del 2000, quando si potevano assumere assistenti medici senza bisogno di specializzazione. E pressare il governo nazionale affinché tenga conto di questo grabde problema. “Credo che siano questioni di politica nazionale – aggiunge Luca: noi non siamo in condizione di assumere persone che non siano già specialisti. E non possiamo pressare alcun governo se gli specialisti non li troviamo. Non ce ne sono. I bandi vanno deserti. Se chiudono i punti ospedalieri, come Bronte, la questione è evidente. Non è che ci sono i medici e non vengono assunti. Non ci sono e il covid non ha cambiato nulla”.
Una situazione di stallo che aumenterebbe il gap con le strutture private. “Il privato accreditato il medico lo assume anche senza specializzazione – evidenzia Luca – per questo occotte che la politica trovi una soluzione a questo problema. Ci diano la stessa possibilità dei privati”.