Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, risponde alle domande del QdS.
Presidente Santalucia, l’Anm ha espresso riserve sulla riforma della Giustizia concepita dal ministro Cartabia. Tuttavia, un cambio di passo è necessario?
“Assolutamente sì e nessuno lo nega. A nostro parere, però, la strada imboccata non è quella giusta. Ci sono diverse criticità che abbiamo messo in evidenza. A cominciare dal tema della valutazione di professionalità. A scanso di equivoci, nessuno è contrario affinché venga passato al vaglio l’operato di un giudice. Ma la legge già prevede una disamina periodica: di base, ogni quattro anni per sette volte durante la carriera (dunque fino al ventottesimo anno di servizio), a cui si aggiungono valutazioni ‘straordinarie’ ogni qualvolta un magistrato faccia domanda per un incarico. Quindi, che senso ha creare un sistema come quello dei voti che non porta ad altro se non a un’inutile potenziale competitività? Se io prendo 7 e il mio collega prende 9, si può formare un’ansia da competizione che non giova alla serenità di nessuno, meno che mai della Magistratura. Piuttosto, questo sì, arricchiamo e potenziamo quanto già esiste”.
Altro aspetto strettamente collegato è quello della valutazione da parte degli avvocati…
“Anche qui: la figura dell’avvocato è già presente nei Consigli giudiziari. Quando si tratta di giudica… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI