PALERMO – È stata celebrata ieri la Giornata nazionale della Memoria e dell’accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti che sono morti nel tragico naufragio al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare sicurezza e protezione in Europa.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l’Unhcr, per l’occasione ha ricordato che “il numero di arrivi via mare in Europa è sceso drasticamente negli ultimi anni, soprattutto lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Eppure il numero di persone che muoiono durante la traversata in proporzione agli arrivi continua a salire. Oltre 1.000 persone hanno perso la vita o risultano disperse nel Mediterraneo dall’inizio del 2019. Questa situazione – è scritto in una nota – è inaccettabile e non deve continuare. Occorre ripristinare una piena capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e stabilire un meccanismo per permettere lo sbarco immediato delle persone soccorse in mare e la redistribuzione dei richiedenti asilo negli Stati membri della Ue”. L’Unhcr ha accolto con favore gli sforzi recenti per trovare un accordo per un tale sistema, e spera che la prossima riunione del Consiglio dei ministri di Giustizia e Affari interni in programma l’8 ottobre possa portare ad ulteriori progressi, in una dimostrazione necessaria di solidarietà europea”.
Il corteo organizzato ieri a Lampedusa è partito da Piazza Castello per giungere alla Porta d’Europa: hanno partecipato cittadini, associazioni, forze dell’ordine, istituzioni e circa 500 studenti provenienti da scuole ed istituti italiani ed europei, indossando la maglietta #iosonopescatore.
Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, ha ravvisato la necessità che alla memoria faccia seguito l’azione politica quotidiana concreta “in termini di cooperazione internazionale con i paesi originari di questi enormi flussi demografici”.
L’europarlamentare Pietro Bartolo, il medico in prima linea da tanti anni a Lampedusa e ora al lavoro a Bruxelles dove da quattro mesi è presidente della commissione Libe (libertà civile, giustizia ed affari interni), interrogoto su cosa ricorda di quella tragica notte, ha risposto con tristezza: “Quello che ricordo di quella notte è che non vorrei ricordare proprio niente”.