PALERMO – “Mediante procedure a evidenza pubblica nel rispetto della normativa vigente”. Sta nella sparizione di questa decina di parole l’emendamento presentato mercoledì al Senato per modificare il decreto legge, successivamente convertito in legge, con cui nel 2023 sono stati assegnati a Renato Schifani i poteri straordinari per la realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia. La proposta, inserita all’interno del disegno di legge con cui il Parlamento è chiamato a convertire in legge – il decreto Omnibus, varato ad agosto e contenente misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi e interventi di carattere economico – ieri ha fatto esplodere lo scontro tra la maggioranza e l’opposizione.
Ad annunciare le barricate è stato il Movimento 5 Stelle che ha parlato di “blitz” volto ad “affidare quasi un miliardo di euro a privati”. Di contro, nella relazione illustrativa dell’emendamento, che prevede l’aggiunta di un comma ad hoc al testo del decreto-legge, l’iniziativa viene giustificata con la volontà di “accelerare la realizzazione degli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e dal Piano nazionale complementare (Pnc) nel settore dei rifiuti e di assicurare celerità agli interventi necessari al completamento della rete impiantistica integrata dei rifiuti nella Regione Siciliana” e al contempo di volere “allineare la normativa relativa ai poteri del commissario straordinario al quadro normativo dei poteri attribuiti al commissario straordinario per affrontare la gestione dei rifiuti a Roma”.
Al centro della disputa c’è il progetto da 800 milioni di euro, che non rientra tra quelli finanziati dal Pnrr, con cui il governo Schifani garantisce di mettere le basi per chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti all’interno dell’isola, liberandosi dalla necessità di ricorrere alle spedizioni all’estero e facendo calare il sipario sulla pluridecennale dipendenza dalle discariche.
Per riuscirci Schifani, già l’anno scorso, ha ottenuto i poteri commissariali dal governo Meloni. Una possibilità che fin qui ha accelerato l’iter di aggiornamento del piano regionale dei rifiuti. Un percorso che sembra essere arrivato alla fine, ma che ancora deve essere del tutto completato: da qualche settimana, infatti, il piano è all’attenzione della commissione Ambiente dell’Ars chiamata a dare un parere ma al contempo intenzionata a condurre un ciclo di audizioni che riguarderà non solo le parti istituzionali – dopo i presidenti delle Srr toccherà anche ai vertici della commissione tecnica-specialistica che ha dato il parere favorevole alla valutazione ambientale strategica (Vas) – ma anche le associazioni ambientaliste che, già da tempo, hanno annunciato la propria contrarietà ai termovalorizzatori.
Per la maggioranza di centrodestra, tuttavia, per far sì che il ruolo di commissario straordinario venga realmente valorizzato è necessario consentire a Schifani di derogare alle prescrizioni previste dal codice degli appalti. Il decreto del 2023, infatti, specificava che la realizzazione dei termovalorizzatori dovesse avvenire “in deroga a ogni disposizione di legge” salvo ovviamente il codice penale, il codice antimafia, il codice dei Beni culturali e appunto il codice degli appalti. Quest’ultimo, invece, potrebbe essere accantonato, con l’obiettivo di snellire le procedure per la selezione delle aziende che materialmente dovranno realizzare i due impianti previsti a Palermo e Catania.
L’altra faccia della medaglia sarebbe però rappresentata dalla rinuncia a un sondaggio del mercato più ampio possibile per l’individuazione degli operatori economici che – sulla scena non solo nazionale ma anche estera – potrebbero offrire le migliori garanzie, in termini di qualità e di costi, per la realizzazione di due impianti che segneranno in ogni caso il futuro dell’isola per qualche decennio. “Curioso che l’assessore regionale all’Energia Roberto Di Mauro abbia chiarito in commissione su nostra sollecitazione, che gli inceneritori verranno costruiti con 800 milioni di soldi pubblici e che chi vincerà la gara si aggiudicherà pure la gestione pluriennale – hanno dichiarato mercoledì in una nota i deputati siciliani del M5s Jose Marano, Cristina Ciminnisi e Antonio Varrica –. A questo punto, visto che a quanto pare i suoi compagni di governo vorrebbero azzoppare anche il codice appalti, ci chiediamo se sarà il commissario Schifani, su base fiduciaria, ad aggiudicare un business di quasi un miliardo di euro senza uno straccio di gara d’appalto pubblica”.
La palla per il momento rimane a Roma, ma la sensazione generale è che possa trattarsi soltanto l’inizio delle schermaglie – e probabili future liti nei tribunali amministrativi – che accompagneranno da qui in avanti tutto ciò che ruota attorno ai termovalorizzatori.
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