Nuovo codice degli appalti, Ars rinvia voto per il ddl di recepimento

Codice appalti, slitta il voto all’Ars: tutte le novità nei lavori pubblici

Codice appalti, slitta il voto all’Ars: tutte le novità nei lavori pubblici

Simone Olivelli  |
mercoledì 20 Settembre 2023

In ballo ci sono piccole e grandi modifiche alle norme che regolano le aggiudicazioni dei lavori pubblici.

Doveva essere il giorno in cui in Sicilia il nuovo codice degli appalti, già efficace nel resto d’Italia da inizio luglio, entrava a far parte delle norme regionali e invece tutto è stato rimandato alla prossima settimana. A deciderlo, ieri pomeriggio, è stata l‘Ars, pochi minuti dopo dell’inizio della seduta a sala d’Ercole. La proposta di rinviare il voto del ddl di recepimento del decreto legislativo varato dal governo nazionale in primavera è arrivata per l’esigenza di approfondire alcuni aspetti del disegno di legge e, in particolare, di alcuni emendamenti aggiuntivi. Un intervento che poggia sulle competenze attribuite alla Regione dallo statuto speciale e dunque, seppur in maniera limitata così come disposto dalla giurisprudenza costituzionale, a legiferare in materia.

In ballo ci sono piccole e grandi modifiche alle norme che regolano le aggiudicazioni dei lavori pubblici, un tema da sempre centrale nella vita del Paese – e della stessa Sicilia – per l’intreccio di interessi generali e particolari che si porta dietro. Dalla realizzazione delle opere di cui l’isola ha di bisogno ai riflessi occupazionali, passando poi per la necessità di evitare che a mettere le mani sulle risorse sia la criminalità organizzata e di arginare il fenomeno della corruzione.

Il rinvio a sala d’Ercole

La seduta di ieri avrebbe dovuto dare il via libera definitivo al testo. Dopo un intervento del deputato Giovanni Burtone (Pd), che ha chiesto alla maggioranza di trovare un modo per portare in aula il presidente della Regione Renato Schifani per riferire sulla recente visita a Lampedusa della premier Giorgia Meloni e della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen – “non possiamo basarci solo sulla pubblicazione di alcuni articoli, la vicenda di Lampedusa richiede senso di responsabilità – a prendere la parola è stata l’esponente della maggioranza Bernadette Grasso: “Stamattina ci siamo riuniti – ha detto in riferimento ai lavori in commissione Territorio e Ambiente – e abbiamo deciso di rinviare i lavori a domani per la necessità di alcuni approfondimenti”. Una richiesta sposata da Alessandro Aricò, l’assessore ai Lavori pubblici: “C’è una disposizione del ministero che prevede che tutti i centri di spesa possono continuare a procedere con la vecchia norma. Nessun bando o procedura negoziata verranno bloccati”, ha rassicurato.

A quel punto al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, non è rimasto che ricordare a tutti che domani “il presidente della Repubblica sarà a Siracusa” e che dunque il ddl sul codice “possiamo riportarlo in aula martedì prossimo”.

Le novità della nuovo codice

Composto da 229 articoli e decine di allegati, il nuovo codice sin dai primi articoli dichiara il nuovo orientamento della disciplina che regola gli appalti: viene introdotto, infatti, il principio del risultato come bussola al servizio dell’azione amministrativa. Risultato che, viene sottolineato, è prodotto dei principi di efficienza, efficacia ed economicità e per il raggiungimento del quale la concorrenza è la strada migliore da percorrere.

Ma a spiccare tra le novità sono alcuni aspetti che concretamente andranno a cambiare le regole del gioco.

Tra le modifiche più importanti, ci sono le soglie sotto le quali le stazioni appaltanti potranno indire le gare d’appalto rinunciando alla classica procedura aperta, che prevedeva la possibilità per tutte le imprese interessate, e in possesso dei requisiti per partecipare, di presentare l’offerta. Il tema delle gare a inviti è da anni al centro dell’attenzione per i rischi connessi alla possibilità di pilotare le aggiudicazioni – in seguito all’accordo tra un numero limitato di ditte – e per le limitazioni alla concorrenza. Tali criticità sono emerse anche in Sicilia, portando in qualche caso anche a inchieste giudiziarie che hanno fatto emergere condizionamenti già nella fase di selezione delle imprese a cui inoltrare gli inviti.

Il nuovo codice, però, prevede la possibilità di affidare i lavori direttamente a una singola impresa per importi fino a 150mila euro, mentre fino a un milione di euro basterà invitare cinque ditte. Il numero degli invitati dovrà salire a dieci fino alla soglia di 5,3 milioni.

Sulla carta, tuttavia, le singole stazioni appaltanti potrebbero optare – senza necessità di motivazione – per la gara a evidenza pubblica quando gli importi sono superiori a un milione.

Le modifiche riguardano anche la fase di progettazione: salta il livello definitivo e rimangono il progetto di fattibilità tecnico-economica e quello esecutivo.

Ciò che invece sarà stravolta è la disciplina che regola i subappalti. Viene introdotta, infatti, una possibilità che nel precedente codice non era concessa: il subappaltatore potrà a sua volta cedere l’onere dell’esecuzione di parte della propria prestazione a terzi. Senza un limite, a eccezione dei casi in cui le stazioni appaltanti, ritengano necessario mettere un freno per la complessità delle opere, per rafforzare i controlli nei cantieri o prevenire del rischio di infiltrazioni mafiose.

Le modifiche proposte dalla Regione

Il nuovo codice prevede punta sulla digitalizzazione delle procedure, con l’intento di velocizzazione degli iter ma anche di favorire la trasparenza. Sul punto – stando al ddl che sarà votato all’Ars – spetterà al Dipartimento regionale tecnico, che fa capo all’assessorato alle Infrastrutture, la realizzazione di una piattaforma informatica – al momento le gare vengono gestite da più siti diversi – che dovrà essere certificata dall’Autorità nazionale anticorruzione.

In Sicilia un aspetto che dovrà essere esaminato è quello riguardante la centralizzazione delle committenze. A livello regionale, a oggi, sono diversi gli uffici che svolgono il ruolo di stazione appaltante, a partire dalle sezioni provinciali dell’Urega. Nel nuovo codice si prevede che a poter trovare spazio nell’elenco dei soggetti aggregatori – gestito da Anac – sia una centrale di committenza per regione. La Sicilia ne ha già una incardinata nell’assessorato all’Economia, ma si occupa soltanto di appalti per beni e servizi, e non di lavori pubblici. Una situazione – quella della ripartizione delle competenze tra Cuc e Urega – che porterà in prima battuta all’iscrizione con riserva dei secondi nel registro di Anac.

Il tutto in attesa dell’istituzione di una Centrale unica di committenza regionale dei contratti pubblici che metta insieme i due rami, passando sotto il controllo dell’assessorato alle Infrastrutture. 

Nel ddl regionale è prevista, poi, l’eliminazione dell’albo degli esperti a cui attingere per la selezione delle commissioni giudicatrici. “La normativa nazionale, nell’ottica della semplificazione, ha previsto che la nomina della commissione sia composta da dipendenti della stazione appaltante o delle amministrazioni beneficiarie dell’intervento”, si legge nella relazione che accompagna il ddl.

Il punto di vista delle organizzazioni di categoria

A essere interessati al nuovo codice degli appalti sono tutti i soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti nell’esecuzione delle opere. Sul fronte delle imprese, l’Associazione nazionale costruttori edili ha nei mesi scorsi proposto dei correttivi al ddl, che però non sembrano essere stati accolti: “Avevamo chiesto di aumentare il numero di invitati da cinque a dieci ditte nel caso di gare di importo superiore a 150mila euro e fino a un milione, così da allargare le maglie – ricorda al Qds il presidente regionale di Ance Santi Cutrone – Per il resto aspettiamo l’approvazione del disegno di legge per valutare se le modifiche introdotte saranno migliorative del testo nazionale”.

Punta invece l’attenzione sui rischi connessi ai subappalti, la Fillea Cgil: “Si tratta di un argomento delicato. La storia ci dice come nei subappalti ci siano le principali insidie per quanto riguarda le infiltrazioni delle cosche – commenta il segretario regionale Giovanni Pistorio – L’avere introdotto il subappalto a cascata non ci lascia sereni e per questo ci impegna ancora di più a vigilare”. Attenzione che, a detta del sindacalista, bisognerà porre anche sulla questione sicurezza: “Nel meccanismo dei subappalti spesso viene compressa la sicurezza dei lavoratori, mentre ci troviamo in un momento storico in cui, con i tanti appalti che verranno aperti, quello della formazione degli operai dovrebbe essere un tema centrale per evitare un ulteriore aumento degli incidenti e delle morti sul posto di lavoro”.

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