ACIREALE – “Il compito dell’Ati non (è) certo quello di predisporre un testo di gradimento del gestore”. A sferrare l’attacco alla Sie, la società pubblico-privata che nel prossimo futuro acquisirà, per 29 anni, la gestione del servizio idrico nell’intera provincia di Catania, è stato lunedì sera il Consiglio comunale di Acireale. L’aula ha approvato all’unanimità una mozione presentata dall’esponente dell’opposizione Francesco Fichera (Pd), che impegna l’amministrazione Barbagallo a proseguire le interlocuzioni con gli altri enti locali per capire se il percorso indicato dall’Assemblea territoriale idrica, l’organo politico che riunisce i 58 sindaci della provincia, non sia viziato da profili di illegittimità.
Si tratta dell’ultimo atto di una querelle che va avanti da quasi vent’anni ma che negli ultimi 24 mesi ha avuto un’importante accelerazione. Al centro dell’attenzione c’è il diritto, riconosciuto a fine 2021 dal Cga, di Servizi idrici etnei – società per il 51 per cento di proprietà pubblica e per il restante 49 di privati ma anche di alcune delle società in house che attualmente si spartiscono il servizio – di prendere in mano la gestione dei pozzi e delle reti idriche. Nel 2005, Sie si era aggiudicata una gara d’appalto il cui verdetto era stato poi annullato. Ne è nata una querelle giudiziaria molto intricata, da cui però la società, che ha in Oreste Virlinzi uno degli amministratori del socio privato, ne è uscita vittoriosa. Sie dovrà diventare il gestore unico del servizio idrico. Ma a quali condizioni?
Nei mesi scorsi, l’Ati ha lavorato a un aggiornamento dello schema di convenzione stipulato dal 2005 e ormai superato da oltre tre lustri in cui il territorio è cambiato in termini di popolazione ma anche di infrastrutture e progetti in campo. All’orizzonte, poi, ci sono i fondi europei. Da parte di buona parte dei Comuni sono state sollevate diverse perplessità che finora non hanno consentito l’approvazione della convenzione. Tra i più critici c’è Acireale, dove in questi anni il servizio è stato gestito dalla Sogip, società in house di recente finita al centro dell’attenzione per la crisi finanziaria in cui versa.
“La convenzione di gestione – si legge nelle premesse della mozione votata dal Consiglio comunale acese – non è frutto di contrattazione con il gestore, ma predisposta dall’ente sulla base della convenzione tipo adottata da Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ndr) che ne definisce i contenuti minimi. Il compito dell’Ati e suo obbligo nascente dal giudicato amministrativo era quello di aggiornare il testo della convenzione del 2005, in modo da renderlo coerente con lo schema tipo di convenzione e con l’attuale normativa sopravvenuta, seppur confrontandosi con la Sie nell’ottica di un rapporto di leale collaborazione e reciproca buona fede”.
Ciò che invece finora sarebbe stato fatto andrebbe in tutt’altra direzione: “L’inserimento di pattuizioni del tutto estranee, se non contrarie alla convenzione del 2005, portano ingiustificati vantaggi solo al socio industriale di Sie in termini di realizzazione diretta di opere e oneri di cofinanziamento, senza alcuna attenzione alla gestione del servizio e all’interesse della utenza servita”.
Nel mirino sono finite diverse decisioni dell’Ati: dal riferimento a un piano d’ambito del 2019, che però è stato annullato dalla giustizia amministrativa, all’avere aggiornato il tetto dei lavori che Sie potrà eseguire nel corso della concessione consentendo alla società di accaparrarsi interventi per oltre un miliardo di euro. “I lavori da eseguire direttamente dal gestore vengono riproporzionati prevedendo un affidamento diretto senza gara per oltre 582 milioni di euro”, denunciano i consiglieri.
L’Ati, è la tesi, non sarebbe neanche tenuta a operare in questo senso: “Tale operazione appare ancora più contraddittoria in quanto nello schema di convenzione proposto si afferma, in maniera assolutamente non veritiera, che il Cga nell’accogliere la domanda di Sie ha statuito il diritto al riproporzionamento dei lavori, mentre nella nota dell’Ati del 28 settembre 2023 si sostiene esattamente il contrario”, si legge nella mozione, dove si fa riferimento a una missiva inviata dall’Ati a Sie.
Tra gli impegni che ora spetteranno al primo cittadino Roberto Barbagallo ci sarà quello di valutare, in caso di mancato accoglimento di un differente schema di convenzione, la possibilità di sollevare il caso davanti ai tribunali. A riprova di uno stato di tensione generale che, per ultimo, si è registrato la settimana scorsa con una seduta dell’Ati sospesa per venuta meno del numero legale.