Economia

Sicilia, il Bonus 110 è per pochi: il confronto con il resto d’Italia

In Sicilia il superbonus 110% non ha trovato campo. Ad aprile 2024 sono state presentate appena 30.841 asseverazioni, secondo i dati messi a disposizione da Enea e Istat. Considerato che in tale, al censimento del 2011, risultavano quasi un milione e mezzo di edifici residenziali, hanno goduto delle opportunità offerte dal governo appena il 2,2% degli edifici siciliani. Una percentuale molto bassa, considerato che la media nazionale arriva al 4,4%, per non parlare del picco del 5,6% registrato in Veneto, dove sono state depositate il doppio delle asseverazioni isolane, su un milione di edifici.

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È proprio il Nord Est a raggiungere i valori migliori, con il 5,4%, seguito dal Centro, al 4,9%. Quindi, Nord Ovest, al 4,5%, mentre il Mezzogiorno scende al 2,9%. Se invece si guarda agli oneri a carico dello Stato, la Sicilia segna un importo medio di 227 mila euro, contro una media nazionale di 247 mila euro.

I valori più alti registrati in Valle d’Aosta

I valori medi comprendono tutti gli immobili ovvero condomini, per i quali l’importo è più elevato, che arriva a 593 mila euro per l’intera penisola; gli edifici unifamiliari, a 117 mila euro, e unità immobiliari funzionalmente indipendenti, a 98 mila euro. In questo caso al primo posto si trova la Valle d’Aosta, dove lo Stato ha speso un importo medio di 400 mila euro. Seguono la Basilicata con 299 mila euro, la Liguria con 298 mila euro e la Lombardia con 295 mila euro. Al contrario, chiudono la graduatoria il Veneto con un costo medio per intervento di 195 mila euro per edificio, la Sardegna con 187 mila e, infine, la Toscana con 183 mila euro.

Prezzi molto più alti con il superbonus

Prezzi molto alti, dovuti, secondo l’ufficio studi della Cgia, l’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, al meccanismo stesso del superbonus: “Grazie all’agevolazione fiscale del 110% – dicono dalla Cgia – è stata pressoché eliminata qualsiasi forma di partecipazione dei beneficiari al costo. Venuto meno il contrasto di interessi tra cliente e costruttore, questa situazione, affiancata anche dagli effetti legati alla ripresa post Covid, ha contribuito ad aumentare a dismisura i prezzi delle materie prime e dei prodotti/servizi correlati, con una ricaduta sui costi di costruzione degli edifici residenziali del tutto ingiustificata”. E se lo scopo del bonus era di migliorare l’efficienza energetica degli edifici, alla bassa incidenza sul totale nazionale si accompagna anche il fatto che le agevolazioni economiche siano state godute in buona parte dalle persone più benestanti.

Hanno goduto del superbonus soprattutto i benestanti Secondo la magistratura contabile, infatti, le detrazioni per il risparmio energetico estrapolate dalle dichiarazioni dei redditi Irpef relative all’anno di imposta 2021 hanno interessato il 5,6% dei contribuenti con meno di 40 mila euro di reddito e il 37% circa di quelli con oltre 150 mila euro. Senza dimenticare come la selva burocratica in cui è nato il superbonus, fortemente legato ad altri bonus edilizi, ha creato tra gli addetti ai lavori e tra i proprietari di abitazioni tanta confusione e altrettanta incertezza applicativa, a causa delle continue modifiche normative, circa 280, e relativi chiarimenti successivi per comprendere al momento l’applicazione della norma. Tutto questo, secondo la Cgia, ha favorito anche la proliferazione di truffe ai danni dello Stato. Secondo l’Agenzia delle Entrate, ad oggi le frodi riconducibili ad un utilizzo illegale dei bonus edilizi sono state pari a 15 miliardi di euro.