E’ una Sicilia in calo demografico e con un mercato del lavoro sempre più frammentato quello descritto nell’ultimo Rendiconto sociale regionale sull’Isola redatto dall’Inps di Palermo.
Si parte dalla popolazione che è in calo di 300 mila unità in dieci anni portando la Sicilia sotto la soglia dei cinque milioni di abitanti (4,8 milioni). Un fenomeno, si sottolinea dovuto all’aumento – soprattutto negli ultimi anni – del numero dei decessi e da una progressiva diminuzione delle nascite; in parte è dovuto ad un crescente andamento dell’emigrazione che per il 2021 si è attestato a 8.173 unità, rappresentati per il 75% da donne e uomini compresi nella fascia d’età 18/64 anni, cioè l’età lavorativa.
Mentre i flussi degli immigrati contano ingressi pari a 6.583 soggetti, sempre con la stessa percentuale del 75% relativa a stessa classe di età.
Il trend del mercato del lavoro, continua il Rendiconto dell’Inps, “mette in evidenza l’eccessiva flessibilità dell’attuale legislazione sul lavoro, la forte precarizzazione e discontinuità del lavoro, il dilagare dei ‘lavoratori poveri’”. Nel 2022 si registra un lieve aumento del tasso di occupazione che si attesta al 36,9% rispetto al 52,2% nazionale, una leggera diminuzione del tasso di disoccupazione pari al 16,6 % rispetto all‘8,1 % nazionale, mantenendosi sempre molto consistente il tasso di inattività al 55,8 % in confronto a quello nazionale del 43,2%. In questo dato dell’inattività, purtroppo, la Sicilia detiene un primato negativo nella percentuale di Neet del 32,4 % pari a 252.548 giovani nel range di età tra i 15 – 29 anni rispetto al complessivo siciliano pari a 779.468 di persone della stessa età.
Riguardo all’andamento occupazionale, nel 2022 si evince un incremento dei contratti sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, registrando però un aumento delle cessazioni dei rapporti di lavoro rispetto a quello delle assunzioni che porta ad una riduzione del saldo netto e ad un incremento dei beneficiari di ammortizzatori sociali dovuto soprattutto ad un aumento delle domande presentate e accolte di NASpI (le indennità mensili di disoccupazione) di 182.197. Tale incremento nella domanda della NASpI si spiega considerando il fatto che nel periodo precedente erano stati bloccati i licenziamenti come misura straordinaria correlata alla pandemia e quindi il ricorso all’ammortizzatore sociale contenuto.
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