PALERMO – Un’Italia a doppia velocità: in tutto e per tutto, non solo dal punto di vista economico. Lo svantaggio della Sicilia, e più in generale di tutto il Mezzogiorno, riguarda anche la partecipazione civica e politica, le attività di volontariato e il finanziamento delle associazioni. Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto “Bes 2019 – Il benessere equo e sostenibile in Italia” dell’Istituto nazionale di statistica, nel 2018 la Sicilia è stata la seconda regione in Italia per partecipazione civica e politica, escluso il volontariato, più contenuta a livello nazionale.
Infatti, nella nostra regione solo il 46,9% dei cittadini dai quattordici anni in su ha svolto questo tipo di attività. Solo in Campania si rileva una partecipazione ancor più bassa (45,5%). Per attività di partecipazione civica e politica si intendono aver parlato di politica almeno una volta a settimana, informarsi sui fatti della politica italiana almeno una volta a settimana, aver partecipato online a consultazioni o votazioni su problemi sociali o politici almeno una volta nei tre mesi precedenti l’intervista, aver letto e postato opinioni su problemi sociali o politici sul web almeno una volta nei tre mesi precedenti l’intervista.
Più di venti punti percentuali ci distanziano dalla Liguria (67,3%) e dall’Emilia Romagna (67,1%), le due regioni italiane con la massima partecipazione civica e politica. Ci collochiamo ben al di sotto della media nazionale (58,8%) ed addirittura anche meridionale (50,3%). Sardegna (60,5%) e Abruzzo (59,6%) sono le due regioni in cui l’incidenza sulla partecipazione civica e politica appare maggiormente elevata per il Mezzogiorno e superiore anche rispetto alla media nazionale.
Gap particolarmente sostenuti si riflettono anche in merito alla partecipazione alle attività di volontariato: infatti, anche in questo caso l’Isola si trova in fondo alla classifica italiana, con un imbattibile ultimo posto (5,3%). Una partecipazione a dir poco irrisoria, specie se confrontata con il Trentino Alto Adige, regione in cui oltre un quinto della popolazione svolge attività gratuita presso associazioni o gruppi di volontariato (esattamente il 22%, con punte pari al 25,1% osservabili a Trento). Livelli di partecipazione sostenuti, seppur distanti rispetto a quelli rilevati in Trentino Alto Adige, sono stati registrati anche in Veneto (14,1%), Lombardia (13,3%), Valle d’Aosta (13,1%) ed Emilia Romagna (13,1%). A livello nazionale, l’incidenza percentuale di persone che svolgono attività di volontariato è esattamente doppia rispetto a quella siciliana (10,5%).
Non va meglio neppure sul versante finanziamento alle associazioni. Infatti, anche in questo caso ci troviamo all’ultimo posto in Italia con appena il 5,5% di persone con più di quattordici anni che negli ultimi dodici mesi hanno finanziato delle associazioni. Anche stavolta, appare notevole la distanza che ci separa dalle regioni settentrionali: ancora una volta al primo posto troviamo il Trentino Alto Adige (29,2%), seguito da Toscana (20,8%), Emilia Romagna (20,3%), Friuli Venezia Giulia (18,7%), Valle d’Aosta (18,6%), Veneto (18,5%) e Lombardia (18,5%).