Lavoro

La Sicilia lontana 35 punti percentuali dalla Provincia Autonoma di Bolzano

ROMA – Dall’inizio della recessione, nel 2008, il tasso di occupazione in Italia si è ridotto di anno in anno, raggiungendo nel 2013 il livello più basso del decennio. Dall’anno successivo ha invece preso il via un costante aumento dell’occupazione che, nel 2018, è tornata al livello del periodo precedente alla crisi.

Restano ancora, tuttavia, quattro punti di distanza per raggiungere il target fissato per il 2020 dall’Unione europea. È quanto emerge dal rapporto Openpolis dal titolo: “L’Italia è ancora lontana dall’obiettivo Ue sul lavoro” realizzato in collaborazione con l’Agi.

Analizzando la situazione a livello regionale, nel 2018, notiamo come la Sicilia sia ultima nella graduatoria stilata dall’istituto di ricerca con il 44,10%, lontana 35 punti dalla Provincia autonoma di Bolzano, che fa registrare una percentuale del 79%, seguita dall’Emilia-Romagna (74,40%) e dalla Provincia autonoma di Trento (73,60).

Come emerge dall’analisi, le regioni del Nord sono tutte sopra la media italiana del 63%, mentre le regioni del Sud presentano i livelli occupazionali più bassi del Paese.

Il divario tra le due “Italie” si nota anche per quel che riguarda l’occupazione femminile che fa registrare percentuali al di sotto del 50% in tutte le regioni del Mezzogiorno con la nostra regione di nuovo fanalino di coda (31,50%) a notevole distanza ancora una volta (42 punti percentuali) dalla Provincia autonoma di Bolzano che primeggia con una quota del 73%, dalla Valle d’Aosta (68,80%) e dall’Emilia-Romagna che raggiunge il 66,90%; tutte le realtà del Nord e del Centro presentano tassi di occupazione al di sopra della media nazionale che corrisponde al 53%.

In tutta Europa le donne sono tra le più danneggiate dalla crisi economica e finanziaria del 2008 e solo in anni recenti il livello di occupazione femminile ha ricominciato a crescere.

Nonostante questo miglioramento è necessario sottolineare che, in tutti i paesi dell’Unione europea, la disparità di genere nella partecipazione al mercato del lavoro continua ad essere elevata. In Italia, a livello regionale, sempre nel 2018 è proprio la Sicilia che purtroppo si trova al primo posto per tasso di neet ovvero giovani che non studiano e non lavorano. La nostra terra fa infatti registrare il 38,60%, seguita dalla Calabria (36,20%) e dalla Campania la cui percentuale si attesta al 35,90% e guarda caso ad essere ultima in questa classifica è invece la Provincia autonoma di Bolzano (11,20), a testimonianza della desolante differenza che vede le regioni del Sud, con una percentuale di giovani che non studiano e non lavorano, tra i 15 e i 29 anni, superare il 26% al di sopra dunque della media italiana.

I dati elaborati da Agi e Openpolis sono quelli dell’Istituto nazionale di statistica. Un aspetto interessante da prendere in considerazione, parlando di occupazione giovanile, è il divario generazionale che intercorre tra lavoratori giovani (20-29 anni) e lavoratori anziani (55-64 anni). Al netto delle discipline nazionali che regolano la durata della vita lavorativa della popolazione emergono diverse tendenze tra i paesi dell’Unione europea.

Tra gli stati con una percentuale di lavoratori anziani superiore a quella dei lavoratori giovani, l’Italia spicca per il maggior divario: il 42,7% dei giovani italiani sono occupati contro il 52,2% dei lavoratori anziani. I giovani che non studiano e non lavorano (i neet appunto) nel 2018 costituivano il 23,4% della popolazione italiana compresa tra i 15 e i 29 anni di età.