La Sicilia lontana 35 punti percentuali dalla Provincia Autonoma di Bolzano - QdS

La Sicilia lontana 35 punti percentuali dalla Provincia Autonoma di Bolzano

Roberto Pelos

La Sicilia lontana 35 punti percentuali dalla Provincia Autonoma di Bolzano

sabato 18 Maggio 2019

Desolante la situazione occupazionale in Sicilia tracciata dall’ultimo rapporto Openpolis. Ultima in Italia con il 44% di occupati e il 38,6% di Neet, giovani ai margini del mercato del lavoro

ROMA – Dall’inizio della recessione, nel 2008, il tasso di occupazione in Italia si è ridotto di anno in anno, raggiungendo nel 2013 il livello più basso del decennio. Dall’anno successivo ha invece preso il via un costante aumento dell’occupazione che, nel 2018, è tornata al livello del periodo precedente alla crisi.

Restano ancora, tuttavia, quattro punti di distanza per raggiungere il target fissato per il 2020 dall’Unione europea. È quanto emerge dal rapporto Openpolis dal titolo: “L’Italia è ancora lontana dall’obiettivo Ue sul lavoro” realizzato in collaborazione con l’Agi.

Analizzando la situazione a livello regionale, nel 2018, notiamo come la Sicilia sia ultima nella graduatoria stilata dall’istituto di ricerca con il 44,10%, lontana 35 punti dalla Provincia autonoma di Bolzano, che fa registrare una percentuale del 79%, seguita dall’Emilia-Romagna (74,40%) e dalla Provincia autonoma di Trento (73,60).

Come emerge dall’analisi, le regioni del Nord sono tutte sopra la media italiana del 63%, mentre le regioni del Sud presentano i livelli occupazionali più bassi del Paese.

Il divario tra le due “Italie” si nota anche per quel che riguarda l’occupazione femminile che fa registrare percentuali al di sotto del 50% in tutte le regioni del Mezzogiorno con la nostra regione di nuovo fanalino di coda (31,50%) a notevole distanza ancora una volta (42 punti percentuali) dalla Provincia autonoma di Bolzano che primeggia con una quota del 73%, dalla Valle d’Aosta (68,80%) e dall’Emilia-Romagna che raggiunge il 66,90%; tutte le realtà del Nord e del Centro presentano tassi di occupazione al di sopra della media nazionale che corrisponde al 53%.

In tutta Europa le donne sono tra le più danneggiate dalla crisi economica e finanziaria del 2008 e solo in anni recenti il livello di occupazione femminile ha ricominciato a crescere.

Nonostante questo miglioramento è necessario sottolineare che, in tutti i paesi dell’Unione europea, la disparità di genere nella partecipazione al mercato del lavoro continua ad essere elevata. In Italia, a livello regionale, sempre nel 2018 è proprio la Sicilia che purtroppo si trova al primo posto per tasso di neet ovvero giovani che non studiano e non lavorano. La nostra terra fa infatti registrare il 38,60%, seguita dalla Calabria (36,20%) e dalla Campania la cui percentuale si attesta al 35,90% e guarda caso ad essere ultima in questa classifica è invece la Provincia autonoma di Bolzano (11,20), a testimonianza della desolante differenza che vede le regioni del Sud, con una percentuale di giovani che non studiano e non lavorano, tra i 15 e i 29 anni, superare il 26% al di sopra dunque della media italiana.

I dati elaborati da Agi e Openpolis sono quelli dell’Istituto nazionale di statistica. Un aspetto interessante da prendere in considerazione, parlando di occupazione giovanile, è il divario generazionale che intercorre tra lavoratori giovani (20-29 anni) e lavoratori anziani (55-64 anni). Al netto delle discipline nazionali che regolano la durata della vita lavorativa della popolazione emergono diverse tendenze tra i paesi dell’Unione europea.

Tra gli stati con una percentuale di lavoratori anziani superiore a quella dei lavoratori giovani, l’Italia spicca per il maggior divario: il 42,7% dei giovani italiani sono occupati contro il 52,2% dei lavoratori anziani. I giovani che non studiano e non lavorano (i neet appunto) nel 2018 costituivano il 23,4% della popolazione italiana compresa tra i 15 e i 29 anni di età.

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