Sono stati 50 i morti sul lavoro in Sicilia nel 2022. Nessun miglioramento rispetto all’anno precedente, anzi, il triste bollettino è aumentato di due unità. I dati provengono dall’Osservatorio Vega Engineering sulla sicurezza sul lavoro, sulla base dei rilevamenti Inail, ed ha messo la Sicilia tra le regioni arancioni, riprendendo l’utilizzo dei colori nel periodo pandemico.
La provincia in cui sono avvenuti più decessi è quella di Catania, ben 14, mentre 10 sono registrati in provincia di Palermo, 6 a Siracusa, 5 in provincia di Trapani e Messina; ancora, 3 decessi si segnalano rispettivamente ad Agrigento, Enna e Caltanissetta, e uno soltanto a Ragusa.
Di queste ore, è la notizia dell’incidente sul lavoro, a Canicattì. Un operaio di 44 anni, è rimasto ferito dopo essere caduto dal tetto di un capannone che si è sfaldato improvvisamente mentre stava effettuando alcuni lavori.
In particolare, in provincia di Catania sono stati 5 i decessi in più rispetto all’anno precedente; anche in provincia di Siracusa è stata segnata una impennata, passando da 3 a 6 in soli dodici mesi. In totale, si tratta di un aumento delle morti di circa il 4%. Valori negativi soltanto in provincia di Ragusa, dove è avvenuto un solo decesso rispetto ai 7 del 2021, e a Palermo, in cui si passa da 11 a 10.
Se invece si guarda all’indice di incidenza sugli occupati, e cioè il valore che individua il numero di infortuni mortali ogni milione di occupati, all’undicesimo posto della classifica nazionale si trova Enna, in piena fascia rossa; sempre nello stesso gruppo, poco più in basso, Siracusa, al 21esimo posto, Catania al 26esimo e Caltanissetta al 31esimo. Appena al di sotto, primo dei comuni in fascia arancione, Trapani, al 36esimo posto. I restanti capoluoghi si trovano in fascia gialla, tranne Ragusa, al 92esimo posto, unica provincia in fascia bianca.
A livello nazionale, il bilancio è drammatico: “Sono 1.090 i lavoratori che da gennaio a dicembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud – ha detto Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Vega Engineering – con una media di oltre 90 vittime al mese. Sono 790 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 300 in itinere, cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente quando era maggiormente diffuso lo smart working”. Sebbene nel periodo gennaio-dicembre 2021 i decessi totali fossero stati 1.221, non si può pensare ad un miglioramento, perché nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid, 10 su 1.090 secondo gli ultimi dati disponibili di fine dicembre 2022. Nel 2021, invece costituivano tragicamente quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1.221). Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti del 17% passando dai 927 di fine dicembre 2021 ai 1.080 del 2022. “Quest’ultimo dato è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-covid, a dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro sostanzialmente non subisce diminuzioni da anni – afferma Rossato – questo a conferma del fatto che, passata l’emergenza Covid, rimane ancora purtroppo quella tragica dell’insicurezza sul lavoro”.
Anche le denunce totali di infortuni sono cresciute del 25,7% rispetto al 2021, arrivando a quota 697.773; con il settore della sanità sempre in testa alla graduatoria degli infortuni in occasione di lavoro (84.327 denunce) seguito dalle attività manifatturiere (75.295) e trasporti (53.932). Importante in questi dati anche la lettura sull’evoluzione delle denunce totali di infortunio per Covid: a fine dicembre 2021 erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154. Praticamente sono più che raddoppiate, dimostrando che il virus è divenuto molto meno mortale, ma è ancora presente nei luoghi di lavoro.