Editoriale

Sicilia ricca, ma vestita di stracci

Si chiude un altro anno, il secondo dell’epidemia che ha bloccato il mondo, l’Italia e la Sicilia. Il bilancio è triste per cause oggettive, ma anche soggettive.

Oggettive perché quando arriva una situazione disastrosa, come è stata l’epidemia, lascia morti e feriti e grandi problemi, che per altro preesistevano. Un’epidemia causa più danni di un terremoto o di un’eruzione vulcanica, perché i disastri ambientali sono comunque circoscritti in un territorio. L’epidemia, al contrario, è estesa in un’area grandissima, che arriva a toccare tutta la superficie terrestre e tutta l’umanità.

Sembra incredibile come la scienza si sia fatta sorprendere dal Covid-19. Ha cercato rimedi annaspando e soprattutto dando comunicazioni altalenanti, insufficienti e, qualche volta, ingannevoli.
Sappiamo bene che le malattie sono curabili entro i limiti della conoscenza umana, ma essa non è molto grande, per cui spesso – come nel caso in oggetto – si trova in ambasce.

Tuttavia, bisogna reagire con forza, pacatezza e determinazione. Ma non tutti hanno questa capacità reattiva e non tutti ce l’hanno con tempestività.

Nel caso della nostra Isola, la malattia ha aggravato una situazione preesistente al 2020, perché già fino al 2019 la situazione socio-economica dell’Isola era grave, anche se non irrecuperabile.
Abbiamo più volte elencato le cause irrisolte perché non affrontate o affrontate male. Eccone un piccolo campionario: infrastrutture ferroviarie, stradali e autostradali dei tempi della diligenza; territorio disastrato e non curato, diventato una discarica a cielo aperto per coprire gli interessi dei feudatari delle discariche; metà dei depuratori non funzionanti; una burocrazia fatiscente, non digitalizzata, disorganizzata, che chiede solo di essere pagata senza rendere servizi a cittadini e imprese.
L’elenco potrebbe continuare, ma ci fermiamo perché ognuno dei cortesi lettori ha già fatto mente locale sulle decine di cose che non funzionano.

Non esitiamo a confermare come la nostra sia un’Isola ricca, ma vestita di stracci perché si comporta come mendicante, chiedendo agli altri ciò che dovrebbe fare direttamente.

Lo status quo è insopportabile. Lo era anche prima del Covid, ma ora va affrontato senza mezzi termini, con grande determinazione, mettendo in atto tutte le capacità possibili e progettando grandi riforme, prime fra le quali quella del riordino delle leggi e, seconda, ma non meno importante, la riorganizzazione della burocrazia, digitalizzandola completamente e abolendo tutte le scartoffie che ancora circolano negli uffici pubblici siciliani.
Non basta. Occorre che la Presidenza della Regione si affidi a consulenti internazionali, nazionali e regionali per redigere e far redigere i progetti che si avvalgono dei finanziamenti Pnrr e Fsc, dei finanziamenti europei ordinari, nonché chiedere mutui per le infrastrutture alla Banca Europa degli Investimenti, alla Cassa Depositi e Prestiti e a ogni altro ente disponibile a finanziarle.

Il Risorgimento della Sicilia non è poi così complicato. Si tratta di fare un’inversione a U rispetto all’abulia generale, al non fare o al fare male, con i tempi di un tassativo cronoprogramma, che dovrebbe essere la Bibbia per tutti coloro che operano nel settore pubblico.

Ripetiamo, lo status quo non è più sopportabile. Bisogna che se ne convincano i responsabili delle istituzioni – esecutivo, cioé il Governo regionale; legislativo, cioé l’Assemblea regionale – riordinando l’insieme delle leggi e semplificandolo con norme chiare, secche, precise, leggibili ed inequivocabili.
Tutto questo si può fare in tempi brevi, sol che i settanta deputati entrino nell’ordine di idee di fare e fare bene e presto.

Il tempo stringe, anzi non ce n’è più. Non si capisce come di fronte a questa ristrettezza tanta gente continui a cincischiare, ad emettere inutili parole, a dare fiato alla bocca e ad usare la testa per consumare shampoo.
C’è una mancanza di serietà generale e la mancanza della voglia di rimettere in moto questa situazione, che è diventata insostenibile e le cui soluzioni ormai sono improcrastinabili.
Ci auguriamo che i vertici regionali comprendano lo stato di emergenza e si mettano di buzzo buono per adottare gli urgenti provvedimenti.