Sicilia ricca, ma vestita di stracci - QdS

Sicilia ricca, ma vestita di stracci

Carlo Alberto Tregua

Sicilia ricca, ma vestita di stracci

giovedì 30 Dicembre 2021

Insopportabile lo status quo

Si chiude un altro anno, il secondo dell’epidemia che ha bloccato il mondo, l’Italia e la Sicilia. Il bilancio è triste per cause oggettive, ma anche soggettive.

Oggettive perché quando arriva una situazione disastrosa, come è stata l’epidemia, lascia morti e feriti e grandi problemi, che per altro preesistevano. Un’epidemia causa più danni di un terremoto o di un’eruzione vulcanica, perché i disastri ambientali sono comunque circoscritti in un territorio. L’epidemia, al contrario, è estesa in un’area grandissima, che arriva a toccare tutta la superficie terrestre e tutta l’umanità.

Sembra incredibile come la scienza si sia fatta sorprendere dal Covid-19. Ha cercato rimedi annaspando e soprattutto dando comunicazioni altalenanti, insufficienti e, qualche volta, ingannevoli.
Sappiamo bene che le malattie sono curabili entro i limiti della conoscenza umana, ma essa non è molto grande, per cui spesso – come nel caso in oggetto – si trova in ambasce.

Tuttavia, bisogna reagire con forza, pacatezza e determinazione. Ma non tutti hanno questa capacità reattiva e non tutti ce l’hanno con tempestività.

Nel caso della nostra Isola, la malattia ha aggravato una situazione preesistente al 2020, perché già fino al 2019 la situazione socio-economica dell’Isola era grave, anche se non irrecuperabile.
Abbiamo più volte elencato le cause irrisolte perché non affrontate o affrontate male. Eccone un piccolo campionario: infrastrutture ferroviarie, stradali e autostradali dei tempi della diligenza; territorio disastrato e non curato, diventato una discarica a cielo aperto per coprire gli interessi dei feudatari delle discariche; metà dei depuratori non funzionanti; una burocrazia fatiscente, non digitalizzata, disorganizzata, che chiede solo di essere pagata senza rendere servizi a cittadini e imprese.
L’elenco potrebbe continuare, ma ci fermiamo perché ognuno dei cortesi lettori ha già fatto mente locale sulle decine di cose che non funzionano.

Non esitiamo a confermare come la nostra sia un’Isola ricca, ma vestita di stracci perché si comporta come mendicante, chiedendo agli altri ciò che dovrebbe fare direttamente.

Lo status quo è insopportabile. Lo era anche prima del Covid, ma ora va affrontato senza mezzi termini, con grande determinazione, mettendo in atto tutte le capacità possibili e progettando grandi riforme, prime fra le quali quella del riordino delle leggi e, seconda, ma non meno importante, la riorganizzazione della burocrazia, digitalizzandola completamente e abolendo tutte le scartoffie che ancora circolano negli uffici pubblici siciliani.
Non basta. Occorre che la Presidenza della Regione si affidi a consulenti internazionali, nazionali e regionali per redigere e far redigere i progetti che si avvalgono dei finanziamenti Pnrr e Fsc, dei finanziamenti europei ordinari, nonché chiedere mutui per le infrastrutture alla Banca Europa degli Investimenti, alla Cassa Depositi e Prestiti e a ogni altro ente disponibile a finanziarle.

Il Risorgimento della Sicilia non è poi così complicato. Si tratta di fare un’inversione a U rispetto all’abulia generale, al non fare o al fare male, con i tempi di un tassativo cronoprogramma, che dovrebbe essere la Bibbia per tutti coloro che operano nel settore pubblico.

Ripetiamo, lo status quo non è più sopportabile. Bisogna che se ne convincano i responsabili delle istituzioni – esecutivo, cioé il Governo regionale; legislativo, cioé l’Assemblea regionale – riordinando l’insieme delle leggi e semplificandolo con norme chiare, secche, precise, leggibili ed inequivocabili.
Tutto questo si può fare in tempi brevi, sol che i settanta deputati entrino nell’ordine di idee di fare e fare bene e presto.

Il tempo stringe, anzi non ce n’è più. Non si capisce come di fronte a questa ristrettezza tanta gente continui a cincischiare, ad emettere inutili parole, a dare fiato alla bocca e ad usare la testa per consumare shampoo.
C’è una mancanza di serietà generale e la mancanza della voglia di rimettere in moto questa situazione, che è diventata insostenibile e le cui soluzioni ormai sono improcrastinabili.
Ci auguriamo che i vertici regionali comprendano lo stato di emergenza e si mettano di buzzo buono per adottare gli urgenti provvedimenti.

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