La Sicilia si sta trasformando sempre più in una terra dal clima tropicale? È la domanda che gli abitanti dell’isola si chiedono di fronte a fenomeni metereologici estremi come l’emergenza incendi della scorsa estate e l’eccezionale ondata di maltempo che ha recentemente messo in ginocchio la Sicilia orientale (e non solo) e adesso la parte occidentale.
I danni provocati dal maltempo nelle ultime settimane non sono ancora stati stimati con esattezza (sono in corso gli accertamenti del Dipartimento Regionale della Protezione Civile), ma quanto accaduto ha risvegliato la coscienza collettiva sui disastri ambientali.
In molti lo hanno compreso: i fenomeni estremi potrebbero diventare abbastanza comuni e sono la temibile conseguenza di un cambiamento climatico devastante, che sta colpendo la Sicilia come il resto del mondo. L’isola più grande del Mediterraneo ha già pagato un prezzo esorbitante in termini di danni ambientali dovuti a fenomeni naturali, tanto con gli incendi dell’estate appena trascorsa quanto con il “Medicane” di fine ottobre. Anche se si spera di osservare al più presto un miglioramento, questa triste realtà sembra essere destinata a entrar a far parte della nostra quotidianità e a trasformare le nostre vite – forse irreversibilmente.
La Sicilia, nota per il suo gradevole clima mediterraneo, si avvicina sempre più allo status di terra simil-tropicale, con tutti gli svantaggi che ne derivano in termini di mantenimento degli ecosistemi e di qualità di vita.
Il 2020 è stato un anno “nero” per l’ambiente siciliano e, anche se i dati sono ancora parziali, il 2021 non sembra migliore. In un’intervista rilasciata a QdS.it, il direttore di Arpa Sicilia, Vincenzo Infantino, ha commentato: “Gli indicatori del clima in Italia nel 2020, nonché le evidenze degli eventi di questi giorni nella Sicilia orientale, indicano che la nostra regione sarà sempre più soggetta a eventi meteorologici estremi”.
La conferma arriva anche dai dati raccolti e analizzati nel Rapporto dell’ISPRA SNPA relativo allo scorso anno (https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/stato-dellambiente/rapporto_clima_2020-1.pdf), che evidenzia una situazione drammatica per l’isola. In particolare:
Cosa potrebbe comportare il cambiamento climatico per la Sicilia? Cosa rischiano le meraviglie dell’isola? “I cambiamenti climatici modificano i sistemi naturali, sono una delle cause della perdita di biodiversità ed esasperano altre pressioni derivanti dall’inquinamento. Inoltre, il degrado degli ecosistemi compromette la capacità di questi ultimi di assolvere alla funzione di regolazione del clima attraverso l’assorbimento della CO2”.
“Il mondo scientifico è da tempo concorde sulla gravità dell’emergenza climatica che stiamo vivendo e tantissimi sono gli studi che stimano le conseguenze ed esaminano gli scenari a cui saremo soggetti se non si effettuano delle scelte serie di decarbonizzazione, se non si riduce il consumo di suolo e di acqua e infine, ma non in ultimo, se non si eliminano le immissioni di sostanze inquinanti nei comparti ambientali (aria, acqua, suolo)”, aggiunge Infantino.
È ancora possibile un’inversione di rotta? Un maggiore rispetto dell’ambiente e l’attenzione agli strumenti e alle politiche per la sostenibilità sono due strumenti potenti per salvare la Terra, in mano agli adulti come ai giovani. Proprio questi ultimi sono diventati il volto della lotta per un futuro ambientale migliore, con scioperi e manifestazioni in ogni angolo del mondo (quelle guidate dalla giovanissima Greta Thunberg sono un esempio ben noto a tutti).
Come si può e si dovrebbe agire? Quali possibilità ci sono che si possa migliorare la situazione prima che sia troppo tardi? Non è possibile dare una risposta certa, ma il direttore di Arpa Sicilia sulla questione si esprime così: “È necessaria una volontà politica di tutti i Paesi della Terra per ridurre le emissioni di CO2. Se nel corso della COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, si riuscirà a raggiungere un accordo su come affrontare i cambiamenti climatici, aggiornando i piani nazionali indicanti la misura della riduzione delle proprie emissioni per contenere l’aumento della temperatura a 1,5, avremo ancora una speranza di ‘invertire la rotta’”.
Anche i comuni cittadini possono partecipare attivamente alla lotta per salvare il pianeta e le creature che lo abitano: “I cittadini possono dare il loro contributo con scelte quotidiane sostenibili, quali l’isolamento termico delle case, l’uso di energie rinnovabili, la spesa a km zero, l’uso della bicicletta per i trasferimenti urbani e di veicoli elettrici per quelli extraurbani, l’implementazione del telelavoro, una maggiore attenzione agli sprechi alimentari e non, l’eliminazione degli utensili in plastica usa e getta. Bisogna imparare a vivere a basse emissioni, insomma”, spiega Vincenzo Infantino.
Il cambiamento climatico è stato protagonista sia del G20 di Roma sia di COP26 a Glasgow, che questa settimana entra nella sua fase conclusiva. Se l’esito di questi incontri internazionali sarà positivo si scoprirà solo in futuro, ma la speranza degli attivisti e delle persone che hanno a cuore l’ambiente è tanta.
“Le emergenze internazionali sono numerose. L’obiettivo della COP26 è accelerare le attività volte ad affrontare la crisi climatica rafforzando la collaborazione tra i governi, le imprese e la società civile, mobilitando finanziamenti e aiutando i Paesi colpiti dai cambiamenti climatici a proteggere e ripristinare gli ecosistemi e a costruire sistemi di allerta, infrastrutture e agricolture più resilienti. C’è tanto lavoro da fare”, spiega Vincenzo Infantino di Arpa Sicilia.
A eventi come COP26 parlano i leader dei grandi Paesi, ma l’attenzione è rivolta anche a quelle piccole realtà che mostrano concretamente gli effetti della trasformazione ambientale che la Terra sta subendo. Tra queste piccole realtà c’è quella siciliana ed è importante parlarne per trovare la soluzione di un incubo apparentemente senza fine.
Marianna Strano