È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana il decreto dell’Assessorato regionale della Salute, dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (DASOE) attraverso il quale sono state fissate le date per l’inizio e la fine della stagione balneare (1 maggio – 31 ottobre) e i divieti di balneazione presenti sulle coste siciliane.
Come abbiamo raccontato nelle scorse settimane proprio sulle pagine del Quotidiano di Sicilia, l’Isola è caratterizzata da una notevole estensione costiera (1.637 km) e da sola rappresenta il 22% dell’estensione costiera dello Stato italiano con 1.152 km di coste dell’isola maggiore a cui vanno aggiunti i 500 km circa delle isole minori. Ma quanti di questi chilometri sono davvero balneabili e quante accessibili?
Appena due settimane fa abbiamo trattato il “caso Messina”, la città del mare eccellente ma dove un terzo della costa (18 su 54km) è negato in termini di balneazione. A pesare, oltre all’inquinamento, fattori come le foci dei torrenti, l’area portuale (quasi 9 km) e quella industriale. Dati che, rispetto alle analisi del DASOE, sono dunque rimasti invariati dallo scorso anno. Nessuna buona notizia su Maregrosso – dove sono in corso consistenti opere di bonifica per restituire l’area alla città – come invece si è lasciato filtrare nel corso delle ultime settimane dalle stanze di palazzo Zanca.
In questo pezzo di analisi, dati alla mano, cercheremo di comprendere, provincia per provincia, dove insistono in tutta l’Isola i tratti di costa non balneabile per inquinamento. Il capoluogo messo peggio in tal senso è senza dubbio Palermo. Tra città e provincia, sono oltre 15,5 i chilometri di mare negato per inquinamento. A pesare per la provincia palermitana la situazione riguardante Il tratto di mare che va dalla fine del Porto Sant’Erasmo all’inizio del Porto Bandita (3700m) e dalla fine del Porto Bandita al Lido Olimpo (2500m). In provincia, inquinamento e mare parzialmente non balneabile anche nei Comuni di Trabia (1600m) e Casteldaccia (1800m).
Subito dopo Palermo, come detto, proprio Messina. La vasta estensione sul mare della provincia peloritana e la purezza dei suoi mari, non compromettono la qualità delle acque della provincia più a nord dell’Isola. Qui nel 2023 sono state riconfermate anche sei bandiere blu: a beneficiarne i comuni di Alì Terme, Roccalumera, Furci Siculo, Santa Teresa di Riva, Lipari e Tusa. Il dato della provincia peloritana è quello più elevato di tutta la Sicilia. A seguire la provincia di Ragusa con Modica, Ispica, Pozzallo, Ragusa; poi il Comune di Menfi, in provincia di Agrigento.
A risentire dell’inquinamento dei propri mari è poi la provincia di Siracusa. Qui sono 4,2 i chilometri di costa interdetta per inquinamento. A pesare è l’area industriale non distante dal petrolchimico di Priolo Gargallo (2100m), che di fatto rappresenta la metà del totale non balneabile per inquinamento. Poi ancora Catania, dove tra città e provincia risultano interdetti 3,7 chilometri. Situazione chi si avvicina a quella di Agrigento (3,5).
A seguire Caltanissetta e la sua provincia: qui sono circa 1,5 i chilometri di costa interdetta per inquinamento. A pesare, ovviamente, le criticità di balneazione presenti nel mare di Gela, anche questo comune nel quale sorge un polo petrolchimico. Pressoché intatte, invece, le acque cristalline e splendide del mare di Trapani e della sua provincia: qui non balneabili per inquinamento risultano essere soltanto 900 metri di costa nei Comuni di Alcamo e Valderice.
Negli allegati diffusi dalla Regione Siciliana e reperibili anche sul Portale Acque del Ministero dell’Ambiente, sono presenti i singoli riferimenti, comune per comune, che è possibile consultare qui di seguito.