“Nulla osta di variante non sostanziale dell’autorizzazione mediante integrazione di operazione di recupero”. È questa la richiesta con cui la Sicula Trasporti, la società che gestisce l’impianto di trattamento meccanico-biologico di Lentini, si ripresenta al tavolo della Regione Siciliana.
L’impresa, che da tre anni è sotto il regime di amministrazione giudiziaria dopo il sequestro disposto dal tribunale di Catania in occasione del blitz Mazzetta Sicula, ha presentato a fine settembre un’istanza per ottenere il via libera a un ampliamento delle modalità di gestione dei rifiuti che ogni giorno arrivano nel sito. Un progetto che, stando a quanto dichiarato dalla stessa azienda “non comporta impatti ambientali significativi e negativi”.
Il cuore della richiesta di Sicula Trasporti riguarda la possibilità di essere autorizzata a gestire i rifiuti con l’operazione conosciuta come R12. Si tratta, come previsto dal decreto legislativo 205/2010 con cui l’Italia ha recepito la direttiva 2008/98 della Comunità europea, di “scambio di rifiuti per sottoporli” a una delle operazioni di recupero previste dalla normativa che, dal punto di vista gerarchico, vede lo smaltimento in discarica come extrema ratio.
Operare in R12 – si legge in uno dei documenti presentati da Sicula Trasporti alla Regione – prevede “il pretrattamento come, tra l’altro, la cernita, la frammentazione, la compattazione, la pellettizzazione, l’essiccazione, la triturazione, il condizionamento, il ricondizionamento, la separazione, il raggruppamento”.
L’obiettivo dichiarato dalla società è quello di procedere sulla linea tracciata a fine del 2022 nel corso di alcuni confronti con la Regione, quando in ballo c’era la necessità di individuare i siti terzi per lo smaltimento dei rifiuti in uscita dal Tmb, dopo che la discarica di proprietà di Sicula era stata chiusa per avvenuta saturazione. “La richiesta scaturisce dalle considerazioni emerse in sede di tavolo tecnico tenutosi in data 28 novembre 2022 – si legge in una relazione – al fine di affrontare alcuni approfondimenti tecnici e amministrativi inerenti la coerenza tra i processi produttivi attualmente autorizzati e le pratiche attuate dalla società per la gestione dei relativi rifiuti prodotti a seguito di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti in ingresso”.
All’epoca a Sicula fu chiesto di attestare la conformità delle procedure adottate nonché il possesso dei requisiti chimico-fisici dei rifiuti affinché venissero ritenuti idonei dagli impianti che, nelle altre Regioni d’Italia e altrove, avrebbero ricevuto la spazzatura prodotta dai siciliani. “Relativamente alle proprietà intrinseche del rifiuto è stato precisato – sottolinea Sicula – che nell’ambito delle procedure di omologa eseguite su richiesta degli impianti di destinazione individuati, sia in Italia che all’estero, è stato possibile verificarne l’idoneità chimico-fisica”.
L’istanza presentata da Sicula Trasporti alla Regione Siciliana parte dall’assunto per cui, in questo primo anno di trasferimenti fuori dall’isola, i rifiuti hanno trovato perlopiù posto in impianti di termovalorizzazione e solo una minima parte in discarica. Una scelta che geograficamente è ricaduta in prima battuta su siti presenti sul territorio nazionale e poi “a causa degli elevati costi di questi” su impianti oltre confine. L’anno scorso la Regione ha autorizzato spedizioni transfrontaliere in Danimarca e Olanda.
Uno scenario destinato ad andare avanti fin quando la politica regionale non deciderà quale strada prendere per tornare ad avere il completo controllo del ciclo di gestione dei rifiuti prodotti in Sicilia. Dal governo Schifani, in questo primo anno di legislatura, più di una volta è stata ribadita la volontà di dare seguito al percorso avviato, seppure soltanto in fase esplorativo, dalla giunta Musumeci puntando sulla realizzazione di due termovalorizzatori nell’isola. La strada, però, sembra lunga e nell’attesa Sicula Trasporti, messa alle spalle la speranza di un ulteriore ampliamento della propria discarica, punta a perfezionare l’iter di gestione che precede le spedizioni dei rifiuti.
“Dovrebbe ritenersi preferibile che un impianto autorizzato a ricevere rifiuti destinati a smaltimento, dopo aver effettuato le operazioni per cui è autorizzato e dopo aver verificato le caratteristiche chimico-fisiche e merceologiche del nuovo rifiuto prodotto – si legge nei documenti presentati alla Regione – provveda ad avviare a recupero i rifiuti inizialmente destinati a smaltimento”.