MESSINA – Una sede periferica anche nella Città dello Stretto per l’Autorità di bacino del Distretto idrografico della Sicilia, dopo quelle di Palermo, che è anche sede centrale, Catania e Agrigento. Messina è l’unica provincia, con i suoi 650 torrenti importanti da attenzionare, a non accorpare per competenza altre aree.
La struttura territoriale inaugurata ieri da Leonardo Santoro, segretario generale dell’Autorità di bacino (e ormai ex commissario straordinario del Comune, ndr) si occuperà dell’istruttoria relativa ai pareri geomorfologici, idrogeologici e sulle derivazioni idriche, delle Autorizzazioni idrauliche, e svolgerà funzioni di programmazione degli interventi, controllo, vigilanza e tutela del Demanio idrico fluviale.
Santoro sottolinea l’attenzione che si vuole dare al Demanio idrico fluviale: “In questo senso il bacino si avvale del Corpo di Polizia metropolitana, del Corpo forestale e della Polizia idraulica, che in passato dipendeva da organi dello Stato e ora è regionale. I corsi d’acqua negli ultimi anni sono diventati un ‘non luogo’, un posto dove tutti riversavano qualsiasi cosa, rifiuti, sfabbricidi, un luogo che non essendo apparentemente interessante dal punto di vista ambientale diventava strumento di aggressione urbana; in particolare nella provincia di Messina si è arrivati a costruire a ridosso dei muri d’argine, in modo anomalo rispetto al resto della Sicilia”.
“Le immagini di Giampilieri – aggiunge – sono emblematiche con edifici costruiti a ridosso degli argini e regolarmente autorizzati senza rispettare la distanza dei dieci metri che hanno fatto sì che l’enorme piena e il materiale alluvionale si riversasse fino ai primi piani”.
“Si deve ragionare – sottolinea ancora Santoro – in termini di criticità territoriale. In questo senso quindi l’Autorità di bacino vigilerà anche con il proprio Corpo di Polizia idraulica, che sarà attivato entro brevissimo tempo con dotazione di uomini e mezzi sanzionando inadempienze e irregolarità. Mi riferisco in particolare alla presenza di rifiuti in alveo, che è ormai assodato giuridicamente che sono di esclusiva competenza dei Comuni”.
Si spera poi che sul tema possa essere fatta definitivamente chiarezza, perché fino ad alcune settimane fa Pippo Lombardo, presidente di MessinaServizi era stato categorico: “Puliamo sugli argini ma nell’alveo non entriamo perché la competenza è della Regione”.
Ci sono poi tutte quelle viabilità improprie che insistono in alveo, oppure quegli impianti di illuminazione o fognari che sono stati realizzati nei letti dei torrenti e saranno al centro dell’attenzione del nuovo ufficio periferico. “È una battaglia – spiega Santoro – che per me ricomincia, portata avanti negli anni passati da ingegnere capo del Genio civile, ufficio oggi diretto da Nicola Alleruzzo. L’Autorità opererà in difesa del patrimonio idrico in modo che l’acqua diventi sempre di più bene prezioso da tutelare e per quanto riguarda i corpi idrici beni da valorizzare dal punto di vista ambientale”.
È stato fatto un atto d’interpello per dotare l’ufficio di 15 unità di personale: otto dovrebbero assumere funzioni di Polizia idraulica, in coordinamento con il Genio civile e le Forze dell’ordine che già operano per vigilare su abusi e irregolarità messe.
Un importante ruolo dell’Autorità di bacino è poi quello di valutare l’efficacia e l’efficienza dell’utilizzo della risorsa idrica e istruire e approvare i Piani di gestione. “Questi invasi – afferma Santoro – nel tempo si riempiono di materiali sedimentali per cui è necessario attuare anche un piano per lo sfangamento con la rimozione del materiale per aumentare la portata idrica e garantire riserve che sono sempre più insufficienti. L’interlocutore primario dell’Autorità, per valutare la bontà di questi piani, è l’Arpa con cui l’Ente ha anche una convenzione per accertare la qualità delle acque attraverso un progetto che sta partendo in tutta la Sicilia finanziato con Fsc. C’è inoltre un recente progetto e una convenzione con l’Enea che prevede l’installazione di nuove stazioni pluviometriche sui Peloritani, insieme ad altre strumentazioni finalizzate a comprendere la genesi delle colate di fango”.
“Si può così valutare – conclude – in quali condizioni di saturazione dei terreni si innescano fenomeni come quelli che hanno causato le tragedie di Giampiliari o Saponara e agire preventivamente”.