Lavoro

Sicilia, che fine ha fatto la sicurezza sul lavoro? I sindacati: “Silenzio dalla Regione”

Sono sempre più preoccupanti i dati pubblicati da Inail in merito alla sicurezza sul lavoro in Sicilia. Un trend, quello degli infortuni e delle morti bianche, in forte crescita e che riguarda tutto il Paese. Dalla grandezza delle aziende nelle quali avvengono morti e infortuni sul lavoro nell’Isola, ai settori maggiormente investiti da queste tragedie raccontate ormai nelle cronache quotidiane. Tutto ancora in deroga rispetto a interventi immediati e concreti da parte delle istituzioni per garantire un ambiente lavorativo sicuro e sostenibile. Con le mobilitazioni sindacali dietro l’angolo. Partiamo dalle statistiche.

Un trend nazionale preoccupante

Nel primo bimestre del 2024, il numero di infortuni sul lavoro registrati a livello nazionale è aumentato del 6,7%, passando da 74.916 casi del 2023 a 79.917. Gli incidenti in itinere, ossia quelli avvenuti durante il tragitto tra casa e lavoro, hanno subito un incremento ancora maggiore, pari al 10,6%, evidenziando una crescita delle situazioni di rischio anche al di fuori del contesto strettamente lavorativo. Questo è un dato che può essere spiegato non solo con il maggior numero di mezzi in circolazione sulle strade, ma anche con i ritmi sempre più stressanti ai quali sono sottoposti i lavoratori, tanto i dipendenti quanto gli autonomi.

Non è una coincidenza se la fascia d’età più colpita sia quella tra i 40 e i 59 anni, con una percentuale del 52,8% degli infortuni. Tra le lavoratrici, questa fascia arriva al 57,5%, mentre per i colleghi maschi scende al 49,7%. Questo dato sottolinea come la sicurezza sul lavoro sia anche una questione di genere: in ambito edilizio per gli uomini, in ambito assistenziale per le donne.

La situazione in Sicilia

In Sicilia la situazione non è meno critica rispetto ai dati della Lombardia, prima regione italiana per infortuni sul lavoro. A pesare, in questo caso, è il mondo del lavoro sommerso: maggiori rischi per i lavoratori e minori tutele. Quasi un quarto del totale delle denunce di infortunio sul lavoro al Sud arriva dalla Sicilia (23,3%). Dato particolarmente preoccupante se si prende in considerazione la minore densità industriale dell’Isola rispetto ad altre regioni come Lombardia o Veneto.

I primi mesi del 2024 fanno già registrare un aumento di morti sul lavoro rispetto all’anno precedente. A fine febbraio, si sono registrate in tutto il Paese 119 vittime, 19 in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo rappresenta un incremento allarmante del 24,7% delle morti avvenute sul posto di lavoro. Il rischio di infortunio mortale in Sicilia è di 6,4 morti per milione di occupati, uguale a quello medio nazionale – anche qui tenendo in considerazione la minore presenza di industrie -, con l’Isola che rimane però in zona arancione per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro e che da inizio anno ha fatto registrate un +4,8% di denunce in più rispetto al 2023.

Dieci le morti bianche tra gennaio e marzo 2024. Le denunce di infortunio, invece, sono state 6.335 (58 in più del trimestre precedente). Cinque province su nove segnano incrementi degli infortuni. Catania si conferma la provincia nella quale la sicurezza sul posto di lavoro è messa peggio: 1759 i casi segnalati da inizio anno. Stesso trend di Palermo (da 1355 a 1428 casi). Seguono Caltanissetta (311 a 341), Ragusa (da 550 a 568) e Agrigento (421 a 429).   

Infortuni in Sicilia, i settori più a rischio

La distribuzione degli infortuni sul lavoro in Sicilia evidenzia una prevalenza nei settori dell’industria e dei servizi, con una particolare concentrazione nei settori delle costruzioni, dei trasporti e del commercio, dati questi ultimi che rispecchiano perfettamente il trend nazionale. Questi tre settori coprono i due terzi dei casi di infortuni denunciati.

Le statistiche mostrano che i decessi sul lavoro colpiscono maggiormente le aziende di piccole dimensioni (44% dei casi) e le classi di età più avanzate (due terzi dei decessi riguardano lavoratori tra i 45 e i 64 anni). Inoltre, l’80% delle morti sul lavoro riguarda dipendenti, sottolineando la necessità di politiche aziendali più rigide e controlli più frequenti. Solo il 16% dei casi riguarda liberi professionisti, al netto di denunce che, come spesso accade per il mondo dei lavoratori in nero, si verificano più di rado.

“Abbiamo denunciato lo stato critico e allarmante nelle quali versa il mondo del lavoro tanto in Sicilia e quanto in Italia, ma stiamo ancora aspettando di essere convocati dal presidente Schifani. Fin qui c’è stato silenzio da parte delle istituzioni”. A parlare ai microfoni del QdS è il Segretario regionale della CISL, Sebastiano Cappuccio.

“In Sicilia abbiamo avuto la tragedia Casteldaccia, qualcosa di inaccettabile. In seguito all’ennesima tragedia abbiamo chiesto di prevedere un tavolo tecnico con le istituzioni. Lo scorso 13 maggio abbiamo incontrato l’assessore regionale al Lavoro, ma poi non abbiamo sentito più nessuno”, spiega ancora il numero uno del sindacato nell’Isola.

Infortuni sul lavoro, ecco cosa serve

Aumento del numero degli ispettori del lavoro, rilancio della formazione, patente a punti per la sicurezza: sono tante le richieste dei sindacati, che fanno fronte comune per riuscire a ottenere risposte concrete da parte della Regione e del Governo. “Oltre queste misure – conferma Cappuccio – vogliamo che si crei un tavolo tecnico continuo per consentire anche l’incrocio di dati tra INPS e INAIL, per esempio, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per la prevenzione degli incidenti. Se non dovessimo ricevere risposte, siamo pronti a tornare tutti in piazza. E, se sarà necessario, alzeremo ancor di più la voce”.

In questo contesto di basso interesse da parte delle istituzioni centrali, le aziende possono tentare di muoversi in autonomia. Il bando ISI 2023 rappresenta per questa ragione una risorsa cruciale per le imprese siciliane. Dal 2010 al 2022, quasi 3.000 realtà del territorio hanno beneficiato degli incentivi offerti da questo progetto (210 milioni di euro fin qui), mirato a finanziare interventi per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. La scadenza imminente del bando (30 maggio) offre un’opportunità che le aziende possono sfruttare per investire in strumenti e formazione. Per tentare di informare e prevenire. Per smettere di morire per espletare un diritto sancito dall’Articolo 1 della Costituzione.