Completata la prima fase di analisi della condizione effettiva degli edifici strategici ubicati nelle aree a rischio sismico, tocca ai Comuni della Sicilia lavorare per porre in atto gli interventi necessari. Si arriva, così, alla seconda fase degli studi di “microzonazione sismica di livello 1 e dell’analisi della condizione limite per l’emergenza” dei Comuni compresi nel lotto D del progetto 1 del Piano Regionale di Microzonazione sismica, sui quali ha espresso parere favorevole la commissione tecnica nazionale, istituita presso il dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri.
I Comuni coinvolti sono Maniace, in provincia di Catania; Cerami, Nicosia, Sperlinga, in provincia di Enna; e Gangi, Geraci Siculo, San Mauro Castelverde, in provincia di Palermo. In ultimo, la provincia di Messina, con i Comuni di Acquedolci, Alcara li Fusi, Capizzi, Capri Leone, Castel di Lucio, Castell’Umberto, Cesarò, Frazzanò, Galati Mamertino, Gioiosa Marea, Longi, Militello Rosmarino, Mirto, Mistretta, Motta d’Affermo, Naso, Pettineo, Reitano, San Fratello, San Marco d’Alunzio, San Salvatore di Fitalia, San Teodoro, Santo Stefano di Camastra, Torrenova, Tortorici, Tusa.
I Comuni, partendo dai risultati degli studi effettuati nei diversi territori, andranno ad aggiornare i propri strumenti urbanistici, nel rispetto delle disposizioni contenute nel decreto assessoriale n. 120/Gab del 14 luglio 2021, dell’assessorato regionale del Territorio e ambiente, col quale è stato approvato il documento denominato “Studi geologici per la redazione di strumenti urbanistici”.
Il decreto, infatti, dispone che “delle risultanze di tali studi dovranno altresì tener conto sia gli strumenti territoriali ed urbanistici in fase di redazione, sia quelli che saranno redatti successivamente al loro completamento, validazione ed approvazione da parte degli organi competenti”. Il dipartimento regionale della Protezione civile, secondo il decreto, si occuperà di informare i Comuni interessati circa lo stato di attuazione degli studi di microzonazione sismica redatti nell’ambito del piano nazionale per gli interventi di prevenzione del rischio sismico, trasmettendo al dipartimento dell’Urbanistica le relative risultanze tecniche.
Gli studi di microzonazione sismica rappresentano uno strumento importante per la prevenzione del rischio sismico. Queste indagini, infatti, hanno l’obiettivo di razionalizzare la conoscenza di quello che accade in caso di terremoto, restituendo informazioni utili per il governo del territorio, la progettazione, la pianificazione, la gestione dell’emergenza e la ricostruzione post sisma. A seguito delle indagini, è possibile definire le aree soggette ad amplificazioni dello scuotimento sismico o deformazioni permanenti del suolo in caso di terremoto.
Quindi, si potrà lavorare in via preventiva, con interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico per intervenire su edifici d’interesse strategico per finalità di protezione civile. Gli stessi interventi andranno pensati in riferimento agli edifici privati e sulle infrastrutture di interesse strategico in caso di emergenza. Gli studi di micro zonazione sismica sono sintetizzati in una carta del territorio nella quale sono indicate le zone stabili, nelle quali il moto sismico non viene modificato rispetto a quello atteso in condizioni ideali; le zone stabili con amplificazioni, nelle quali il moto sismico varia a causa delle caratteristiche geologiche e morfologiche del territorio e le zone instabili, in cui si possono attivare fenomeni di deformazione permanente del territorio come le frane, la liquefazione del terreno, la fagliazione che rompe il piano campagna e i cedimenti differenziali del terreno che creano gradini morfologici.
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