Vista la grande diffusione di smartphone e tablet, il rischio di andare incontro a un uso smodato dei dispostivi elettronici è alto. Ma è corretto parlare di vera e propria dipendenza da smartphone? Anche se questo disturbo non rientra in nessuna sezione del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, il Dsm-5, chi fa un uso eccessivo dello smartphone presenta caratteristiche condivise con chi soffre di altre dipendenze, come alcol e droghe, come la perdita di controllo e l’astinenza.
La “dipendenza” da smartphone è caratterizzata principalmente da un uso compulsivo del mezzo. Si tratta di uno strumento ubiquitario, ossia utilizzato da tutta la popolazione indipendentemente dall’età. Oramai si è diffuso un termine specifico per quella che potrebbe diventare una patologia nel terzo millennio: “nomofobia”, ossia la paura di restare senza il proprio telefono non tanto per l’oggetto in sé, ma per i suoi contenuti, dei quali si usufruisce tramite internet e, in questo caso, si tratta di una dipendenza presente nel manuale Dsm-5 sopra citato.
Da un lato ci sono i cosiddetti nativi digitali, quella fascia della popolazione più giovane per i quali lo smartphone è diventato un prolungamento delle loro attitudini e capacità e, dall’altro, chi ha visto proprio nei contenuti resi disponibili dallo smartphone una sorta di riscatto rispetto al loro anonimato sociale. Si tratta di quanti, alimentati da eccessivo egocentrismo, hanno trasformato la loro presenza sui social network in una sorta di “film della propria vita”, mettendo in evidenza sia il loro quotidiano sia quello, inaspettato anche per loro, di opinion leader vivendo un luogo virtuale in cui, nascosti dietro lo schermo dello smartphone o la tastiera di un computer, possono esprimere la loro presunta competenza su pressoché qualsivoglia argomento. A questi si aggiungono equanti sono affetti da narcisismo che utilizzano questo strumento per “mettersi in mostra”, nel senso più tradizionale del termine, attraverso la registrazione di clip video che poi condividono sui propri profili ma anche tramite le “dirette” per far vedere in tempo reale quanto stanno facendo in quell’istante con particolare attrazione per le loro attività spericolate, compresa di guida di autoveicoli ma non solo.
“Il 10% degli italiani mentre è al volante gira un video con il cellulare”, e tra questi “il 3,1% ha ammesso di averlo fatto in prima persona alla guida del proprio veicolo”, mentre “il 6,9% ha dichiarato di essere stato a bordo di un mezzo mentre il conducente filmava”. È questo il dato allarmante che emerge dalla terza edizione della ricerca sugli stili di guida degli automobilisti, commissionata da Anas e condotta da Csa Research, Centro statistica aziendale – con interviste su un campione di 4.000 persone e con oltre 5.000 osservazioni dirette su strada. Del 3,1% che ha affermato di aver utilizzato il cellulare mentre guidava per fare riprese video, fanno parte in egual misura sia uomini sia donne in una fascia d’età compresa tra i 24 e i 44 anni, con punte più elevate tra i 25 e i 34 anni. Lo stesso vale per il 6,9% di utenti che ha sostenuto di essere stato a bordo mentre il guidatore filmava: la percentuale più elevata riguarda le donne tra i 25 e i 34 anni.
Nel 2023 sono stati 44.778 i sinistri rilevati dalla Polizia stradale contro i 45.387 del 2022. Quelli mortali sono stati 449, nel 2022 erano 521, e anche il numero delle vittime, 495, è diminuito rispetto all’anno precedente con una riduzione del 17,1%. Inversione di tendenza anche per gli incidenti con feriti che nel periodo in esame sono stati 15.760 contro i 16.402 dello stesso periodo del 2022, con un -3,9%, con 24.701 feriti, il 2,7% in meno rispetto al 2022, anno in cui si sono registrati 25.374 feriti. La Polizia stradale ha rafforzato il controllo di strade e autostrade impiegando 425.261 pattuglie, il 2% in più rispetto al 2022, che hanno controllato 1.934.385 persone, nell’anno precedente erano state 1.782.491 e contestato 1.791.320 infrazioni, il 26% in più rispetto al 2022. Le violazioni accertate per eccesso di velocità sono state 739.704, mentre nel 2022 erano state 421.973. Sono state ritirate 34.315 patenti di guida e 43.187 carte di circolazione. Sono stati infine decurtati 2.992.834 punti patente mentre l’anno precedente le patenti ritirate erano state 30.307, 39.667 le carte di circolazione ritirate e 2.089.469 i punti patente decurtati.
I conducenti controllati con etilometri e precursori sono stati 640.044, di cui 13.594 sanzionati per guida in stato di ebbrezza alcolica mentre quelli denunciati per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti sono stati 1.300. I veicoli sequestrati per la confisca sono stati 831. Sono diventate 176 le tratte autostradali – pari a 1.670 km – su cui la polizia stradale controlla la velocità media attraverso il Tutor che, dal 1 gennaio al 27 dicembre, ha rilevato 372.532 infrazioni per superamento dei limiti di velocità.
Quelli che richiamano di più l’attenzione dei mezzi di comunicazione, sono gli incidenti stradali con due o più vittime, quelli che sono definiti plurimortali. Secondo i dati dell’Osservatorio Asaps–Sapidata, nel 2023 se ne sono registrati 115, 12 in meno rispetto al 2022 quando furono 127 (-9,4%), incidenti che hanno causato 286 vittime mortali, contro le 293 del 2022.
Sono stati 32 gli incidenti gravissimi avvenuti al Nord (27,8%), 32 al centro (27,8%) ma il record negativo è del Sud con 51 schianti (44,3%). Triste primato per la Puglia con 15 plurimortali e 38 vittime, 14 in Veneto che hanno causato 50 vittime. La suddivisione per regioni nel dettaglio vede dopo la Puglia e il Veneto, la Sicilia con 12 incidenti plurimortali, il Lazio con 11, la Campania con 10, la Toscana con 8, la Lombardia con 7, la Calabria con 6, l’Emilia Romagna con 5. Seguono Abruzzo, Marche, Sardegna e Umbria con 4, Basilicata, Liguria con 3 e infine Piemonte e Trentino Alto Adige con 2 e Molise con 1.
Tutto questo accade in quel decennio, quello 2021-2030 che, in virtù dell’obiettivo “zero morti” entro il 2050, prevede il dimezzamento delle vittime della strada entro il 2030, un percorso che, ce lo raccontano i dati, è iniziato con difficoltà. Nel 2023, infatti, la variazione percentuale delle vittime è pari a solo il -9,8% rispetto al valore di riferimento del 2019. Per dimezzare le vittime entro il 2030, dunque, sarebbe stato necessario che, a partire dal 2022 e per i successivi otto anni, si raggiungesse una diminuzione media annua di poco più dell’8%, cosa finora non successa.
Tra i comportamenti errati alla guida indicati dal report di Istat pubblicato il 24 luglio scorso, si confermano come i più frequenti la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata. Il mercato dell’auto, sempre secondo i dati Istat, ha presentato una significativa crescita nel 2023 con le prime iscrizioni di autovetture che sono aumentate del 18,4% rispetto al 2022. Sulla rete autostradale le percorrenze medie annue dei veicoli hanno registrato una crescita del 3,8% rispetto al 2022 e un aumento anche rispetto al 2019, registrando un massimo, in termini assoluti, per le percorrenze totali, che superano la quota di 86,7 miliardi di veicoli per km.
Se è pur vero che, grazie ai contenuti tecnologici delle nuove autovetture, la prestazione del vivavoce è disponibile a tutti i guidatori, non si può dire la stessa cosa per i software di messaggistica e i social network per l’utilizzo di quali è necessaria l’interazione fisica con lo strumento. Inizia così la spirale pericolosa: una mano è tolta dal volante per interagire, lo sguardo è distolto dalla strada dopodiché il macabro gioco è fatto e lo schianto, spesso, fa cessare per sempre una vita.
Nel 2023 si sono verificati in Italia 166.525 incidenti stradali con lesioni a persone, le vittime sono state 3.039 e i feriti 224.634. Rispetto all’anno precedente i morti sulle strade diminuiscono del 3,8%, mentre il numero di incidenti e quello dei feriti registrano un lieve aumento (+0,4%e +0,5%). Il tasso di mortalità stradale passa da 53,6 a 51,5 morti ogni milione di abitanti tra il 2022 e il 2023, mentre era pari a l53,1nel 2019. Rispetto al 2019, benchmark per il decennio 2021-2030, le vittime della strada diminuiscono del 4,2%. Nel 2023 il numero di morti per 100.000 abitanti risulta più elevato della media nazionale, che risulta essere del 5,2%, in ben 13 regioni, da 7,0 della Sardegna, a 5,3 dell’Umbria. Viceversa, il tasso di mortalità è sceso più della media nazionale in Basilicata, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Valle d’Aosta, Campania, Lombardia e Liguria, con valori dei tassi dal 5,0 al 3,6 per cento.
Il costo sociale degli incidenti stradali con lesioni a persone, rilevati da Polizia stradale, Polizia locale e Carabinieri, calcolato con parametri aggiornati da Istat e Aci nel 2023, ammonta a quasi 18 miliardi di euro nel 2023, pari a circa l’1% del Pil nazionale. Se si considerano, infine, anche i costi legati ai sinistri con soli danni alle cose, circa 4,3 miliardi di euro stimati da Ania, si arriva a una cifra pari a circa 22,3 miliardi di euro.
In una recente intervista al QdS, la dottoressa Maria Carmela Sanfilippo, dirigente della Sezione Polizia stradale di Catania, ci ha raccontato che è più che mai importante “educare le nuove generazioni anche perché molto spesso l’incidente avviene a seguito di distrazione dovuta all’uso del telefonino”. Sono le nuove generazioni di cittadini, quelli che assumono sin da subito una diversa consapevolezza e si può verificare che “un bambino, dopo aver partecipato a un incontro – ha spiegato ancora Sanfilippo – ‘rimprovera’ il proprio genitore perché è al telefono durante la guida”.
“In alcuni casi – ha proseguito Sanfilippo – il nostro intervento sulle strade è penalizzato da alcuni comportamenti da parte dei cittadini. Mi riferisco, per esempio, alla tangenziale di Catania nella quale registriamo l’incivile abitudine, da parte di alcuni cittadini, di utilizzare la corsia di emergenza come corsia di scorrimento normale, senza rendersi conto che, in caso d’intervento sia nostro sia dei mezzi dei sanitari, crea una grossa difficoltà”.
Nel 2023 le contravvenzioni elevate da Polizia stradale, Carabinieri e Polizie locali dei Comuni capoluogo per violazioni sulle norme di comportamento, quelli riguardanti il mancato rispetto dell’ art.173 del Codice della Strada, ossia il mancato uso di lenti o uso di radiotelefoni o cuffie, sono state 125.624.
“I comportamenti scorretti e gli illeciti degli utenti della strada – ha spiegato il tenente Andrea Mastromonaco, dell’Arma dei Carabinieri, comandante della prima sezione del Nucleo Radiomobile di Palermo, intervistato dal QdS – costituiscono il 90% delle cause di tutti i sinistri stradali e le cause più frequenti sono riconducibili principalmente alla distrazione, come quella derivante all’uso di smartphone, al mancato rispetto della precedenza e delle regole di sicurezza, all’eccesso di velocità ed all’uso di alcool e droghe. Risulta strategico l’accordo di collaborazione interistituzionale sottoscritto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, nell’ambito del Piano nazionale sicurezza stradale 2030, volto allo sviluppo di linee strategiche per il miglioramento della sicurezza stradale al fine di ridurre il numero dei decessi e dei feriti gravi sulle strade”.
“Proprio la scorsa settimana – ha concluso il tenente Mastromonaco – nell’ambito di questo progetto abbiamo predisposto uno specifico servizio nei pressi dell’area portuale di Palermo, e specificatamente nel week-end, in cui abbiamo utilizzato tre apparati etilometri oltre ad un laboratorio mobile per accertare lo stato di alterazione alla guida dovuto all’uso di sostanze stupefacenti. Per quanto riguarda, invece, le interazioni con le scuole, continuano gli incontri nell’ambito del protocollo d’intesa tra il Miur e l’Arma dei Carabinieri finalizzato ad accrescere nei giovani la cultura della legalità e la consapevolezza e l’importanza della sicurezza”.
È in arrivo il nuovo Codice della strada che, dopo essere stato approvato dal Parlamento e dalla Ragioneria di Stato, deve superare l’ultimo passaggio alla Camera per poi essere pubblicato in Gazzetta ufficiale e diventare così esecutivo. Purtroppo la pausa estiva ha rimandato la sua approvazione, tanto che il ministro Matteo Salvini ha dichiarato che gli “sarebbe piaciuto che il Parlamento lo approvasse entro questa pausa estiva. Ci sono ancora tanti e tanti emendamenti, è un anno che è in discussione in Parlamento questo benedetto nuovo codice della strada che, dal mio punto di vista, risparmierà vite e incidenti”.
L’obiettivo dichiarato del nuovo Codice della strada è, nelle intenzioni del legislatore, quello di migliorare la sicurezza sulle strade italiane, riducendo il numero di incidenti e di vittime, tuttavia è importante ricordare che la sicurezza stradale dipende anche dal comportamento di ciascuno di noi. Sono diverse le novità contenute nella nuova misura, prima fra tutte la modifica delle norme riguardanti l’uso di droga e alcol alla guida. Dopo la sua approvazione definitiva chiunque sia sorpreso sotto l’effetto di sostanze stupefacenti rischia la revoca o la sospensione della patente fino a tre anni senza che sia necessario che il soggetto venga trovato in stato di alterazione perché basterà che l’assunzione risulti dalle analisi del sangue affinché scatti la sanzione. In merito all’uso di alcol, le pene sono state ulteriormente inasprite. Ulteriori inasprimenti delle sanzioni sono previsti per i recidivi, ossia per coloro che siano già stati sorpresi alla guida in stato di ebbrezza.
Nuova modifica riguarda i guidatori sorpresi al telefono. Per chiunque sia trovato in chiamata o in chat durante la guida sono previsti una sospensione della patente da 15 giorni a tre mesi, una multa fino a 1697 euro per la prima infrazione, in caso di recidiva aumento fino a 2588 euro e la decurtazione da 8 a 10 punti sulla patente.
Tra le novità inserite nel nuovo Codice della strada, alcune riguardano la tutela dei ciclisti e di quanti usano i monopattini. È previsto per gli automobilisti di mantenere una distanza di sicurezza pari a un metro e mezzo in caso di sorpasso. Per i guidatori di monopattini elettrici sarà previsto l’obbligo di targa, assicurazione, casco e luci d’indicazione di svolta. In mancanza di questi requisiti si è soggetti a una multa tra i 100 e i 400 euro. Per i monopattini in sharing, invece, è previsto il blocco automatico una volta superata l’area di circolazione consentita. Introdotte anche nuove regole riguardanti gli Autovelox e le Ztl per le quali è stato previsto che la loro istituzione debba avvenire previo parere positivo del prefetto.
Per gli autovelox, in caso di ripetute violazioni del limite di velocità nella stessa fascia oraria e nella stessa zona, l’ente competente provvederà a comminare la sanzione a seguito della violazione più grave, aumentata di un terzo. In caso di violazione del limite massimo di velocità compresa tra i 10 e i 40 km/h, la sanzione va da 173 a 694 euro.
Nuove regole, inoltre, anche per i neo patentati che, per i primi tre anni, non potranno guidare veicoli di potenza superiore a 75 kW per tonnellata e, in generale, di potenza superiore a 105 kW per tonnellata. In questo caso le restrizioni sono diminuite poiché potranno guidare veicoli più potenti per il primo anno e la restrizione opera a partire dal secondo anno.
Uno degli articoli all’interno del documento è stato infine dedicato al contrasto dell’odioso – e molto pericoloso – fenomeno dell’abbandono degli animali sulle strade, prevedendo un aumento della pena di un terzo se li si abbandona senza usare un veicolo mentre, in caso contrario, si avrà la sospensione della patente da sei mesi a un anno. In caso l’abbandono dovesse porre in pericolo altri soggetti, saranno valide le norme previste per i reati di omicidio stradale e di lesioni personali stradali gravi o gravissime.
L’Associazione italiana familiari e vittime della strada Aps (Aifvs), è un’associazione nazionale che ha una radicata presenza su tutto il territorio italiano. È costituita esclusivamente da soggetti che sono vittime della strada o familiari di vittime di una certa gravità.
A parlarci dell’attività dell’associazione e del fenomeno è l’avvocato Giuseppe Incardona, consulente legale e portavoce per la sede palermitana dell’Aifvs.
Avvocato, come opera la vostra realtà?
“L’associazione opera principalmente su due fronti. Il primo è quello della prevenzione, con la partecipazione nelle scuole con specifici corsi ma anche attraverso le campagne di sensibilizzazione promosse da istituzioni locali o promosse in proprio. Sull’altro fronte promuoviamo leggi e regolamenti con un particolare riferimento all’area in cui la sede opera. Per esempio, in Sicilia esistono criticità elevate rispetto al manto stradale in ambito urbano che genera diversi rischi. Inoltre l’associazione si costituisce parte civile nei processi penali nei quali le vittime d’incidenti devono veder salvaguardati i propri diritti e, lo sottolineo, questo è un servizio gratuito che Aifsv fornisce. Ogni sede può contare su uno staff di professionisti specializzati come gli psicologi, i legali e gli ingegneri cinematici, specializzati nella ricostruzione degli incidenti stradali e esperti che può collaborare, ad esempio con le amministrazioni comunali per la realizzazione di sistemi sicurezza nelle strade, come ad esempio il giusto posizionamento delle strisce pedonali o degli impianti semaforici nei luoghi sensibili a incidenti con un modello di collaborazione che si può definire pro-attiva”.
Quando parliamo di vittime della strada si intendono soggetti coinvolti a vario titolo…
“Innanzitutto è necessario fare una distinzione. Da un lato ci sono le vittime dirette, quelle che subiscono un danno diretto o perché erano trasportati nell’auto o che, nel caso di pedoni, che sono state investite. Dall’altro ci sono le cosiddette vittime indirette, così definite perché subiscono un danno riflesso. Sono vittime riconosciute perché quando si perde un familiare a seguito di un incidente stradale si subisce un danno enorme, sia dal punto di vista civilistico, perché a loro deve essere corrisposto un rimborso, ma e soprattutto subiranno per tutta la vita il vuoto lasciato da un figlio, un marito è incolmabile”.
Anche se a fatica, il concetto di giustizia riparativa sta finalmente trovando attuazione. Nel vostro caso?
“Come lei ha ben indicato sta cominciando a trovare attuazione. Nel nostro caso, in Sicilia, abbiamo messo in atto una serie di protocolli con le strutture penitenziarie locali e le istituzioni. Resta il fatto che spesso il dolore diretto che si sviluppa nel confronto, ad esempio, tra una madre che ha perso un figlio di 16 anni e colui o colei che ne ha causato la morte è enorme e questa relazione lo amplifica a dismisura tant’è che è necessario trovare un percorso equilibrato”.
Dagli ultimi dati relativi agli incidenti stradali, emerge fortemente il dato che tra i motivi di distrazione che portano all’incidente è sempre più presente quello dell’utilizzo dei cellulari…
“Sono stati registrati diversi casi anche in Sicilia e, proprio per questo, uno dei temi relativi a una delle nostre ultime campagne è quello obbligare le case costruttrici a schermare l’interno dell’autovettura e limitare le prestazioni del dispositivo esclusivamente a quelle concesse dal sistema di bordo, normalmente quello di poter effettuare o ricevere le telefonate nella modalità di viva voce”.
Sembra che, in generale, si continui a registrare una sorta di sottovalutazione del problema…
“Sono d’accordo. Gli stessi obiettivi imposti dall’Europa relativi al 2030 e al 2050, che prevede vittime zero, sono per l’Italia lontanissimi. Dobbiamo però capire che le leggi hanno una funzione punitiva, o repressiva se preferiamo, ma in questo caso ci si scontra con una sottovalutazione individuale di chi, normalmente, non solo sottovaluta il problema ma lo ignora come tale”.
È il momento di parlare di numeri…
“In Italia le vittime sono ancora superiori a 3.000 l’anno, per cui noi dell’Aifvs parliamo di ‘stagnazione della strage’. Ciò documenta l’inadeguata attenzione al tema della sicurezza stradale da parte delle istituzioni. Inoltre, i dati riportano una crescita d’incidenti e vittime con i monopattini in Italia: nel 2022 si sono registrati 2.787 feriti e 16 morti, nel 2023 i feriti sono stati 3.196 e i morti 21. Il dato siciliano non è assolutamente confortante perché i morti a seguito d’incidenti stradali sulle strade urbane sono stati, nel 2023, di 23 morti contro i 18 dell’anno precedente nella provincia di Palermo, 7 contro i 10 del 2022 nella provincia di Messina e 13 contro i 17 nella provincia di Catania. Per quanto riguarda, invece, le strade extraurbane nel 2023 mentre nel 2022 era stato registrato 1 solo morto sono stati 4 morti nel 2023 nella provincia di Palermo, un dato identico anche per la provincia di Catania mentre a Messina sono stati registrati 4 morti nel 2023 contro i 5 del 2022. Questo significa che nel 2023 si sono registrati sulle strade siciliane 59 morti a seguito di indicente stradale”.