Da gennaio aumenterà il prezzo delle sigarette. E sarà una conseguenza dell’incremento dell’accisa, come prevede la manovra approvata dal Consiglio dei ministri.
“Per le sigarette, l’ammontare dell’accisa è costituito dalla somma dei seguenti elementi: un importo specifico fisso per unità di prodotto, determinato, per l’anno 2023, in 36,00 euro per 1.000 sigarette, per l’anno 2024 in 36,50 euro per 1.000 sigarette e, a partire dall’anno 2025, in 37,00 euro per 1.000 sigarette; un importo risultante dall’applicazione dell’aliquota di base, di cui alla voce “Tabacchi lavorati” al prezzo di vendita al pubblico”.
La decisione sull’aumento dell’accisa sulle sigarette è rimasta in bilico fino all’ultimo momento, ma è passata definitivamente, con l’obiettivo di fare cassa. La scelta del Governo porterà inevitabilente ad aumenti anche sul prezzo finale per il consumatore. E sarà un ulteriore aumento, rispetto a quello degli anni passati: il prezzo delle sigarette aveva già visto un +30% del 2021 e un +35% del 2022.
Al momento non è ancora chiara la percentuale di incremento sul prezzo per i consumatori, ma visto l’aumento dell’accisa è inevitabile che questo si ripercuota sul costo finale. In particolare, la stangata riguarderebbe i prodotti con tabacco lavorato, dunque sigarette, sigari, tabacchi da fiuto e mastico, da pipa e da inalazione.
A fissare il prezzo di vendita sarà l’Agenzia Dogane e Monopoli che dovrà calcolare diverse voci come accise, Iva, aggio, quota al fornitore. Per le sigarette l’accisa è data dalla somma tra la componente fissa e una proporzionale al prezzo di vendita, con un’aliquota di base fissata al 59,8%. L’Iva, invece, è al 22% per tutti i prodotti del tabacco, mentre le accise variano per categoria. L’aggio del rivenditore è invece il 10% del prezzo di vendita al pubblico. L”aumento sarà da un minimo di 20 centesimi in più a pacchetto a un massimo di 70 centesimi.