Fatti

Sindacati in pressing, torna lo smart-working alla Regione

PALERMO – I sindacati hanno chiesto al governo regionale la prosecuzione del lavoro agile negli uffici della Regione. Le federazioni regionali della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil hanno ottenuto l’estenzione del provvedimento soprattutto alla luce della nuova ondata di contagi che ha investito l’Isola nelle ultime settimane a causa della diffusione della variante Omicron.

L’assessore regionale al ramo Marco Zambuto emetterà nei prossimi giorni la circolare in merito: “Abbiamo sollecitato questo incontro e siamo soddisfatti del risultato perché è necessario intervenire al più presto per mettere in sicurezza tutti i dipendenti dell’amministrazione regionale, soprattutto i più fragili – spiegano Gaetano Agliozzo e Franco Campagna della Fp Cgil, Paolo Montera e Fabrizio Lercara della Cisl Fp, Enzo Tango e Luca Crimi della Uil Fpl -. In ambito nazionale – proseguono i sindacalisti – sono già stati forniti tutti gli strumenti utili per far fronte all’emergenza, quindi l’impegno preso dall’assessorato è ora quello di intervenire con un proprio provvedimento, ricalcando e adattando all’amministrazione regionale i contenuti della recente circolare dei ministri della Funzione pubblica e del Lavoro, Renato Brunetta e Andrea Orlando, in merito alle linee guida in materia di lavoro agile nelle Pubbliche Amministrazioni. L’assessore Zambuto e il capo di gabinetto Silvio Cuffaro hanno garantito che procederanno tempestivamente in questa direzione”.

Lavoro agile sì per la protezione dalla pandemia, ma con la giusta programmazione per evitare il calo di produttività.
Secondo una recente indagine condotta durante il primo lockdown da Promo Pa Fondazione, i lavoratori in smart working avrebbero subito una contrazione della produttività del 30% a causa dei problemi legati all’utilizzo dei pc personali e ai problemi di connessione internet.

L’allora assessore alla Funzione pubblica Bernadette Grasso aveva affermato con orgoglio che la Sicilia era la prima regione in Italia per numero di dipendenti collocati in regime di lavoro agile (7800 su 13000 regionali, il 60 % del totale). A distanza di un anno, secondo i dati forniti al Qds dal Dipartimento della Funzione pubblica, la percentuale è calata del 20% e ad agosto è scesa sotto il 10%, ma su questo dato hanno inciso le ferie.

Rosario De Luca, presidente della fondazione studi consulenti del lavoro, aveva già ribadito che lo smart working va ben strutturato per farlo diventare una opportunità per il futuro, ma che di certo non può essere l’unico modo in cui viene svolta la prestazione lavorativa: “Decisivo – ha aggiunto De Luca – sarà il ruolo della dirigenza pubblica, chiamata a reinventarsi, per trainare una trasformazione organizzativa che dovrà confrontarsi con temi che ancora stentano a trovare piena attuazione nel contesto della PA”.

Per i sindacati invece il ricorso allo smart working non ha prodotto un calo della produttività e che anzi ha garantito la continuità dei servizi. Il problema è che l’ultima indagine della Commissione europea sulla efficienza della pubblica amministrazione relegava la Sicilia, già molto prima della pandemia, agli ultimi posti in Europa e di conseguenza l’adozione dello smart working nell’Isola non apre scenari incoraggianti sotto questo profilo.