SIRACUSA – Due sedute per dire addio al Consiglio comunale di Siracusa, a distanza di 24 ore. La prima si è tenuta lunedì sera, al secondo piano di Palazzo Vermexio, in Sala Paolo Borsellino, dove, ironia della sorte, vengono allestite le camere ardenti per personalità illustri. Una seduta durata ore e ore, per la maggior parte dedicata ad accuse che i consiglieri si sono lanciati per l’errore della bocciatura del bilancio consuntivo 2018.
L’aria era tesa. Proprio la mattina della stessa giornata era arrivata la notizia della fine: il commissario regionale Giovanni Cocco ha approvato d’ufficio il documento, atto che porterà alla firma il decreto di scioglimento dell’organo da parte dell’assessore regionale.
La notizia era stata già data lo scorso 8 novembre, la sera della morte del Consiglio comunale, quando nessuno voleva crederci, ma tutti sapevano che i margini per tornare in Aula sarebbero stati ben pochi.
“Il consiglio inadempiente viene sciolto e rimane sospeso nelle more della definizione della procedura di applicazione della sanzione dello scioglimento” – si legge all’articolo 109 bis dell’Ordinamento amministrativo degli enti locali.
Ebbene, così è stato. Da quell’8 novembre ad oggi tanti i tentativi per cercare la salvezza, tutti evidentemente vani.
I toni in Aula sono da sconfitta. C’è chi ringrazia l’amministrazione, chi ringrazia gli elettori, chi saluta i compagni di viaggio. Qualcuno ammette la volontà di candidarsi nuovamente, altri annunciano di volersi ritirare dal mondo delle corse elettorali.
Il primo a prendere la parola è Ezechia Paolo Reale, il quale ribalta il punto di vista parlando di “responsabilità di un organo che consapevolmente ha deciso di dire no ad un documento ritenuto incompleto”.
Intervento degno di nota quello del consigliere Gaetano Favara: “Ieri si parlava di salvare il salvabile e adesso sento paroloni come responsabilità? Ma la coerenza dove sta?”
E poi c’è Silvia Russoniello (M5s) che chiede le dimissioni del sindaco Francesco Italia, il quale per legge rimane in carica con la Giunta. “Non ho nessuna intenzione, e lo faccio per una cosa più importante, e cioè quello per cui sono stato eletto: il perseguimento del bene comune” – ha replicato Italia.
Poi, quando si passa alla votazione dell’unico punto da discutere, cade il numero legale e si torna in Aula il pomeriggio dopo per una seduta flash durata appena 20 minuti.
Il punto è l’acquisizione gratuita ed accorpamento al Demanio stradale comunale di terreni di proprietà privata utilizzati ad uso pubblico. Su questo punto è stato presentato un emendamento, nel quale si chiede di addebitare l’onere economico all’Ente e non ai richiedenti per la redazione dell’eventuale frazionamento dell’area da acquisirsi. Emendamento che, peraltro, ha ricevuto parere tecnico negativo.
Per tale motivo, il punto è stato approvato senza l’emendamento. Finisce così questo Consiglio comunale.