ZAFFERANA ETNEA – Tiene banco ancora oggi, a distanza di anni, la questione relativa al terremoto del 26 dicembre 2018 che ha provocato ingenti danni ai comuni alle pendici dell’Etna, in particolare a Zafferana Etnea. Il motivo è semplice: l’iter che porterà alla ricostruzione e riqualificazione complessiva delle zone distrutte dal sisma non è ancora del tutto ultimato. Sono già stati erogati diversi contributi e incentivi per la ripartenza economica delle ditte del territorio e anche quelli in favore dei Comuni a titolo di Tari. Soddisfatte le richieste ritenute ammissibili. Il numero di istanze presentate (il termine ultimo è il 30 novembre) è molto inferiore rispetto a quello degli immobili danneggiati. Un fattore da tenere in considerazione è la percentuale molto alta delle pratiche presentate attualmente in istruttoria dinanzi ai Comuni.
Resta comunque una certezza: nonostante varie difficoltà, in generale la ripresa economica della zona interessata dal sisma c’è stata. La situazione è migliorata rispetto al 2018 ma non si può dire la stessa cosa per l’assistenza alla popolazione e la realizzazione di nuove opere. Su questo tema abbiamo sentito il Commissario post sisma di Santo Stefano, Salvatore Scalia, che ha fornito ulteriori dettagli. “È importante che vi sia una continuità, senza alcuna interruzione, tra l’attività che abbiamo compiuto sino ad oggi, in questi anni così difficili perché la ricostruzione è stata ostacolata prima dal Covid-19, poi dalla guerra, dall’aumento delle materie prime e dal grande impegno delle imprese e dei tecnici che operano su altri settori come il Sisma Bonus e che quindi trovano poco appetibile occuparsi della ricostruzione”.
“È necessario – aggiunge Scalia – che non vi sia alcuna soluzione di continuità perché l’anno scorso la proroga dell’emergenza e della struttura sono avvenute negli ultimi giorni dell’anno e addirittura la proroga del Commissario si è verificata a metà del mese di marzo. Quindi tutto questo – prosegue Scalia – ha creato una crasi che si spera che quest’anno non si verifichi. Non si può programmare per tempi così brevi. Occorre un periodo più lungo, possibilmente una proroga anche di un paio di anni. Serve che si proceda, ma immediatamente a queste proroghe senza aspettare l’ultimo giorno dell’anno, ove possibile. Ed è necessario pure che la proroga del Commissario oppure la nomina di un nuovo Commissario avvengano per tempo in modo tale da non fermarsi con l’ordinaria amministrazione in attesa della nomina. Le opere pubbliche sono in fase molto avanzata.
“Si tratta semplicemente di formalizzare gli ultimi aspetti, cosa che nessun’altra ricostruzione è riuscita a fare. Per i privati purtroppo bisogna risolvere il problema dei Comuni. Le pratiche – conclude il Commissario -sono quasi tutte agli enti comunali ma non per insipienza di coloro che ci lavorano bensì perché hanno trovato una situazione di difficoltà nella conformità degli edifici al preesistente. Una cosa importante è la necessità di una nuova normativa che chiediamo con insistenza e che ci parifichi al centro Italia e che ci consenta di superare con ordinanza in deroga questa difficoltà che noi abbiamo anche per le piccole difformità”.