MESSINA – Acque sempre agitate nella Messina social city e adesso spetta al neo direttore generale, nominato a fine luglio, trovare un equilibrio nella gestione di un settore complesso.
Vincenzo Salvatore Romano, che ha avuto la meglio nella selezione della Commissione di valutazione su Domenico Zaccone, dirigente del Dipartimento Politiche sociali della precedente Amministrazione, dovrà dare risposte alle criticità evidenziate da sindacati e consiglieri comunali negli ultimi mesi. Dalla long list alla mappatura dei bisogni, dall’attivazione dei controlli sulla qualità delle erogazioni alle regolamentazioni sul personale, c’è tutta una serie di questioni aperte.
Una Commissione d’inchiesta per fare luce sull’intero settore l’aveva chiesta alcune settimane fa il consigliere del gruppo misto Alessandro De Leo, mentre il consigliere di LiberaMe Alessandro Russo, per approfondire le controversie legate alla long list, ha sollecitato la convocazione straordinaria dell’apposita Commissione consiliare, con la presenza, oltre dei rappresentanti sindacali, anche dei vertici dell’azienda.
La nascita della Messina social city è stata vista positivamente da più parti, specie da quegli operatori che sognavano da tempo di liberarsi dal precariato a cui erano stati condannati dal sistema delle cooperative ed entrare in un organismo pubblico che garantisse un contratto a tempo indeterminato e un regolare stipendio. Nella nuova agenzia c’è stato posto per 540 lavoratori del settore ma non per tutti. Paradossalmente, sono rimasti fuori soggetti con decenni di esperienza perché risultati licenziati al momento del passaggio alla Msc. Al contrario, si è ritrovato dentro chi da poco era stato assunto in cooperativa. Da qui la decisione di un bando pubblico per una long list da dove attingere per nuove possibili assunzioni o per le sostituzioni.
Sono state 3.500 le domande presentate e le graduatorie pubblicate qualche settimana fa hanno riacceso le polemiche perché gli esclusi, che speravano di potere di nuovo lavorare attraverso questa sorta di “piano B” hanno visto allontanarsi ancora una volta il loro sogno. Tra questi gli ex dipendenti di Casa Serena, struttura comunale che negli ultimi cinque anni ha perso ospiti e dipendenti. Questi continuano a manifestare con sit-in a Palazzo Zanca, ma loro rabbia è stata frenata dai sindacati che sperano che con fondi extrabilancio ed erogazione di nuovi servizi ci possa essere occupazione per tutti.
“Bene ha agito l’assessore Carlotta Previti – hanno sottolineato i dirigenti della Fiadel Clara Crocè e Gianluca Gangemi – che ha intercettato risorse per il finanziamento di due micro asili, perché solo attraverso queste e un piano di riqualificazione e prepensionamento l’Azienda potrà risolvere la vertenza”.
I rappresentanti del sindacato autonomo hanno poi criticato gli interventi del consigliere di LiberaMe. “Se per un verso Russo – hanno sottolineato – demanda la risoluzione del problema alla concertazione e auspica che le sigle sindacali chiedano in tempi brevissimi la convocazione di un tavolo con la Msc e l’esecutivo De Luca per stabilire metodi e criteri di inserimento dei lavoratori che hanno fatto istanza di ammissione alla long list, dall’altro suggerisce al direttore generale Vincenzo Romano di non demandare del tutto alla concertazione. Non è compito suo suggerire cosa fare o non fare, anche perché abbiamo già inoltrato ben due richieste di incontro sullo stesso argomento e il presidente della Msc ha già risposto che ai primi di settembre l’azienda attiverà le concertazioni con i sindacati”.
Anche tra sigle sindacali, però, non sembra che vada tutto bene. I dirigenti delle Funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil hanno spesso ribadito che solo i sindacati firmatari di contratto possono siglare accordi, concetto ribadito dopo il confronto di fine giugno con alcuni rappresentanti dell’azienda. Sarebbe esclusa la Fiadel, che però ha la maggior parte degli iscritti tra i lavoratori dei servizi sociali.