Sanità

Concorsi della sanità “pilotati”, sospensione dai pubblici uffici per Razza e Scavone

Sospensione dall’esercizio di pubblici uffici e servizi per un anno per 8 esponenti della sanità e della politica siciliana, compresi gli ex assessori Ruggero Razza e Antonio Scavone e il presidente dell’Ordine dei Medici Ignazio La Mantia, coinvolti nell’ambito dell’operazione “PSN”.

Lo scorso 29 aprile, l’operazione – incentrata su presunti casi di corruzione, bandi e concorsi “pilotati” nell’ambito della sanità siciliana – aveva portato agli arresti domiciliari: Nunzio Ezio Campagna, Gesualdo Antonio Missale, Giuseppe Arcidiacono e Sebastiano Felice Agatino Ferlito.

Sospensione dai pubblici servizi per gli ex assessori Razza e Scavone

Su richiesta della Procura distrettuale della Repubblica etnea, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania ha emesso otto misure cautelari interdittive della “sospensione dall’esercizio di pubblici uffici e servizi” per la durata di 1 anno nei confronti di:

  1. Filippo Di Piazza, nato a Palermo, il 20 aprile 1973;
  2. Giuseppe Di Rosa, nato a Palermo, il 4 ottobre 1978;
  3. Ignazio La Mantia, nato a Catania, il 19 giugno 1958;
  4. Rosalia Maria Leonardi, nata a Catania, il 10 luglio 1961;
  5. Ruggero Benedetto Italo Razza, nato a Milano, il 23 settembre 1980;
  6. Antonio Scavone, nato a Catania, il 16 novembre 1956.

Stessa misura, ma per 8 mesi, nei confronti di:

  1. Alberto Bianch, nato a Bologna, il 7 ottobre 1962;
  2. Calogero Grillo, nato a Canicattì (AG), l’8 settembre 1952.

Gli indagati – compresi Razza e Scavone – sono accusati, in concorso tra loro e con altri soggetti, allo stato degli atti e in relazione alla fase processuale che non consente l’intervento delle difese, dei reati di “turbata libertà degli incanti” e “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”.

I provvedimenti

Il provvedimento fa sempre parte dell’Operazione “PSN” , che nei giorni scorsi ha portato all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari da parte del gip etneo ed eseguita dall’Arma dei Carabinieri di Catania, nei confronti di Giuseppe Arcidiacono, Nunzio Ezio Campagna, Sebastiano Ferlito e Gesualdo Antonino Missale. Questi ultimi, nel corso degli interrogatori di garanzia del 3 maggio scorso, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Il giudice, all’esito degli interrogatori svolti gli scorsi 4 e 5 maggio, ha concordato con la richiesta della Procura della Repubblica di Catania di applicazione dell’odierna misura interdittiva ai restanti 8 indagati, ravvisando come stringenti e attuali le esigenze cautelari, potendo gli stessi tornare a rivestire o continuare a ricoprire funzioni e ruoli nella Pubblica Amministrazione, nelle procedure concorsuali universitarie, nell’ambito della sanità pubblica, nella direzione di ordini professionali e nella compagine di governo di enti partecipati dalle pubbliche amministrazioni.

L’operazione PSN, il presunto coinvolgimento di Razza e Scavone

Gli indagati odierni, ciascuno per la propria parte, avrebbero condiviso e apportato un contributo penalmente rilevante a un articolato sistema di turbativa di selezioni pubbliche a base clientelare e familistica, in spregio ai principi del buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione. Leonardi, Scavone e Razza – tutti colpiti dal provvedimento di sospensione dai pubblici uffici – avrebbero anche ottenuto dei vantaggi per persone a loro molto vicine.

Condotte illecite quelle contestate che sarebbero caratterizzate dalla gravità, sistematicità e ampiezza delle manipolazioni che avrebbero accompagnato i “Progetti PSN” e il concorso per direttore amministrativo dell’OMCeO Catania.

I concorsi “pilotati” nella sanità siciliana

In particolare, Alberto Bianchi e Calogero Grillo non avrebbero attivato i loro poteri di controllo della legalità formale e sostanziale delle procedure cui partecipavano in ruoli di rilievo, allo stesso modo, parimenti grave è il concorso alle turbative nell’attribuzione degli incarichi nei Progetti CARIE OSAS e CARDIO da parte di Rosalia Maria Leonardi. Analogo ragionamento varrebbe poi per Giuseppe Di Rosa, Filippo Di Piazza e Ignazio La Mantia, poiché gli stessi avrebbero concorso nell’alterazione della procedura concorsuale per l’incarico di Dirigente Amministrativo dell’Ordine dei Medici di Catania in favore di Aldo Missale.

Secondo quanto emerso nell’ambito dell’operazione PSN, Di Rosa e Di Piazza avrebbero perfino consegnato le tracce delle prove scritte e le domande di quelle orali al candidato predestinato. Razza e Scavone – ai tempi presenti nella Giunta regionale come assessori alla Salute e alla Famiglia rispettivamente – avrebbero invece favorito persone vicine. In particolare, Razza avrebbe favorito la designazione di Filippo Fiorenza quale “esperto in elaborazione report e studi” per conto dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Palermo nel Progetto denominato “OSAS Catania – Sentinelle della prevenzione”; Scavone, invece, avrebbe favorito l’assegnazione a Loredana Gullotto (vicina a Scavone) di un incarico a tempo determinato quale “Amministrativo” nell’ambito del Progetto “Centro Cardio Hub e Spoke – modello di prevenzione e riabilitazione” presentato dall’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione “Garibaldi”.

Il gip etneo ha disposta una misura interdittiva di maggiore durata per gli indagati Razza, Scavone, La Mantia, Leonardi, Di Rosa e Di Piazza, attesa la ritenuta maggiore gravità delle condotte a loro contestate e comunque per il ruolo di elevata responsabilità che ricoprivano, nello svolgimento del quale o comunque in concomitanza con il quale hanno agito, e per il più elevato grado di adesione anche psicologica alle condotte contestate a Campagna e Missale. Inferiore in termini di gravità invece quella contestata a Bianchi e a Grillo, per il ruolo meno centrale che essi avrebbero svolto nei fatti e in ragione di un minore disvalore espresso dalle condotte loro addebitate.

La replica di Razza

“La decisione del Gip di Catania di sospendermi dall’assunzione di pubblici uffici, ancorché io non ne rivesta e, quindi, nell’eventualità che ciò possa accadere nel futuro, è coerente con le valutazioni che lo stesso giudice ha compiuto, sul medesimo capo d’imputazione che mi riguarda, pochi giorni addietro con riferimento alla posizione di altri indagati. In questo senso, per chi svolge la professione di avvocato penalista, la decisione non è inattesa”. Queste le parole di Ruggero Razza, ex assessore della Salute della Regione Siciliana ed ex consulente, a titolo gratuito, del ministro Nello Musumeci, sospeso per un anno dall’esercizio di pubblici uffici e servizi per un anno nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catania sulla sanità assieme all’ex assessore Antonio Scavone.

“Lo stesso Gip, peraltro – aggiunge Razza, indagato nell’ambito dell’operazione PSN – pur rimarcando il proprio convincimento, evidenzia che si è di fronte a una valutazione che assume rilevanza sulla sussistenza dell’ipotesi di reato contestata ‘almeno in termini di gravità indiziaria’ e, quindi, resta intatta la possibilità di ulteriormente chiarire ogni aspetto nel prosieguo: a tal fine, nei termini di legge presenterò l’appello al Tribunale delle Libertà. Tuttavia va detto che devo difendermi dall’accusa di aver ‘turbato’ la formazione del bando per una procedura di selezione che ha avuto quale unico requisito la laurea triennale, potenzialmente detenuto da migliaia e migliaia di persone. Una selezione che non ha tenuto in considerazione il curriculum del candidato, non prevedendo requisiti specifici che nello stesso erano rinvenibili. Una selezione che ha previsto una griglia di valutazione da parte della commissione, nella quale chiunque avesse partecipato con titoli più ampli avrebbe potuto correttamente prevalere”.

“Non mi addentro in altro – sottolinea Razza – perché ho grande rispetto dell’attività giudiziaria e penso che non ci si debba difendere sui giornali, ma nelle sedi opportune. Dalla cessazione del mio incarico, lo scorso anno, mi sono dedicato esclusivamente all’attività professionale (sulla quale non incide la sospensione comminata) e mi ero persino dimesso il 30 marzo dall’ultimo impegno (a titolo gratuito) che avevo mantenuto. Ma, avendo ricoperto ruoli istituzionali – amministrando senza macchia decine di miliardi di euro – ritengo sia doveroso rendere conto di un’accusa: se per turbare una procedura serve prevedere requisiti stringenti che alterino la libera concorrenza, quella di cui vengo chiamato a rispondere non è stata una procedura limitativa della libertà di contrarre della pubblica amministrazione e calibrata sulla personalità di un partecipante. Il resto, come sempre, verrà con il tempo e non si deve mai aver timore della giustizia, ma affrontare con impegno i mesi che verranno, nel pieno rispetto del lavoro di tutti i magistrati impegnati in questa vicenda”.