PALERMO – L’alga Rugulopteryx okamurae è una minaccia per gli habitat costieri del mar Mediterraneo e il golfo di Palermo necessita di un intervento deciso per evitarne la diffusione sulle sue coste e sui suoi fondali. Arpa Sicilia, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’università di Palermo, le direzioni marittime di Palermo e Catania e l’esperta internazionale sulla materia, la docente Maria Altamirano dell’università di Malaga, lavoreranno insieme per acquisire informazioni sulla presenza e diffusione dell’alga nel Golfo di Palermo e discutere sulle modalità di eradicazione e gestione dei resti delle alghe che vanno a piaggiarsi sulle coste.
L’obiettivo è quello di redigere un piano di intervento relativo all’applicazione delle misure di eradicazione rapida e di gestione degli accumuli spiaggiati della macroalga bruna, originaria del Pacifico nord-occidentale, un pericolo per l’ecosistema del mar Mediterraneo. Tutti gli enti coinvolti nella definizione e attuazione del piano d’intervento hanno già effettuato un sopralluogo nel Golfo di Palermo, per acquisire immagini e video dei fondali colonizzati dall’alga invasiva, attraverso l’utilizzo del drone subacqueo di Arpa Sicilia.
Le osservazioni sono state condotte nello stesso tratto costiero anche via terra, per verificare la presenza di accumuli dell’alga spiaggiati che, ad una analisi superficiale, potrebbero confondersi con le foglie di Posidonia oceanica, al contrario di grande importanza per l’ossigenazione degli ecosistemi marini che circondano la Sicilia. Lo scorso anno la direzione generale patrimonio naturalistico e mare del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica aveva comunicato alla Regione siciliana il ritrovamento dell’alga invasiva nel corso di attività di ricerca condotta dall’università degli studi di Palermo, lungo la costa nord-occidentale della Sicilia, tra Aspra, il porto di Palermo e la Bandita.
La presenza dell’alga esotica in Sicilia, in principio era stata scambiata per la posidonia oceanica, ma l’intervento degli esperti ha permesso di chiarire il dubbio. L’alga bruna Rugulopteryx okamurae è un specie nativa del Pacifico nord-occidentale che è stata segnalata la prima volta nel Mediterraneo nel 2002, nelle coste francesi. Dal 2016 è stata ritrovata lungo le coste del Sud della Spagna e poi si è diffusa in Marocco.
In Italia nel 2023 è stata segnalata in Puglia, al porto di Bari, e poi in Sicilia nel golfo di Palermo. Si tratta della prima e unica specie di macroalga a essere inclusa nell’elenco delle specie esotiche invasive di notevole rilevanza dell’Unione Europea, i cui effetti negativi sull’ambiente e biodiversità in ambito europeo sono così gravi da richiedere un intervento concertato degli Stati membri dell’Unione.
Rappresenta una delle principali minacce alla biodiversità e al funzionamento degli ecosistemi negli habitat costieri, con possibili ripercussioni sulle attività balneari e sulla pesca con perdite finanziarie stimate in diversi milioni di euro. Se nelle acque del Pacifico, infatti, l’alga si integra senza provocare danni, in Europa si è diffusa nei fondali dell’Andalusia ad una velocità impressionante e ora sembra proseguire la sua espansione in maniera ancora più rapida, distruggendo le altre specie che incontra e lasciando così senza cibo alcune specie ittiche locali, andando ad aggravare ulteriormente una condizione già fortemente provata dall’aumento delle temperature.