Il progressivo spopolamento della Sicilia ha ormai raggiunto i livelli di guardia. Il tema sarà oggetto di un convegno organizzato dall’Anci Sicilia con il titolo “I comuni siciliani oltre la crisi demografica ed economica”, che si terrà sabato 18 maggio a San Mauro d’Alunzio e del quale il nostro quotidiano è media partner.
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Ma prima della discussione tra i comuni siciliani sullo spopolamento della Sicilia, il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli presenterà domani, mercoledì 15 maggio alle ore 11 a Palazzo Montecitorio, il “Rapporto Annuale 2024. La situazione del Paese”. Nelle more della presentazione del rapporto completo, alcuni dati possono già fornire un quadro sul declino verso cui è esposta la regione Sicilia. Sono i risultati del censimento Istat sulla popolazione siciliana nel 2022, da poche ore disponibili e parte integrante del rapporto elaborato e redatto dall’Istituto Nazionale di Statistica.
Sulla base del censimento chiuso al 31 dicembre 2022, la popolazione siciliana risulta ammontare a 4.814.016 residenti. Un dato in calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente. Nel 2021 erano 19.313 in più i siciliani. Circa la metà della popolazione siciliana vive nelle province di Palermo e Catania (47,3%). Non è un caso se la scelta dell’Anci siciliana per il convegno è ricaduta su uno dei tanti comuni montani della Sicilia.
Secondo l’Anci Sicilia, particolarmente penalizzati sono appunto i territori che si trovano in contesti montani o nelle aree interne, dove le opportunità di lavoro sono meno frequenti e anche i servizi in molti casi scarseggiano. Ancor più nello specifico, pagano un prezzo elevato le famiglie con figli a carico e quanti necessitano di assistenza sanitaria. I comuni di montagna e della collina interna subiscono comunque il maggior decremento di popolazione e presentano una struttura per età più vecchia rispetto alle altre comunità isolane.
Per l’Istat, la diminuzione rispetto al 2021 è frutto dei valori negativi del saldo naturale e di quello migratorio interno, cui si contrappongono in modo insufficiente i valori positivi del saldo migratorio con l’estero e dell’aggiustamento statistico. Dalle piccole comunità non sempre ci si sposta verso le grandi città della regione, ma emerge una tendenza alla migrazione esterna. La carenza di servizi e lavoro non causa però la sola migrazione ma anche la denatalità. In Sicilia infatti, come fotografato dall’Istat anche nel resto del Paese, si è raggiunto un nuovo record con appena 36.810 nuove nascite. Un ulteriore calo quindi, tra il 2021 ed il 2022, con 425 nuovi siciliani in meno. A fronte della riduzione delle nascite cresce il tasso di mortalità dal 12,2 per mille del 2021 al 12,3 per mille del 2022, con un picco del 14,3 per mille registrato nella provincia di Enna.
Le aspettative di vita nel Mezzogiorno italiano, con specifica attenzione alla Sicilia, sono sensibilmente inferiori, ma al contempo si innalza l’età media dei siciliani. Conseguenza di tale indice, prevalentemente a causa della maggiore longevità femminile, in Sicilia le donne costituiscono il 51,3% della popolazione residente, superando gli uomini di oltre 123mila unità. L’età media si è appunto innalzata rispetto al 2021, passando da 44,9 a 45,2 anni. Ragusa e Catania sono le province più giovani, rispettivamente con una età media di 44,1 e 44,2 anni, mentre Messina ed Enna risultano quelle più anziane con 46,7 e 46,5 anni.
La riduzione della popolazione residente e l’innalzamento dell’età media non riescono a frenare malgrado l’aumento dell’immigrazione e dell’età media degli immigrati. Nel 2022 gli stranieri censiti in Sicilia sono 191.368, il 4,0% della popolazione regionale con un +6.763 rispetto al 2021. Una forza lavoro proveniente da 164 Paesi – prevalentemente da Romania (24,0%), Tunisia (12,0%) e Marocco (8,1%) – che compensa solo in parte il trend negativo costituito da denatalità ed età media siciliana.
La migrazione interna appare progressiva ed inarrestabile. Un quarto della popolazione siciliana risiede nella provincia di Palermo, mentre la provincia di Enna conta appena il 3,2%. Appena di poco superiore sono i dati della provincia di Caltanissetta con il 5,2% e quello di Ragusa pari al 6,6%. I siciliani residenti nella provincia di Enna, 154.940, si sono ridotti in un solo anno di 1.790 (censimento 2021). La mortalità in Sicilia è come detto superiore alla media nazionale, che è pari a 12,1 morti ogni mille abitanti, e si attesta al 12,3 per mille nel 2022 dal 12,2 dell’anno precedente. Ma i valori provinciali variano parecchio, dall’11,0 per mille di Ragusa al 14,3 per mille di Enna, dove si è registrato l’aumento più consistente e dove – forse non a caso – la popolazione residente è in calo ed in termini assoluti rappresenta appena il 3,2% della popolazione siciliana. L’indice complessivo della riduzione di popolazione determina quindi un quadro oltremodo negativo nel quale la popolazione nazionale si è ridotta ancora dello 0,1% mentre quella siciliana è scesa dello 0,4%.
Non si arresta la perdita di popolazione siciliana che migra verso il resto del Paese. Il saldo migratorio interno – con gli altri comuni italiani – ha registrato infatti un bilancio negativo di quasi 17mila persone. Circa un quarto del quale relativo alla provincia di Palermo. Il tasso migratorio interno passa così dal -2,5 del 2021 al -3,5 per mille del 2022. La flessione osservata è più marcata, anche su questo fronte, nella provincia di Enna che da -4,2 passa a -6,0 per mille. Più contenuta, ma sempre in saldo negativo, a Siracusa, che da -1,8 passa a -2,1 per mille. L’Istat rileva invece segnali positivi, anche nel 2022, per i movimenti migratori internazionali.
La differenza tra entrate e uscite con l’estero restituisce un saldo migratorio netto positivo in tutte le province, pari a poco più di 14mila unità a livello regionale. Ragusa e Messina, con un saldo positivo di quasi 3mila unità ciascuna, confermano la propria vocazione di aree più attrattive della regione. Il tasso migratorio con l’estero, 2,9 per mille, si mantiene sotto la media nazionale del 4,4. In crescita in tutte le province rispetto al 2021, mentre oscilla tra l’1,2 per mille di Palermo e il 9,3 per mille di Ragusa.