Editoriale

Stagisti sciocchini, non imparano

Fra i giovani si sta diffondendo un’idea malsana e cioè che anziché imparare, conoscere cose nuove, diradare i fitti veli dell’ignoranza, sia meglio impegnarsi di meno.
Cosicché si verifica quella strana protesta, destituita di ogni fondamento, secondo cui gli esami di Stato, cioè quelli della maturità, non dovrebbero più prevedere compiti scritti, come si faceva prima dell’era-Covid.

Gli scritti sono assolutamente necessari, perché fanno valutare con concretezza la preparazione e la conoscenza dell’allievo che intende maturarsi. Anzi, c’è da dire che oggi essi sono soltanto due, quindi ridotti. Come ridotte sono le materie su cui si svolgono gli esami orali.

Consentitemi di ricordare che quando mi sono maturato, era il 1958, ho fatto quattro prove scritte e otto esami orali comprendenti quanto avevo studiato nel quinquennio. Gli esami così effettuati finivano non prima del 12 o 13 agosto. Altro che fine giugno come ora…

Il tentativo sconclusionato di rendere più facili le cose, disabitua i giovani ad affrontare le prove con vigore, con grande volontà, con la voglia di apprendere cose nuove che permettano loro di valere di più nella società e nel mondo del lavoro.
La mollezza dei costumi continua a dilagare, per cui si pensa più al divertimento che a crescere e ad affermare le proprie capacità.

Intendiamoci, non riteniamo di generalizzare l’argomento perché una gran parte dei giovani, sia a scuola che all’Università, è brillante, studia profondamente, si impegna perché ha capito che per riuscire a superare gli esami basta metterci più carburante, ossia più volontà e abnegazione, rinunciando qualche volta a una parte di svaghi e divertimenti che, in giusta misura, sono pur sempre necessari.

I giovani devono capire la regola etica di tutti i tempi: prima il dovere e poi il piacere; prima il dovere e poi il diritto. Solo mettendosi in queste regole, si può pretendere qualcosa da qualcuno; diversamente si commette una sorta di prepotenza nel chiedere ed esigere ciò cui non si ha diritto, non avendo fatto prima il proprio dovere (la ripetizione è qui necessaria).

Altra nota riguarda tutta la vicenda degli stagisti, che è diventata di opinione pubblica in modo errato.
Gli stagisti, come tutti sanno, sono quei giovani post maturità o post Università che vanno a fare le proprie esperienze nelle imprese e persino in enti pubblici. Nelle prime le esperienze sono vere, nelle seconde sono solo formali.

Non appena è successo un grave incidente – la perdita della vita di uno stagista, ma non sul posto di lavoro, bensì mentre viaggiava – ecco che si sono levate le voci dei protestanti sul fatto che lo stage è una forma di sfruttamento e che quindi deve cessare.
Non capiscono, costoro, che invece l’attività di apprendimento dei giovani nei luoghi di lavoro è professionalmente fondamentale, perché arricchendosi potranno entrare più facilmente nel mondo produttivo, un mondo in cui vi è tanta richiesta di professionalità che in buona parte non viene soddisfatta per mancanza di persone competenti.
Lo stage dovrebbe diventare una forma usuale per cominciare ad addestrare la mentalità dei giovani al lavoro.

A volte emergono questioni per puro spirito di polemica, tanto per affermare che chi le fa, esiste; il che è del tutto inutile e persino dannoso.
Di solito chi fa polemica è un inconcludente, non possiede la capacità di argomentare sui fatti, travisa la realtà a proprio uso e consumo, inganna il prossimo per un tornaconto egoistico che fa mettere se stesso avanti a tutti gli altri.

Non è forse polemica inutile quella fatta dai giovani che non volevano affrontare gli esami scritti della maturità? Ovvero degli stagisti che ritengono uno sfruttamento questo addestramento al lavoro?

Una volta, ricordo, le famiglie pagavano il mastro perché addestrasse i figli al lavoro. Si trattava di una sorta di stage ante litteram a parti rovesciate, poiché il datore di lavoro riceveva un compenso per addestrare i giovani anziché pagarli.
Oggi avviene il contrario. Non critichiamo questo strumento così necessario ai giovani, che invece andrebbe fortemente potenziato.