PALERMO – Per prima cosa occorre fare chiarezza sui numeri. A oggi, i siti Patrimonio mondiale dell’Umanità presenti in Sicilia sono sette (l’Area archeologica di Agrigento e la Villa romana del Casale di Piazza Armerina dal 1997, le Isole Eolie dal 2000, le Città tardo barocche del Val di Noto dal 2002, Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica dal 2005, il Monte Etna dal 2013 e la Palermo Arabo-Normanna dal 2015), cui si aggiungono un altro sito riconosciuto dall’associazione internazionale, il Parco naturale Rocca di Cerere di Enna (censito come Geopark) e quattro Patrimoni immateriali (l’Opera dei Pupi dal 2008, la Dieta mediterranea dal 2013, la Vite ad alberello di Pantelleria dal 2014 e l’arte dei Muretti a secco dal 2018).
Un tesoro storico, culturale, architettonico e naturalistico straordinario, che però negli anni, purtroppo, non è stato valorizzato a dovere. A testimoniarlo sono i numeri, che come sempre non mentono. Come riportato all’interno del report Istat sul Movimento turistico in Italia, nei primi nove mesi del 2021 le presenze dei turisti negli esercizi ricettivi isolani sono cresciuti del 27% rispetto al 2020, ma restano drammaticamente sotto i livelli del 2019 (-43,9%). Un crollo maggiore di quello nazionale, attestatosi al 38,4%.
Se si guarda anche ai numeri pre Covid, però, le cose non migliorano affatto. Anche in questo caso sono i dati a chiarire tutto e, come abbiamo scritto più volte, essi sono totalmente contrari alla Sicilia. Lo si evince dal confronto, relativo al 2019, tra i pernottamenti nell’Isola e quelli nella piccola Provincia autonoma di Bolzano: 15 milioni e 114 mila per la prima; 33 milioni e 684 mila per la seconda. Un successo che non può essere attribuito soltanto al fascino delle Dolomiti innevate, in quanto oltre 21 milioni di visitatori hanno scelto la zona altoatesina in estate, surclassando la regione meridionale in solo quattro mesi, per l’appunto nella stagione solitamente riconosciuto come lo “zoccolo duro”, in termini di appeal turistico.
Dati sorprendenti, soprattutto se si considera che la provincia di Bolzano ha un’estensione territoriale di soli 7.400 km2 rispetto ai 25.711 della Sicilia. Lo stesso dicasi per la popolazione che conta 520 mila abitanti nella prima e ben 5 milioni nella seconda. E per chiudere il confronto, è sufficiente ricordare che l’unico sito Patrimonio Unesco di quella zona dell’Alto Adige sono le Dolomiti, sempre meravigliose e maestose, ma che non hanno nulla da invidiare a ciò che può offrire la Sicilia.
LA STRATEGIA DELLA REGIONE PER VALORIZZARE I BENI UNESCO (CONTINUA LA LETTURA)
Se dunque questo è lo stato dei fatti – che mette in evidenza come dal 1997 a oggi questa straordinaria risorsa dei Patrimoni Unesco non sia stata sfruttata a dovere – ora occorre pensare a come invertire la rotta e “mettere a reddito” questi tesori presenti sul territorio siciliano. La Regione ha iniziato a farlo sfruttando la vetrina mondiale di Expo Dubai, dove i tesori Unesco sono stati protagonisti di “installazioni digitali e nuove tecnologie immersive pensate per stimolare l’interesse dei potenziali visitatori, guidandoli a un’anteprima coinvolgente di ciò che gusteranno dal vivo”.
L’impiego delle nuove tecnologie per la realtà aumentata e la realtà virtuale in un processo che mira a migliorare l’accesso al patrimonio culturale sono state infatti il filo conduttore delle giornate dedicate alla Sicilia al padiglione Italia di Expo Dubai. Tra gli eventi organizzati e promossi dalla Regione Siciliana, infatti, è stato presentato al pubblico il progetto di cooperazione internazionale iHeritage, cofinanziato al 90% dall’Unione europea e con un budget complessivo di 3,8 milioni di euro. L’obiettivo è la realizzazione di prodotti innovativi per una fruizione inedita del patrimonio Unesco, tramite il coinvolgimento di assessorato regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo e partner di sei Paesi (Egitto, Giordania, Libano, Portogallo, Spagna e Italia).
Così i mosaici di Piazza Armerina, il Cristo Pantocratore della Cappella Palatina di Palermo, del Duomo di Monreale e di quello di Cefalù, insieme con i reperti del Parco archeologico di Siracusa e gli elementi architettonici del barocco siciliano o della Cattedrale di Palermo, sono diventati esperienza immersiva.
“Siamo molto orgogliosi – ha detto l’assessore al Turismo, Manlio Messina – di mettere in mostra le nostre bellezze con questa esperienza immersiva. Portare il progetto iHeritage a Dubai è la prova di come la cooperazione può produrre sicuramente progetti di grande efficienza. In un momento così difficile a causa della pandemia, parlare di nuove tecnologie e progettualità credo che sia il momento migliore per svilupparle e dare risposte a un settore drammaticamente colpito come quello del turismo”.
Si punta quindi a sviluppare qualcosa di nuovo, laddove le strategie avviate finora non hanno prodotto i risultati che un patrimonio come quello siciliano avrebbe potuto sviluppare. Ben vengano queste iniziative, cui però devono ovviamente essere affiancate anche ulteriori strategie di promozione turistica. La Regione ha puntato con grande forza su See Sicily. Solo il tempo dirà se questa strategia sarà vincente o meno.