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I siti Unesco si preparano a una nuova rinascita

redazione

I siti Unesco si preparano a una nuova rinascita

martedì 16 Febbraio 2021

75 milioni di euro in tre anni per l’adattamento ai cambiamenti climatici

Settantacinque milioni di euro per il triennio 2021-2023 per l’adattamento ai cambiamenti climatici nei siti Unesco d’interesse naturalistico e nei parchi nazionali. Li prevede un nuovo programma di interventi del ministero dell’Ambiente.

Destinatari del fondo i Comuni, sentiti gli enti gestori dei siti ed elementi Unesco e le autorità di salvaguardia di competenza e, quindi, gli enti parco in caso di patrimonio culturale immateriale.

Oltre che all’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione delle emissioni, anche attraverso azioni a sostegno della gestione forestale sostenibile, le risorse sono destinate agli interventi per l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare pubblico degli enti locali che rientrano nei territori Unesco, per la realizzazione di impianti di piccola dimensione di produzione di energia da fonti rinnovabili e di servizi e infrastrutture di mobilità sostenibile e di mezzi e strutture per il monitoraggio, il controllo e il contrasto dell’inquinamento. Nel corso del mese di febbraio verrà predisposto il bando al quale i Comuni aventi diritto potranno fare riferimento e preparare i progetti.

Nel dettaglio, 15 milioni di euro sono destinati all’esercizio finanziario 2021 quale quota di anticipo, 37 milioni e mezzo all’esercizio finanziario 2022 come avanzamento lavori e 22 milioni e mezzo per il 2023 in qualità di quota a saldo.

Etna
Isole Eolie
Palermo arabo normanna
Necropoli di Pantalica
Ragusa Ibla
Valle dei Templi
Villa Romana del Casale

“Dopo i programmi ‘Parchi per il clima’ e ‘Aree marine protette per il clima’, con i quali abbiamo destinato oltre cento milioni di euro per progetti improntati alla sostenibilità nei parchi nazionali e nelle aree marine protette – ha commentato Sergio Costa, ministro dell’Ambiente per l’ex governo Conte – abbiamo voluto assegnare settantacinque milioni di euro ai siti Unesco d’interesse naturalistico, come le Dolomiti, le isole Eolie, il Delta del Po. Puntare sulla riduzione delle emissioni, la gestione forestale sostenibile, la mobilità green anche in questi scrigni naturalistici significa valorizzare ancora di più i territori e chi ci vive e lavora. Un altro tassello significativo insieme alla recente istituzione dei caschi verdi per l’ambiente, una task force di esperti qualificati già al lavoro nelle aree protette e nei territori italiani riconosciuti in ambito internazionale”.

I fondi daranno una boccata d’aria ai siti ma, certamente, non potranno da soli risolvere i problemi complessivi del ricchissimo settore dei beni culturali e ambientali dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco e che fa del nostro Paese un’eccellenza nel mondo ponendolo, con i suoi 55 siti, al primo posto (insieme alla potenza cinese) nel mondo. Pandemia e chiusure, infatti, hanno dato un duro colpo al settore.

Secondo quanto raccolto dall’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale, presieduta dal sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci, e che provengono dal W.H.Centre e da altre fonti come il centro del Patrimonio Mondiale Unesco, nei 167 Paesi che hanno sul loro territorio uno o più siti Unesco, il 25% di questi è stato costretto a chiuderli completamente al pubblico, il 29% ne ha riaperto solo una parte, mentre il 46% li ha aperti. Tutto ciò mentre la stessa Unesco ricorda che fino allo scorso aprile i siti chiusi nel mondo raggiungevano ben il 79% del totale.

“Qualcosa, quindi, – si fa notare dall’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale – sta migliorando a livello globale, anche se la chiusura dei luoghi del Patrimonio Mondiale ha delle ripercussioni forti sia a livello di manutenzione e mantenimento dei siti che a livello socio-economico, poiché in molti Paesi, tra cui il nostro, lo sviluppo del turismo e delle attività ad esso connesse sono la base del sostentamento di intere regioni e quindi di moltissime persone coinvolte lavorativamente dall’indotto turistico”.

Il patrimonio Unesco in Sicilia

La Valle dei Templi di Agrigento
Dal 1997

Fondata come colonia greca nel VI secolo Ac, Agrigento divenne una delle città più importanti del mondo Mediterraneo. La sua supremazia e l’orgoglio sono dimostrati dai resti dei magnifici templi dorici che dominano l’antica città, gran parte dei quali ancora intatti, nascosti sotto i campi e i frutteti di oggi. Aree scavate selezionate gettano luce sulla più tarda città ellenistica e romana e le pratiche di sepoltura dei suoi primi abitanti cristiani.

Palermo Arabo Normanna
Dal 2015

Proclamato a Bonn nel 2015, il bene Unesco comprende: Palazzo Reale, Cappella Palatina, San Giovanni degli Eremiti, chiesa della Martorana, San Cataldo, la Zisa, Ponte dell’Ammiraglio, la cattedrale (Palermo) e il duomo di Cefalù e di Monreale.

L’Etna
Dal 2013

L’Etna è un sito iconico che comprende 19,237 ettari disabitati sulla parte più alta del Monte Etna, sulla costa orientale della Sicilia. L’Etna è la montagna più alta dell’isola e tra i vulcani più attivi del mondo. La storia eruttiva del vulcano può essere fatta risalire 500.000 anni e almeno 2.700 anni di questa attività è stata documentata. L’attività eruttiva quasi continua del Monte Etna continua a influenzare vulcanologia, geofisica e altre discipline scientifiche della Terra. Il vulcano supporta anche importanti ecosistemi terrestri tra cui flora e fauna endemiche e la sua attività lo rende un laboratorio naturale per lo studio dei processi ecologici e biologici. La vasta gamma di caratteristiche vulcaniche: crateri sommitali, coni di cenere, colate di lava e la depressione Valle de Bove hanno reso il sito una destinazione privilegiata per la ricerca e la conoscenza del tema.

La Villa romana del Casale
Dal 1997

Lo sfruttamento romano della campagna è simboleggiato dalla Villa Romana del Casale (in Sicilia), al centro della grande tenuta su cui si basava l’economia rurale dell’Impero d’Occidente. La villa è una delle più lussuose del suo genere.
È particolarmente degna di nota per la ricchezza e la qualità dei mosaici che decorano quasi ogni stanza; essi sono i migliori mosaici in situ in qualsiasi parte del mondo romano.

Le città tardo barocche – Val di Noto
Dal 2002

Le 8 città della Sicilia Sud-Orientale: Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli, sono state ricostruite dopo il 1693 accanto o nell’area di città esistenti al momento del terremoto di quell’anno. Rappresentano un notevole impegno collettivo e un alto livello di realizzazione architettonica e artistica. Rientrano nello stile tardo barocco del tempo, rappresentano innovazioni distintive di urbanistica ed edilizia urbana.

Le isole Eolie
Dal 2000

Le Isole Eolie offrono un record eccezionale di costruzione e distruzione vulcanica e di fenomeni vulcanici.
Studiate dal XVIII secolo, le isole hanno fornito alla scienza della vulcanologia esempi di due tipi di eruzione (Vulcaniane e stromboliane) e, quindi, hanno un posto di rilievo nella formazione dei geologi da più di 200 anni. Il sito continua ad arricchire il campo della vulcanologia.

Siracusa e le Necropoli di Pantalica
Dal 2005

Il sito si compone di due elementi separati: la Necropoli di Pantalica contiene oltre 5000 tombe scavate nella roccia vicino a cave di pietra, la maggior parte delle quali sono datate dal XIII al VII secolo Ac. Anche vestigia di epoca bizantina restano nella zona, in particolare le fondamenta del Anaktoron (Palazzo del Principe). L’altra parte della proprietà, l’antica Siracusa, comprende il nucleo di fondazione della città, come Ortigia dai Greci di Corinto nel VIII secolo Ac.

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