Con il Superbonus 110%, dovrà farsi carico di una spesa di poco superiore a 20 miliardi di euro. Tenendo conto che in Italia sono presenti quasi 12,2 milioni di edifici residenziali, questo provvedimento ha interessato solo lo 0,9% del totale degli immobili. La stima è dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), sulla base delle 107.588 asseverazioni depositate al 31 gennaio scorso.
A livello regionale è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al Superbonus 110%, in relazione agli edifici residenziali esistenti. Con 13.933 detrazioni l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è pari all’1,3% Tra le regioni meno coinvolte spicca la Sicilia con lo 0,5% e 7.214 asseverazioni. A livello nazionale, infine, l’importo medio delle detrazioni a fine lavori previsto è pari a 187.437 euro per edificio residenziale.
Secondo i dati delle Camere di Commercio, infatti, nel 2021 il numero complessivo di imprese edili è cresciuto di 10.699 unità (+ 1,4% circa rispetto al 2020), portando lo stock nazionale a raggiungere quota 754.886. Di particolare rilievo il risultato ottenuto nel Mezzogiorno: in 12 mesi le aziende sono aumentate di oltre 7 mila unità, di cui poco meno di 1.800 solo in Sicilia. Dati puntuali ancora non ce ne sono, ma questo boom è sicuramente riconducibile agli effetti legati alla numerosità di bonus che per legge sono stati introdotti in questi ultimi anni nell’edilizia.
“Con il Superbonus 110% – spiega Cgia – abbiamo erogato lo stesso importo speso fino ad ora con il reddito di cittadinanza. A differenza di quest’ultima misura, però, i vantaggi hanno interessato pochissime persone, in particolar modo facoltose, con un livello di istruzione medio-alto e con proprietà immobiliari ubicate nei centri storici delle grandi città, in particolar modo del Centronord. Insomma, è una misura molto costosa, fortemente sbilanciata a favore dei ricchi e, come vedremo in seguito, anche distorsiva del mercato”.
Secondo la Cgia il Superbonus non va bocciato per aver provocato comportamenti fraudolenti, ma va sicuramente criticato e riformato. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, dei 4,4 miliardi di irregolarità riscontrate, “solo” 132 milioni di euro sono ascrivibili a questa misura. Secondo il Centro Studi, quindi, andrebbe abbassata la soglia di detraibilità delle spese sostenute, portandola al 60-70%, anticipando il decalage stabilito dall’ultima finanziaria.