Messina

Taormina a caccia di evasori e morosi

TAORMINA (ME) – Nella faticosa opera di “ristrutturazione contabile” che sta impegnando l’Amministrazione comunale, un posto in prima fila è riservato a evasori e morosi, talmente tanti e dalle cartelle particolarmente alte che Palazzo dei Giurati ha messo in moto una task force per recuperare le somme mancanti.

Secondo i calcoli dell’assessorato al Bilancio, infatti, su 30 milioni di euro di entrate tributarie, che il Comune dovrebbe riscuotere annualmente, ben 12 milioni e 142 mila euro risultano “latitanti”, dispersi tra Imu, Tasi, Tari, acquedotto e altre tassazioni locali. Senza dimenticare, inoltre, il pesante fardello che si trascina da anni dei residui attivi, cioè sempre tasse ancora da riscuotere relative ad annualità passate, che si attesterebbero adesso circa 7,4 milioni di euro. Insomma, quasi venti milioni di euro. Un bel gruzzolo di denaro che manca e, a ragion veduta, bisogna a tutti i costi recuperare, se non altro perché andrebbero di pari passo con il riequilibrio finanziario già avviato da due anni, dove Taormina è soggetta a un preciso piano per rientrare da un deficit rappresentato da oltre 18 milioni di debiti fuori bilancio.

Ecco dunque che la Giunta del sindaco Mario Bolognari sta predisponendo un bando per affidare esternamente la riscossione coattiva dei tributi, anche attraverso la creazione di un Ufficio unico delle entrate in cui convergeranno tutti i dati dei contribuenti, creando così un apposito database da cui partiranno conteggi e controlli incrociati per individuare i morosi. Il recupero del credito seguirà le diverse fasi previste dalla legge: partendo dal sollecito, passando all’ingiunzione di pagamento, per finire poi a eventuali azioni cautelari o esecutive, che si configurano nelle cosiddette ganasce fiscali, con ipoteche sui beni di proprietà. L’obiettivo dell’Amministrazione, in questo 2020, sarà intanto quello di raggiungere una capacità di riscossione del 65%, passando dall’attuale 55% e recuperando nella prima fase almeno 3 milioni e mezzo di euro, che è quanto richiesto anche dalla Corte dei Conti.

L’opera di recupero è già iniziata nei mesi scorsi e, purtroppo, ha fatto emergere l’impossibilità di rintracciare molti utenti morosi. Soltanto nel 2019 sono stati 31 gli avvisi di deposito per irreperibilità. L’anno in corso, si è aperto invece con l’invio di numerose notifiche di pagamento, per accertamenti relativi a Imu e Tasi a partire dal 2014 in poi, mentre un’agenzia incaricata ha già inviato i primi ruoli del 2019 per il servizio idrico. Gli uffici, per esempio, hanno rilevato che mancherebbero all’appello quasi 2,3 milioni di euro di Imu in riferimento soltanto al 2014 e al 2015. Tra l’altro, il Comune di Taormina ha già dovuto affrontare di recente il caso “AcqueWin”, portato alla luce da indagini della Guardia di Finanza che hanno scoperchiato un sistema nel quale, dal 1993 in poi, un avvocato di fiducia incaricato per riscuotere i morosi delle bollette dell’acqua, si sarebbe intascato i tributi, con la compiacenza di un dirigente comunale che faceva risultare, in maniera fittizia, i pagamenti.

Tutto questo in un Comune relativamente “ricco”, dove una normale riscossione delle tasse potrebbe far dormire sonni tranquilli ad amministratori e cittadini. Secondo i calcoli dell’assessorato al Bilancio, infatti, già soltanto l’Imu avrebbe un gettito annuale consolidato di oltre 5 milioni di euro, mentre la Tari andrebbe a copertura completa del servizio rifiuti per circa 3,6 milioni di euro, per una stima totale quantificata in 17,8 milioni di tasse incassate. I restanti 12 milioni, che si configurano come la parte in tasca agli evasori, sono quelli oggetto del recupero coattivo. Ma il Comune è consapevole che, a causa soprattutto di molte utenze irreperibili, non si potrà arrivare mai al pieno incasso della cifra.

Twitter: @MassimoMobilia