TAORMINA (ME) – Il Comune di Taormina ha concluso con esito positivo la procedura di screening della Valutazione di incidenza ambientale (Det. dir. n. 177 26/06/2024), per l’intervento delle “opere di rigenerazione urbana del compendio ex villaggio Le Rocce”. Si tratta di un passaggio fondamentale che riguarda l’apertura del cantiere che dovrà ridare vita a uno degli angoli più belli della Perla dello Ionio, incastonato tra le rocce delle baie di Mazzarò e Spisone, abbandonato da circa mezzo secolo, di proprietà dell’ex Provincia regionale di Messina, oggi Città Metropolitana. Già lo scorso autunno, dopo anni di incertezze e continui colpi di scena, Palazzo dei Leoni aveva annunciato che Le Rocce avrebbero avuto un futuro e sarebbero state destinate a rimanere di proprietà pubblica, grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
L’iter era stato avviato durante la sindacatura messinese di Cateno De Luca – oggi sindaco di Taormina – riuscendo a intercettare 7,5 milioni di euro, per rifunzionalizzare l’area naturalistica e chiudendo così definitivamente le porte a interessi privati. Le Rocce rappresenta un pezzo di storia della dolce vita taorminese. Realizzato nel 1953 dalla Regione siciliana e inizialmente riservato ai soli dipendenti regionali, si era poi trasformato in una delle mete turistiche più ambite di tutta l’Isola, ospitando numerose personalità dello spettacolo, soprattutto negli anni d’oro del Festival del Cinema, con le star di Hollywood tra i clienti più affezionati del luogo. Fino al 1972, anno della sua ultima apertura. L’area si estende su oltre 16 mila metri quadri di terreno, incastonata appunto tra le rocce, con 25 piccoli appartamenti, un fabbricato principale di due piani e un altro edificio adibito ai servizi. Insomma, un gioiello a picco sul mare tristemente divenuto dimora per i senzatetto e discarica abusiva di rifiuti.
Dopo diversi interessi privati e una parentesi nel 2016 con il mecenate Antonio Presti che l’aveva ottenuta in comodato d’uso gratuito per farne un Museo della bioarchitettura, in collaborazione con l’Università di Messina (esperienza mai decollata), si chiudono così le porte a qualsiasi rischio di speculazione edilizia. Porte aperte invece, a una completa rigenerazione dell’area mantenendo la principale destinazione d’uso naturalistico del luogo sul quale, lo ricordiamo, ricade il vincolo paesaggistico della Sovrintendenza ai Beni culturali di Messina.
Il progetto di recupero edilizio è stato inserito nel Piano urbano integrato n. 11, “Aree estese a valenza ambientale, culturale e turistico-sociale” nell’ambito del Pnrr. Dei 25 fabbricati, 18 saranno destinati a bungalows, 2 a servizi, 4 come deposito e 1 per alloggio custode. L’obiettivo è quello di creare una cittadella inclusiva e di eccellenza. L’Ufficio tecnico comunale ha quindi dato il placet all’opera ritenendo che “il progetto di recupero conservativo, senza alterazione delle forme e delle volumetrie degli edifici e tendente al recupero di un’area in avanzato stato di degrado, permette di migliorare in maniera sostanziale il paesaggio e si pone come elemento migliorativo del paesaggio”. Tutto ciò non comporta dunque la richiesta di ulteriori varianti o valutazioni e spiana la strada all’avvio dei cantieri in tempi brevi.
L’appalto integrato per la redazione del progetto esecutivo e l’esecuzione dei lavori era stato affidato da Invitalia – incaricata dalla Città Metropolitana – a un’associazione temporanea di imprese chiamata “Operes Srl”, in qualità di mandataria, “Ar.Co. Lavori società cooperativa consortile” come mandante, e “Cosedil Spa” e “Gianni Benvenuto Spa” nelle vesti di consorziate esecutrici, aggiudicatarie dell’appalto al ribasso contrattuale per 4,3 milioni di euro.