TAORMINA (ME) – Chiudere il dissesto finanziario entro il primo semestre dell’anno in corso continua a essere il primo degli obiettivi dell’Amministrazione comunale. La situazione di default, dichiarata a luglio del 2021 per far fronte alla massa debitoria pluriennale fino al 2020, volge al termine grazie soprattutto al lavoro messo in atto dalla Commissione straordinaria di liquidazione – nominata dalla Presidenza della Repubblica su proposta del ministero dell’Interno – composta da Lucio Catania, Maria Di Nardo e Tania Giallongo.
Il lavoro si è focalizzato soprattutto sull’accertamento dei crediti vantati nei confronti del Comune e sulla conseguente proposta transattiva ai creditori. Adesso è tempo di bilanci e l’organo di liquidazione ha fornito alcuni dati.
Le richieste di ammissione alla massa passiva sono state 377, per un totale di oltre 108 milioni di euro, comprensivi di interessi e somme ancora sotto giudizio. Grazie al Dlgs numero 254/2000, che consente all’organo di liquidazione di avanzare procedure transattive semplificate, i crediti realmente ammessi sono stati circa 65 milioni di euro, dei quali 37 milioni e 127 mila oggetto di transazione, e di cui 32 milioni di euro già liquidati.
Palazzo dei Giurati ha provveduto inoltre, ad accantonare ulteriori somme per circa 3,8 milioni, mentre la massa attiva, risalente allo scorso ottobre, ammontava a 26 milioni di euro ai quali aggiungere altri 11 milioni trasferiti dal Comune a carico del proprio bilancio.
Insomma si tratta di numeri che sembrano finalmente proiettare la città di Taormina verso una situazione di pieno risanamento economico, allontanando lo spettro di ulteriori default o piani di rientro.
Tutto dipenderà adesso dai prossimi mesi e passerà come sempre dalla necessità che i creditori restanti accettino le proposte transattive, che stanno procedendo secondo l’anzianità del credito con percentuali comprese tra il 40% e il 60%. Questo è quello che si augurano i liquidatori, mentre l’Amministrazione del sindaco Cateno De Luca continua la sua politica fiscale incentrata sulla stretta ai tributi locali, attraverso una totale revisione delle bollette di acqua e Tari, oltre alle cartelle relative all’Imu, che hanno assalito la maggior parte della popolazione che non pagava da anni.
Con l’approvazione del Bilancio di previsione 2024 e del triennale 2024/2026, lo scorso dicembre si era accertato che la capacità di riscossione dei tributi era ancora ferma sotto il 47%, riferita al totale delle entrate. In particolare, mancano all’appello ogni anno 15 milioni di euro di entrate, con circa il 75% di evasione rappresentato da almeno il 15% di contribuenti locali di fascia ricca-benestante. Al contrario di quel restante 85% di taorminesi che pagano regolarmente le tasse e che rappresentano invece, in proporzione, soltanto il 20 o 25% del valore dei tributi. Con le dovute sanzioni, Palazzo dei Giurati ha calcolato che mancherebbero all’appello qualcosa come 34 milioni di euro.
Insomma, se Taormina si è trovata in dissesto, gran parte del “merito” è dovuto all’evasione fiscale di alcuni contribuenti che si trascinava da anni. Senza dimenticare però che un passaggio fondamentale per il risanamento delle casse comunali è stata la chiusura del Lodo Impregilo, grazie a una maxi transazione da 23 milioni di euro che ha messo la parola fine su un contenzioso durato decenni e che da solo rappresentava circa 40 milioni di euro di debiti per il Municipio.
Palazzo dei Giurati guarda adesso con fiducia al futuro, nella speranza che si possa tornare presto a investire, a cominciare dal fabbisogno di personale di cui il Comune ha urgente bisogno.