Messina

Teatro Antico di Taormina: “No agli spettacoli a luglio e agosto”

TAORMINA (ME) – Ci risiamo. Torna d’attualità lo scontro tra il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, e la Regione siciliana sulla gestione degli spettacoli al Teatro Antico.

A riaccendere la miccia è stata, nei giorni scorsi, la riunione della Commissione Anfiteatro Sicilia – l’organismo regionale che stabilisce la suddivisione degli eventi nei beni culturali dell’Isola – voluta appositamente dal primo cittadino della Perla per mettere una volte per tutte in chiaro le proprie intenzioni, in vista della prossima estate: “Non autorizzerò nessuna manifestazione nei mesi di luglio e agosto del 2024”, ha tuonato il sindaco ai presenti, tra i quali la presidente, Angela Scaduto e la direttrice del Parco archeologico di Naxos, Gabriella Tigano.

La motivazione è netta e ribadita da tempo, ovvero quella che la città di Taormina non riesce a soddisfare, in termini di viabilità, pulizia e sicurezza, l’afflusso che migliaia di spettatori al Teatro determinano in aggiunta alle migliaia di turisti permanenti che affollano la capitale del turismo siciliano nei mesi più caldi dell’anno. Una problematica che anche la precedente amministrazione Bolognari aveva fatto presente, ma che è rimasta sin ora irrisolta.

Una scelta per tutelare il bene, i turisti e la cittadinanza ha dichiarato il sindaco, il quale alla Commissione Anfiteatro ha contestato pure la regola – definita “assurda” – secondo cui il Comune dovrebbe versare 15 mila euro di canone al Parco di Naxos (nel quale ricade il sito archeologico) nelle cinque serate mensili, previste per legge ad utilizzo esclusivo del Comune.

“È come se io pagassi per stare a casa mia”

“È come se io pagassi per stare a casa mia – ha detto De Luca – e questo non lo posso accettare. Se così fosse chiuderò la via Teatro Greco con i tornelli”.

Insomma, Palazzo dei Giurati non ci sta, e punta alla modifica della convenzione che regola il rapporto tra le parti in termini di gestione e assegnazione degli eventi. Del resto il Comune di Taormina, per simili ragioni legate a una gestione ritenuta troppo sbilanciata a favore della Regione, ha già deliberato in Consiglio comunale l’uscita dalla Fondazione Taormina Arte, sulla scia di quanto già fatto dall’amministrazione De Luca per il Comune di Messina. La fuoriuscita sarà completa dal punto di vista burocratico nel prossimo mese di gennaio.

Una battaglia a tutto campo dunque, iniziata il giorno stesso dell’insediamento di De Luca a Palazzo dei Giurati. A fine giugno infatti, dopo un acceso confronto in Aula e su proposta dei parlamentari di Sud chiama Nord, l’Ars aveva approvato una norma che stabilisce come una parte dei soldi provenienti dai biglietti d’ingresso dei siti archeologici, debba ritornare ad essere versata ai Comuni nel cui territorio ricadono.

Sarà necessario stipulare nuove convenzioni per poter incassare il 15% dei proventi ottenuti dallo sbigliettamento ordinario, esclusi i grandi eventi organizzati dai privati. I soldi serviranno alle amministrazioni comunali per garantire appunto i servizi di viabilità, sicurezza, decoro urbano e raccolta dei rifiuti, mentre i Parchi archeologici dovranno garantire ai Comuni, come detto, almeno cinque giornate al mese per organizzare proprie manifestazioni. Ammesso che non si debbano pagare altri 15 mila euro per serata. E senza dimenticare che proprio su questa percentuale dei ticket d’ingresso esiste un’ulteriore contesa legale tra Taormina e la Regione siciliana, con in ballo 2,8 milioni di euro riguardanti gli anni dal 2014 al 2016 quando la Legge numero 10/99 prevedeva che il 30% degli introiti spettavano al Comune nel quale ricadevano i monumenti. Si potrebbe arrivare a una proposta transattiva tra le parti, con la Regione che ritiene di non dovere più adempiere a quegli obblighi considerando che la normativa di riferimento nel frattempo è stata superata. Ma per Palazzo dei Giurati la battaglia deve andare avanti.