Fare un test rapido per scoprire se si è positivi al Coronavirus, è spesso un’ottima soluzione per saltare le lunghe code e e farlo comodamente a casa propria. Un motivo in più per evitare contatti con potenziali positivi, in laboratori o nei drive in. Una esigenza davanti al moltiplicarsi dei contagi, spinti dalla circolazione della variante Omicron.
C’è stata insomma una certa frenesia da tamponi che ha portato tra le altre cose a qualche incomprensione su utilità, affidabilità, modalità e tempi di utilizzo degli antigenici, più economici e rapidi da effettuare rispetto a quelli molecolari. In questa confusione che può risultare dannosa e compromettere il contenimento dei contagi, come forse sta ccadendo in questi ultimi giorni del 2021, cerchiamo di fare chiarezza e capire quando ricorrere ai tamponi antigenici può essere utile, conoscere tempi, modalità e perché sono meno affidabili e danno tanti falsi negativi.
Poche ore prima di incontrare parenti e amici può essere utile effettuare un test antigenico per avere qualche sicurezza in più sul non essere contagiosi, a patto di ricordare che nessun test dà la certezza assoluta di essere positivi o meno. Un esito negativo non significa inoltre che non si abbia il coronavirus: si potrebbe essere nella fase iniziale dell’infezione e quindi non avere ancora una carica virale tale da risultare positivi al test.
Se si hanno sintomi, ma non si ha la certezza di essere entrati in contatto in precedenza con un positivo, può essere utile effettuare un test rapido il giorno in cui questi sono comparsi. Se negativo, il test va ripetuto dopo 2-3 giorni e se ancora negativo conviene effettuarlo nuovamente il quinto giorno, sempre dall’insorgenza dei sintomi. Nel caso in cui si disponga di un solo test fai-da-te, è consigliabile attendere il secondo o terzo giorno dopo l’inizio dei sintomi.
Nel caso in cui non si abbiano sintomi, ma ci sia il sospetto di essere entrati in contatto con un positivo, si può valutare di fare un test rapido dopo un paio di giorni dall’eventuale esposizione e un altro dopo 3-5 giorni.
Se si ha la certezza di essere stati in contatto stretto con un positivo valgono invece le indicazioni del ministero della Salute: isolamento per 7 giorni se vaccinati e per 10 se non vaccinati, al termine dei quali è necessario un test negativo.
Una differenza fondamentale tra i tamponi rapidi effettuati in farmacia e quelli fai da te è in chi li esegue. Si perché da una parte c’è un operatore sanitario che conosce perfettamente la manovra per il prelievo del campione biologico attraverso il naso, dall’altra c’è una persona che potrebbe sbagliare la procedura o essere incerta nell’introdurre la bacchetta nella narice. E quindi, il campione prelevato potrebbe non essere adeguato e idoneo, aumentano sensibilmente le probabilità che il test dia un risultato falsato sulle nostre condizioni.
I test impiegati in farmacia e disponibili nelle versioni fa-da-te non cercano il materiale genetico del coronavirus (come avviene con i test molecolari, PCR) o gli anticorpi (test sierologici), ma rilevano la presenza di particolari proteine tipiche del virus. Si chiama così perché mettono in evidenza l’eventuale presenza degli antigeni, le sostanze estranee presenti nel nostro corpo che provocano una reazione, che porta poi a una risposta del sistema immunitario.
Mentre i test molecolari sono affidabili, perché attraverso il processo di analisi del campione prelevato con il tampone riescono a rilevare anche porzioni molto ridotte del materiale genetico del coronavirus, i test antigenici sono meno sensibili e faticano a rilevare l’infezione se la carica virale non è particolarmente alta.
Il ministero della Salute raccomanda l’impiego di test rapidi che abbiano più dell’80 per cento di sensibilità e oltre il 97 per cento di specificità. Più è alta la sensibilità, minore è il rischio di falsi negativi (persone positive non rilevate); più è alta la specificità, minore è il rischio di falsi positivi (persone non contagiate segnalate come positive). I produttori dei test devono indicare sulle confezioni i valori percentuali della sensibilità e della specificità, sia nel caso dei test fai-da-te, sia nel caso di quelli in farmacia (di solito la persona addetta ai test in farmacia consegna un foglio con tutti i dettagli).
In linea di massima un antigenico ha maggiori probabilità di dare come risultato un falso negativo rispetto a un molecolare. Negli ultimi giorni molte persone hanno attribuito a questa circostanza il fatto di essere risultate positive solo dopo un molecolare, anche se all’antigenico erano risultate negative, ma in vari casi è probabile che la causa non fosse di per sé il test rapido, ma il momento in cui era stato eseguito.
Nel caso di contatto certo e stretto con un caso positivo ci sono le regole fornite dal ministero della Salute, che al momento – il 28 dicembre – prevedono una quarantena di 7 giorni per i vaccinati e di 10 per i non vaccinati, la cui fine viene poi confermata dopo essere risultati negativi a un test molecolare o antigenico in farmacia. È tuttavia in corso un dibattito nel governo sull’opportunità di accorciare i tempi della quarantena, specialmente per i vaccinati.
I contatti dovrebbero essere notificati e tracciati, cosa che però sta avvenendo sempre meno anche a causa dell’alto numero di nuovi contagi a causa della variante omicron. Parte del tracciamento si è inoltre perso per strada a causa del ricorso ai tamponi fai-da-te, con i quali chi apprende di essere positivo non sempre effettua – come invece sarebbe importante facesse – ulteriori test in farmacia o in laboratorio, che finiscono nei conteggi ufficiali.
La vaccinazione, se da un lato ha ridotto il rischio di sviluppare forme gravi della COVID-19, dall’altro non impedisce che si sviluppino sintomi lievi piuttosto in fretta dopo l’infezione, segno della rapida risposta del sistema immunitario che ha imparato a contrastare il coronavirus proprio grazie al vaccino.
Può quindi accadere, e sta succedendo con l’avanzare della variante omicron, che alcune persone abbiano sintomi blandi (come tosse, naso che cola e febbre lieve) anche nella fase in cui la carica virale è ancora bassa. In questo caso, se si sottopongono a un test antigenico è probabile che ottengano un esito negativo, perché la concentrazione di antigeni non è a livelli tali da essere rilevata soprattutto nelle cellule delle mucose nasali. Questa condizione può prolungarsi per giorni, in cui si è poco o per nulla contagiosi, con una buona probabilità di continuare a risultare negativi ai test antigenici. La causa non è tanto la specificità e la sensibilità dei test rapidi, ma l’efficacia dei vaccini.
Se si dispone di un numero sufficiente di test fai-da-te, può essere utile effettuarne uno il giorno in cui sono comparsi i sintomi e, se negativo, ripeterlo dopo 2-3 giorni e se ancora negativo effettuarlo nuovamente il quinto giorno, sempre dall’insorgenza dei sintomi. Nel caso in cui si disponga di un solo test fai-da-te, è consigliabile attendere il secondo o terzo giorno dopo l’inizio dei sintomi.
Nel caso di un esito positivo è opportuno effettuare un test molecolare per confermare il risultato e per essere compresi nel tracciamento. Finché si è positivi è inoltre importante rimanere in isolamento.
Nel caso in cui ci sia il forte sospetto di essere entrati in stretto contatto con una persona positiva, il test rapido dovrebbe essere effettuato dopo un paio di giorni dalla sospetta esposizione e ripetuto giornalmente per una settimana. Se non si dispone di test a sufficienza, può essere utile effettuarne almeno uno tra il terzo e il quinto giorno dopo il sospetto contatto.