In esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, l’attore Totò Cascio, il bambino protagonista di “Nuovo cinema Paradiso” si è raccontato, analizzando anche il motivo della sua lunga assenza dalle scene.
“E’ stata una bellissima esperienza nata con il primo ciak l’8 Maggio del 1988. Per me fu un’esperienza naturalmente nuova. Ero molto piccolo, avevo solamente otto anni e l’ho vissuta come un gioco con spontaneità e naturalezza. Fortunatamente è andata molto bene. Giuseppe Tornatore, scelse la piazza di Palazzo Adriano per poter girare film, in quello che è il mio paese natale.
Successivamente, ha girato le scuole dei paesi limitrofi ed attraverso un paio di selezioni fotografiche, dove sono stato selezionato con altri bambini con alcuni requisiti particolari e dopo che il regista ci ha voluto incontrare, il prescelto sono stato io. Da lì iniziò la mia esperienza nel mondo del cinema”.
“La gloria è tutto quello di cui abbiamo parlato fino adesso, ovvero aver lavorato con personaggi fantastici, l’Oscar, il successo, l’affetto del pubblico e tutti gli altri film. La gloria, naturalmente la si accetta facilmente.
Successivamente, nella mia vita è arrivata la prova, ovvero la retinite pigmentosa con edema oculare con che è una malattia invalidante. Quindi, mi sono fermato, chiudendomi in me stesso e non parlandone con nessuno. Sono stati anni difficili, fatti di lacrime e sacrifici. Dopo un lungo percorso, ho trovato il coraggio di uscirne e di prendere in mano la mia vita attraverso il libro che ho scritto e nel quale ho potuto esternare il tutto”.
“Mi piacerebbe poter tornare al cinema e in televisione. Inoltre, vorrei portare in autunno ‘La gloria e la prova’ in teatro. Avevo bisogno di accettare lentamente ma con consapevolezza quello che mi è accaduto”.
“La seconda, a mio avviso è la più importante. Chi vive un periodo di ‘prova’ e affronta una salita, deve essere pronto a farsi aiutare. Essere aiutati, infatti, non è una vergogna, anzi, tutt’altro. Bisogna prendere consapevolezza e chiedere aiuto, che per me è la forma più nobile del coraggio, per riprendere in mano la propria vita.
A chi vuole intraprendere un percorso in questo mestiere, mi sento di poter dire di avere tanta passione, divertendosi e amando quel che si fa. Non bisogna pensare subito al guadagno ed al successo ma investire su se stessi”.
Antonio Licitra