L’Agenzia delle Entrate è stata condannata dalla Commissione tributaria provinciale di Trapani per lite temeraria in un contenzioso con i comproprietari di un immobile di pregio in una zona turistica della provincia (sentenza 1227/03/19).
La questione riguardava la riqualificazione dei redditi e dell’attività esercitata su un immobile in comunione: gli avvisi di accertamento Iva e Irap relativi all’anno 2013 si innestavano su adempimenti già eseguiti e imposte già versate, quindi non in un ambito di ipotizzata evasione e/o di elusione fiscale, spiega Il Sole 24 Ore.
Secondo la Guardia di finanza prima e la stessa Agenzia poi, i comproprietari del complesso monumentale non si erano limitati a godere dei frutti, diretti e indiretti, della comunione, ma avrebbero esercitato una vera e propria attività di impresa in forma societaria, consistita nel mettere a reddito l’immobile con un’operatività “che sembrerebbe improntata al fine di conseguire uno scopo commerciale e lucrativo”.
Secondo la Ctp c’è stato un “abuso del processo” da parte dell’Agenzia delle Entrate che non aveva alcuna utilità a perseguire l’illecito contestato: avrebbe originato tra l’altro un differenziale negativo sull’imposta pagata. Per la Commissione locale si è trattato di “un’azione temeraria” che ha costretto i resistenti a stare in giudizio “con grave pregiudizio economico e morale”.
Da qui la liquidazione del danno fissata in 3.500 euro a favore di ognuno dei comproprietari, oltre al pagamento delle spese processuali a carico dell’Agenzia.