MESSINA – Aree o immobili cercasi per il secondo Palazzo di Giustizia. Si ricomincia dalla manifestazione di interessi, su cui sembra stia lavorando il dipartimento Servizi Tecnici del Comune, per dare una risposta agli operatori che da tempo sono costretti, al Tribunale di Messina, a svolgere l’attività quotidiana in locali inadeguati e in condizioni di assoluta insicurezza.
Nel 1995 la Cassa depositi e prestiti concesse 17 milioni di euro per costruire un nuovo immobile o adattarne uno esistente alle funzioni giudiziarie e alleggerire così non solo il plesso centrale ma accorpare tutte quelle sedi distaccate che costano allo Stato 1,2 milioni di euro l’anno in fitti passivi. Alcuni di questi uffici non rispondono neppure agli standard minimi di sicurezza, sia strutturale che logistica. Nel buio più assoluto della vicenda, unico spiraglio negli ultimi mesi è stata la possibilità di utilizzare alcuni locali dell’Inps.
A febbraio 2017 veniva firmato il protocollo di intesa tra i Ministeri della Giustizia e della Difesa, Agenzia del Demanio e Comune di Messina con il quale si stabiliva che sarebbe stata l’area della Caserma Scagliosi, sede dell’ex Ospedale militare, a dare una soluzione al sovraffollamento di Palazzo Piacentini. Dopo decenni di sterili discussioni sulla sede, sembrava fosse questa la soluzione che avrebbe consentito di utilizzare il finanziamento disponibile.
Quel protocollo aveva durata quattro anni, tempo sprecato a rimettere in discussione tutto e tirare fuori altre ipotesi come quella fatta dal sindaco Cateno De Luca del palazzo di nove piani da costruire in via La Farina al posto del parcheggio a due livelli. Si sono aperti altri tavoli tecnici e si è scoperto anche che per l’intero progetto di riconversione della Caserma non bastavano più quei 17 milioni, sempre che siano ancora disponibili, ma quanto esattamente non si è mai saputo. Intesa quindi scaduta, secondo Palagiustizia per il momento archiviato e problemi degli uffici giudiziari che non possono che aggravarsi. Salvatore Mondello assessore comunale ai Lavori pubblici adesso ha dato mandato per avviare una nuova manifestazione di interesse che significa ricominciare un percorso che nel 2017 sembrava tracciato.
Il cambio nel frattempo di Amministrazione, da Accorinti a De Luca, ha giocato un ruolo, perché sull’ipotesi “Palagiustizia al posto della Caserma” il nuovo sindaco si era sempre mostrato scettico ma il fallimento di quell’intesa, ha tenuto a precisare recentemente Mondello, non scaturisce certo dall’inerzia dell’Amministrazione.
“Lo scorso maggio – ha spiegato Mondello – la Giunta Comunale con Delibera ha preso atto che non è pervenuto alcun assenso alla proposta formulata dall’Amministrazione (il palazzo in via La Farina) da parte degli Enti Ministeriali e che il Protocollo d’intesa è scaduto lo scorso 8 febbraio, senza che siano state poste in essere le attività che erano previste”.
Mondello ripercorre un po’ le tappe del fallimento dell’intesa sottoscritta nel 2017.
“Durante il tavolo tecnico del giugno 2019 presso il ministero della Giustizia – ha aggiunto – si è chiarito che il Protocollo presentava criticità e dunque non poteva funzionare sotto il profilo tecnico, economico, temporale e pratico. Per tale motivo, pur avendo il dindaco ritirato la proposta alternativa, i sottosegretari alla Difesa ed alla Giustizia hanno deciso di valutarla ed hanno aggiornato il tavolo al 30 settembre 2019 . Il cambio di Governo ha fatto slittare tutto al 16 gennaio 2020 quando si è chiarita la condizione di stallo e si è ottenuto l’impegno di definire in maniera netta la situazione, anche da parte dell’Agenzia del Demanio, che avrebbe dovuto effettuare la progettazione ma la risposta dell’Agenzia è stata che il solo che poteva fornire informazioni sullo stato del procedimento era il Ministero della Giustizia”.
“Ulteriore conferma del disimpegno da parte dei firmatari del Protocollo è riscontrabile nelle nota del Ministero della Difesa del 30 gennaio 2020 e del 23 giugno 2020 – ha concluso Mondello – con le quali si conferma la non disponibilità dell’Esercito a trasferire il proprio Ospedale in altra sede”.