ROMA – Gli effetti devastanti del Covid-19 hanno inevitabilmente condizionato le dinamiche delle esecuzioni immobiliari. Con la chiusura dei tribunali nel periodo del lockdown, sono state rinviate più di 30 mila aste giudiziarie per un valore di quasi 3,7 miliardi di euro. Una perdita di dimensioni tutt’altro che banali, messa in evidenza dal sesto rapporto dal Tavolo di studio sulle esecuzioni T6.
Nonostante la riapertura dei Tribunali avvenuta già nei mesi scorsi, la ripresa si preannuncia piena di difficoltà per instabilità e lentezza. In più con le prime case (procedure ferme fino al 30 ottobre) che sono state esentate dalle aste dal Decreto Cura Italia e la ripartenza dei Tribunali in ordine sparso, si prevede un ritorno a pieno regime solo a partire dalla metà di settembre. I problemi riguardano anche le iscrizioni dei procedimenti esecutivi che sono calate in media del 40%. Nel primo semestre (gennaio – giugno) le nuove procedure esecutive sono infatti passate dalle 22.319 del 2019 alle 13.381 del 2020.
La fase di stallo derivante dal Coronavirus porterà ad un allungamento dei tempi. Lo scorso anno era stata invertita la tendenza: l’arretrato, infatti, era calato del 14%: a fine 2019 le pratiche da chiudere erano 204.602, contro le 239.869 di fine 2018. E anche la durata media dei procedimenti si prolungata di ben 5 mesi, passando da 4,2 a 4,6 anni (da 1.538 a 1.688 giorni).
A livello territoriale vi sono delle differenze. Alcuni Tribunali hanno raggiunto buoni risultati, ma la media europea di tre anni resta ancora un miraggio. Per il 13,4% delle 204.602 procedure aperte a fine 2019 (oltre 27mila fascicoli), il percorso giudiziario per il recupero dei crediti problematici è partito infatti più di dieci anni fa.
Le principali criticità sono al Sud. A Potenza il 51,8% delle pratiche va oltre i dieci anni, a Matera il 43,3 e a Salerno il 40,7%. Senza alcun fascicolo con più di dieci anni ci sono i tribunali di Rimini, Gorizia, Aosta, Bolzano, ma anche Napoli Nord. E a Trieste per chiudere una procedura bastano infatti 2 anni e 5 giorni, a Ferrara 2 anni e 41 giorni mentre a Trento 2 anni e mezzo.
Secondo il calcolo della durata effettuato dall’Osservatorio T6, i Tribunali del Settentrione si avvicinano per tempistica ai valori europei. La classifica dei tribunali con la migliore tempistica nella definizione delle esecuzioni immobiliari nel 2019 vede sul podio Trieste, con una media di 2 anni e 5 giorni, Ferrara con 2 anni e 41 giorni, e Trento, con 2 anni e mezzo. Seguono Aosta (2,56), Gorizia (2,66), e Napoli Nord, il tribunale classificato “molto grande” che chiude le procedure esecutive in 2 anni e 75 giorni. Bolzano (2,84), Savona (2,85), Como (2,99) e Busto Arsizio con una media di tre anni chiudono la top ten. Cagliari, con 6 anni e 87 giorni, ha invece i tempi di definizione più lunghi, tallonata da Enna (6 anni e 78 giorni) e Patti, altro tribunale siciliano, con 6 anni e 77 giorni.
Ed è proprio in Sicilia, da sempre regione “dinamica” sul fronte delle esecuzioni immobiliari, che si è registrata una percentuale significativa riguardante il blocco delle aste. Secondo i dati che Reviva ha fornito al Quotidiano di Sicilia, il totale delle esecuzioni sospese nella nostra regione a causa del Covid-19 è di 3.960 (il 13% del totale). Parliamo di una cifra sicuramente non indifferente che trova conferma nel valore totale, inteso come la somma delle offerte minime, il quale ammonta a 379.618.610 € (il 12% del valore totale).
Twitter: @AntoninoLoRe