Le procedure fallimentari (che hanno cambiato denominazione) hanno una durata indeterminata, quasi infinita, per una serie di ragioni oggettive, ma anche soggettive e cioè che i gestori seguono la famosa regola che vale un po’ per tutti i professionisti: “Più pende, più rende”. Normalmente gli incarichi non prevedono una scadenza fissa e non rinnovabile, che farebbe muovere l’interesse dell’incaricato a chiuderle entro la scadenza. La conseguenza è che i cespiti che fanno parte della procedura (immobili, terreni, aziende ed altro) si depauperano col tempo, perdono continuamente valore fino ad azzerarlo.
Nessuno è preposto a tutelare il valore di beni inseriti in tali procedure e quindi il funzionamento è affidato esclusivamente al senso etico e responsabile degli incaricati.
Non è compito nostro, cioè dell’informazione, specificare chi possano essere questi incaricati e quali le cause della mancata conclusione in tempi ragionevoli delle procedure, ma ci sembra che quanto precede sia facilmente deducibile.
Ai cespiti conseguenti alle procedure, già denominate fallimentari, si aggiungono altri cespiti conseguenti a procedure esecutive, a sequestri, pignoramenti e altro.
Tali cespiti vanno a ingrossare i cosiddetti “magazzini” dei tribunali, che, via via, li mettono all’asta pubblica perché vengano venduti, con la conseguenza che i relativi importi vanno a saldare i crediti e quindi danno ristoro ai creditori.
Perché vi scriviamo quanto precede? Perché da un certo periodo le aste pubbliche si sono fortemente rallentate, non vengono pubblicate sui quotidiani e non vengono effettuate tramite le cosiddette aste telematiche.
La conseguenza di quanto precede è che i “magazzini” si ingrossano continuamente e i creditori soffrono perché non incassano quanto gli spetterebbe. Ma c’è di più. Gli immobili non venduti si depauperano, perdono valore, per cui quando arriveranno all’asta, la contropartita in denaro sarà più bassa di quella che ci sarebbe stata se fossero stati venduti qualche anno prima. Solo in breve vogliamo anche segnalare le combriccole che stanno dietro a questo mondo sconosciuto.
Del fatto in esame non se ne capiscono le ragioni perché basterebbe un’accelerazione da parte dei magistrati preposti ed ecco che potrebbero esserci aste tutti i giorni, numerose e continue.
I quotidiani servono per portare all’attenzione dell’opinione pubblica tali aste, che potrebbero essere fatte in contemporanea o in alternativa anche nei luoghi autorizzati. In ambedue i casi il risultato sarebbe positivo per tutte le ragioni che abbiamo prima esposto.
Non si comprende, per conseguenza, l’inerzia che c’è nel settore in quanto non avvantaggia nessuno, ma crea danni a tutti.
Portiamo la questione all’attenzione dell’opinione pubblica in quanto si tratta di fatti non noti comunemente, ma che tuttavia i/le cittadini/e debbono conoscere perché possono anche avere interesse a partecipare a tali aste per comprare gli immobili a prezzi convenienti. Si ricorda che anche per queste operazioni è possibile accedere a mutui immobiliari che ora hanno fatto scendere l’interesse a circa il tre per cento.
Vi è un altro settore analogo, trattato più volte da questo giornale, che vogliamo riportare all’evidente memoria dei/delle cortesi lettori/trici ed in genere dei/delle cittadini/e. Riguarda le decine di migliaia di cespiti di varia natura (anche in questo caso terreni, immobili, imprese e via enumerando) che sono stati sequestrati alla criminalità organizzata e successivamente confiscati. La confisca, come è noto, fa entrare in piena proprietà lo Stato di tali cespiti.
Essi sono affidati a un’agenzia (Anbsc), la quale dovrebbe tenerli in buone condizioni per evitarne il loro depauperamento. Ma, come è ben comprensibile, ciò non accade con la conseguenza che anche in questo caso essi perdono valore e quando eventualmente vengono assegnati o venduti realizzano poco. Ed anche in questo caso dobbiamo evidenziare l’assenza di interesse a fare quanto necessario perché ciò non accada.