I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’operazione riguardante una truffa all’Ue. Con un’ordinanza il G.I.P. del Tribunale del capoluogo, su richiesta del locale Ufficio della Procura Europea, ha applicato n. 7 misure interdittive del divieto di contrattare con la P.A. e di esercitare attività professionali o imprenditoriali.
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Con il medesimo provvedimento è stato disposto anche il sequestro di n. 5 complessi aziendali, somme di denaro, beni mobili e immobili. Inoltre, quote societarie per un importo complessivo di circa 15 milioni di euro, quale profitto dei reati di truffa aggravata all’Ue per il conseguimento di erogazioni pubbliche, autoriciclaggio, malversazione, nonché emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, a vario titolo contestati.
Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di polizia Economico-Finanziaria di Palermo (Gruppo Tutela Spesa Pubblica), hanno avuto ad oggetto richieste di contributi pubblici nell’ambito:
e hanno consentito di ipotizzare l’indebita percezione di contributi di origine nazionale ed europea, nonché l’esistenza di un’articolata frode fiscale.
In particolare, gli indagati avrebbero così operato a Palermo una truffa all’Ue. Avrebbero presentato alla Regione Siciliana fatture per operazioni inesistenti e altra documentazione mendace (relazioni, computi metrici, dichiarazioni sostitutive di atto notorio). Il tutto allo scopo di attestare falsamente il sostenimento dei costi relativi alla realizzazione di un impianto per la distribuzione carburanti, di un’azienda agricola completa di stalle e di un vigneto con annessa cantina.
In realtà solo quest’ultimo progetto sarebbe stato in parte realizzato, peraltro utilizzando false attestazioni al fine di far risultare la conclusione dei lavori entro i termini previsti dal decreto concessorio.
Gli accertamenti svolti sulla truffa all’Ue a Palermo hanno permesso di rilevare che sarebbero state emesse fatture false. Questo al fine di documentare il sostenimento dei costi per la realizzazione dei progetti finanziati. L’importo è di circa 10 milioni di euro e proviene da un circuito di società apparentemente distinte da quelle beneficiarie delle pubbliche sovvenzioni. Di fatto, sono però riconducibili al principale indagato e ideatore del sistema di truffa all’Ue.
Le indagini finanziarie avrebbero dimostrato la simulazione dei pagamenti relativi alle false fatturazioni, in quanto effettuati quali mere “partite di giro”, attraverso l’impiego della medesima somma di denaro (cd. somma “navetta”) che ha fatto “la spola” tra i conti correnti delle società interessate. Questo avrebbe consentito agli indagati di ottenere indebitamente contributi pubblici per oltre 4,5 milioni di euro, di cui oltre 2 milioni di euro già erogati.
Le attività investigative sulla truffa all’Ue a Palermo hanno evidenziato come i citati fondi pubblici sarebbero in parte stati utilizzati anche per fini diversi rispetto a quelli per i quali erano stati erogati. Ciò ha consentito di avanzare anche ipotesi di malversazione per circa 850.000 euro, nonché impiegati in attività economiche e per investimenti speculativi (sottoscrizione di fondi comuni d’investimento), con conseguente configurazione del reato di autoriciclaggio per un valore di un milione di euro.
La misura interdittiva del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese o uffici direttivi di persone giuridiche è stata emessa nell’inchiesta dell’Eppo nei confronti di sette persone.
Sono state sequestrate le seguenti società: