CATANIA – Erano in 20.000 gli spettatori a saltare e ballare sulle note di “I gotta feeling” e “Let’s get it started” dei Black Eyed Peas il 3 luglio scorso al Parc del Forum di Barcellona. Spettatori che sarebbero saliti a 80.000 complessivamente nei quattro giorni di musica e feste. Ognuno di loro, oltre al prezzo del biglietto (dai 40 ai 70 euro il singolo) spendeva in cibo e bevande, in media, altri 30 euro, senza contare le spese dei non residenti per vitto, alloggio e trasporti.
E almeno in 60.000 ballavano sulle note di Eric Prydz al Tomorrowland 2019. Due weekend di musica, sei giorni in totale, che hanno adunato in uno spirito di amicizia e fratellanza qualcosa come 400.000 spettatori che per essere presenti al 15° anniversario dell’evento hanno speso dagli 88 ai 110 euro per il pass day (ma la maggior parte ha preferito fare l’abbonamento per i tre giorni).
I grandi festival musicali, da qualche anno a questa parte, sono diventati una forte attrazione turistica e un rilevante supporto al Pil di tanti Paesi in giro per il mondo. Anche in Italia, meno che in Sicilia, dove, ad oggi, non si è riusciti a creare un prodotto riconosciuto a livello internazionale, come lo sono, ad esempio, il Tomorrowland in Belgio (nella piccola cittadina di Boom) e il Cruilla festival o il Sonar a Barcellona.
I due eventi musicali, di elettronica il primo, pop e musica varia i secondi, – che vanno molto al di là di un festival, in quanto al loro interno accolgono spettacoli di danza, teatro, kermesse sportive, momenti di aggregazione in molteplici discipline culturali e danno grande spazio all’enogastronomia e all’artigianato locale, il tutto dentro enormi villaggi, appositamente realizzati, con più palcoscenici per le esibizioni e padiglioni dedicati a dibattiti, mostre e multimedia – hanno attratto qualcosa come 400.000 persone in sei giorni a Boom (Belgio) e 160.000 in altri due weekend nel mese di luglio tra Cruilla e Sonar a Barcellona (Catalogna).
La Sicilia, secondo i dati fornitici da Assomusica e relativi agli eventi gestiti dai propri iscritti, ha accolto per spettacoli musicali (ma nessun festival come quelli appena descritti) poco più di 228.000 spettatori. Lontanissimi i risultati di altre regioni italiane come Lombardia (quasi 1 milione e 800 mila spettatori), Lazio (poco più di un milione), Veneto (711 mila), Emilia Romagna e Toscana (entrambe più di 550 mila). In totale, il settore degli eventi in Italia, relativamente agli associati Assomusica, ha portato nel 2018 6,1 milioni di ingressi per un incasso al botteghino di 217 milioni di euro.
Migliorano comunque le performance della Sicilia, che ha fatto registrare un incremento di 31 mila spettatori rispetto al 2017 (+15,68%) e di 1,3 milioni di euro di incassi (+17,83%).
Nell’elaborazione di Assomusica su dati Siae per il 2017 e 2018, l’incremento più consistente lo fa registrare il Molise (+163% di ingressi, anche se di fatto gli eventi si sono solo raddoppiati, passando da uno a due…). Più rilevante dunque l’80% in più di ingressi della Puglia con il 115% di eventi in più (si è passati dai 38 del 2017 agli 82 dell’ultimo anno).
Tornando alla Sicilia, è la musica che continua a tirare il settore: dei 104 eventi monitorati, 72 sono stati concerti di musica leggera, 21 di teatro, 9 i musical e 1 i concerti jazz e classici.
Un settore quello della musica che dà un importante contributo all’economia.
In generale nel 2018, secondo l’International ticketing Yearbook, in Italia sono stati venduti biglietti per 589 milioni di dollari, facendo così del Belpaese il sesto nel mondo per fatturato dietro agli Usa (8,2 miliardi di dollari), alla Germania e al Giappone (staccati a 1,7 miliardi di dollari).
Secondo l’ultimo sondaggio Cerved (2017), il 59% della popolazione ha partecipato a eventi di musica dal vivo. IL 49% si è spostato al di fuori del proprio comune per assistervi, un 10% si è recato all’estero. Da sottolineare come gli abitanti di Sicilia e Puglia risultano quelli che hanno una maggiore propensione a spostarsi, indice questo di una scarsità di eventi all’interno del nostro territorio.
Il valore medio del biglietto si attesta sui 36 euro ma la cosa più interessante e che ogni spettatore ne spende in media 38 sul territorio tra trasporti, vitto e alloggio.
Gli spettacoli di musica dal vivo attirano migliaia di persone in destinazioni dove diversamente non si sarebbero recate. Le presenze aggiuntive generano una domanda di beni e servizi per i quali l’economia locale si attiva e risponde.
In termini macroeconomici i grandi eventi possono essere visti come un momento nel quale la città (o la regione) incamera introiti e stabilisce nuove relazioni commerciali.
Alcuni benefici diretti sono rappresentati dall’incremento della spesa diretta, del numero di turisti e del numero di occupati.
Per ogni euro speso per acquistare il biglietto, ogni spettatore spende in media altri 1,20 euro in beni e servizi sul territorio.
Insomma, un settore, che se ben alimentato potrebbe portare linfa vitale all’economia, ma di cui la Sicilia non sembra accorgersi… Esempi ne sono alcuni case history di eventi musicali che hanno portato turisti e fatturato ai territori su cui si sono tenuti.
Il Firenze Rocks 2018 (dal 14 al 17 giugno dello scorso anno) ha fatto registrare quasi 197.000 spettatori ufficiali (di cui il 76% venuti da fuori Toscana); 89.000 spettatori hanno pernottato almeno una notte, in totale si sono registrati 154.000 pernottamenti; 236 euro la spesa media del turista italiano, 387 quella del turista straniero; all’evento hanno lavorato 4.000 addetti; 34,2 milioni è la stima della produzione totale attivata dalla spesa degli spettatori sul territorio regionale.
Altro esempio virtuoso è il Lucca Summer Festival 2017. Sono stati 55.000 gli spettatori presenti non residenti a Lucca e provincia; 5,4 milioni l’indotto prodotto ogni giorno dal Festival in provincia di Lucca e 15,5 mln di indotto totale prodotto in Toscana.
Due modelli da riprodurre in Sicilia. Da qualche anno si tiene nella più piccola isola delle Eolie il Raya summer Fest. Una manifestazione che ha visto passare, sulla console di fronte a quello struggente scenario eolico che solo il Raya può regalare, star del calibro di Bob Sinclar, Nicky Romero, Little Louie Vega, Tony Humphries e Robin Schulz. Un evento di livello internazionale e organizzato alla perfezione che però, per ragioni logistiche, non può fare i numeri dei vari Tomorrowland, Cruilla & Co. Un modello però da cui partire per dare nuovo slancio e nuovo vigore all’Industria blu dell’Isola.
“Dall’analisi dei dati emerge ancora una volta come la musica dal vivo rappresenti un settore estremamente vitale e dinamico, aperto all’innovazione e all’internazionalizzazione. Un comparto che riveste anche un importante ruolo nel panorama del sistema paese sia sotto l’aspetto socio-culturale, sia per il significativo impatto economico e le conseguenti rilevanti ricadute sul territorio, malgrado non goda a livello nazionale di nessun tipo di sostegno pubblico. Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti ma soprattutto vogliamo evidenziare il trend positivo, sintomo di un comparto costantemente in crescita.
“La musica live, attraverso l’impegno e la passione quotidiana degli operatori professionali del settore, offre al pubblico, alle nuove generazioni, momenti di sana e positiva socializzazione, unione, partecipazione e calore, creando emozioni irripetibili.
Come fare per migliorare le performance del settore e attrarre sempre più visitatori nel circuito degli eventi?
“Creare una rete di eventi, capace di coinvolgere diverse tipologie di operatori sul territorio attivi sia nel settore degli eventi che in quello turistico e commerciale, per sviluppare una strategia unica che possa risultare più attrattiva e dare maggiori risultati anche dal punto di vista delle ricadute economiche. A questo proposito, da quest’anno è in fase di attuazione il programma Triennale di Sviluppo Turistico Regionale 2019/2021, promosso dal Dipartimento regionale del turismo, dello sport e dello spettacolo nell’ambito del PO FESR Sicilia 2014/2020, che permette di pianificare la programmazione nel periodo dei 3 anni, costruendo così un’offerta culturale continuativa. In questa prospettiva possono essere preziosi gli accordi con le strutture di ricezione alberghiere ed enogastronomiche e con le compagnie di trasporto, così da offrire al pubblico un’offerta vantaggiosa, competitiva, e facilmente fruibile, trend già diffuso in molti paesi d’Europa”.
In Sicilia mancano grandi festival (come Tomorrowland in Belgio o Cruilla Festival a Barcellona) che uniscono alla grande musica spazi dedicati all’enogastronomia, all’artigianato e alla tecnologia. Come mai questo gap con il resto d’Europa? Com’è il dialogo con le istituzioni nazionali e regionali per incrementare questo tipo di eventi che portano fatturato e turisti?
“Una delle motivazioni è legata alle strutture presenti, che non permettono di ospitare grandi festival, sulle quali ci vorrebbero maggiori investimenti da parte delle pubbliche amministrazioni, nell’ottica di poterle destinare anche ad altri eventi, ad esempio quelli sportivi, così da aumentare la qualità e la varietà dei servizi, permettendo allo spettatore di vivere l’evento come un’esperienza a 360 gradi, non a caso il nostro motto è “regaliamo emozioni”.
“Maggiori investimenti andrebbero fatti anche sulla viabilità e sulla mobilità attualmente insufficienti che rappresentano un altro deterrente in quanto rendono difficili gli spostamenti sul territorio regionale. Considerando questi limiti, indispensabile è la ricerca di collaborazione tra figure direttamente coinvolte nell’organizzazione degli eventi e figure esterne in ambito pubblico e privato; questo anche al fine di incrementare le altre fonti di introito (come sponsorizzazioni e contributi istituzionali) svincolando maggiormente le scelte strategiche degli organizzatori dal limite della vendita dei biglietti.
“Riguardo al dialogo con le istituzioni possiamo confermare che è positivo e collaborativo, anche se purtroppo a volte è ostacolato da una burocrazia lenta e complessa.