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Turismo, sì all’ottimismo ma con i piedi per terra

“Gli effetti della crisi saranno molto lunghi soprattutto nel settore del turismo che rappresenta tra il 13 e il 14% del Pil nazionale, in Sicilia anche il 15%. Giustissimo professare ottimismo, ma senza travisare la realtà, agosto mese storicamente votato alle vacanze degli italiani ha fatto registrare numeri incoraggianti, mancano però i turisti stranieri in giro per le nostre città d’arte e siamo ancora in attesa del voucher della Regione Siciliana che nonostante le rassicurazioni fino a Ferragosto non è stato attivato. Una misura che se non sfruttata nel pieno dell’estate della crisi non sappiamo cosa potrà sortire in futuro per il bene delle imprese”.

Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia, concentra le sue attenzioni sul turismo, uno dei settori-chiave per l’economia della Sicilia e di tutto il Paese e non si nasconde da quella che gli addetti ai lavori, prima di tutti, considerano come una vera e propria catastrofe economica. Mentre qualcuno parla di “sold out”, tanti imprenditori del settore non sono riusciti, dopo il lockdown, a riaprire le loro strutture e tantissimi altri sono ormai allo stremo.

In Sicilia centinaia di imprese ricettive non hanno riaperto in estate, in Italia oltre 20 mila e abbiamo perso in Italia almeno un milione di posti di lavoro – sottolinea Pace -. Si immagini la ristorazione e il commercio legati anche al turismo quello che hanno subito. Gli interventi del governo per questi comparti sono stati troppo timidi e il rilancio dei consumi non arriva. Le imprese vanno aiutate in modo strutturale, le piccole carezze non servono a niente. Ci troviamo davanti alla peggior crisi economica del Dopoguerra e credo di poterlo affermare senza tema di smentita – prosegue Pino Pace – e il turismo è tra i settori che di più sta patendo. Lo vediamo anche dai flussi di turisti stranieri ridotti al minimo. E sappiamo quanto sia fondamentale la presenza degli stranieri in Sicilia”.

I fatti, dunque, raccontano una realtà molto più amara. “Naturalmente le località balneari – aggiunge il presidente di Unioncamere Sicilia – sono da sempre le più gettonate e hanno visto un po’ di turisti in più, soprattutto nei weekend e nella settimana di Ferragosto, le città d’arte la crisi l’hanno vissuta tutta e la stanno vivendo, crisi che continuerà perché gli americani e i cinesi che in tanti si aspettavano anche in Sicilia non arriveranno. Ferragosto non ha salvato il turismo. Sarà difficile rimediare le perdite per il 2020”.

I dati dell’Osservatorio turistico alberghiero di Federalberghi hanno registrato “un crollo vertiginoso anche in luglio, con un calo delle presenze del 51%. Gli stranieri continuano a latitare (-76,4%) e il calo a doppia cifra interessa anche gli italiani (-24,5%). Ancora più drammatico è il consuntivo dei primi sette mesi: da gennaio a luglio le presenze sono calate del 67%, con una riduzione del 57,5% dei turisti italiani e del 76,7% dei turisti stranieri. Ad oggi, le strutture turistico ricettive italiane hanno perso oltre 159 milioni di presenze e le proiezioni sul 2020 dicono che ne andranno in fumo ulteriori 116 milioni. E questa prima estate dall’esplosione della pandemia da coronavirus ha modificato in modo sostanziale anche le abitudini di viaggio e dei viaggiatori, oltre alla riduzione dei budget destinati alle spese per le vacanze.

“Meno soldi per i trasporti aerei e le crociere – sottolinea Pace – gli italiani hanno puntato ai viaggi all’interno del nostro Paese e gli stessi siciliani hanno preferito di restare in Sicilia, magari per scoprire luoghi che non avevano ancora visitato, molti hanno prenotato qualche giorno con un minimo di anticipo e per spostarsi è stata privilegiata l’auto di famiglia. Questo la dice lunga su quello che stiamo vivendo, anche perché lo sappiamo tutti che il coronavirus resiste, è ancora fra noi e non è stato sconfitto, la qual cosa determina una sensazione di incertezza anche tra chi ha voglia di vacanza”. Nel frattempo, emerge da un recente sondaggio che Catania, Palermo e Lampedusa saranno le località preferite dagli italiani per le vacanze in settembre e che i tedeschi preferiranno la Sicilia.

Reputazione turistica, Sicilia seconda in classifica
Sicilia seconda, dopo il Trentino Alto Adige, nella classifica della reputazione turistica delle regioni italiane stilata per il quarto anno consecutivo dall’istituto Demoskopika. 110,9 punti per la nostra Isola che ha dimostrato, da un lato, di essere la destinazione turistica più ricercata sul web dai consumatori e, dall’altro, di essere la meta turistica preferita dai vacanzieri italiani per il 2020.
Al terzo posto altra new entry dopo la Sicilia: si tratta della Toscana con ben 109,2 punti totalizzati. Un ingresso nel medagliere di Demoskopika ottenuto prioritariamente per aver scalzato il Lazio nella graduatoria del sistema ricettivo più “apprezzato” del Belpaese. A seguire ci sono Emilia Romagna (104,2 punti), Lazio (102,1), Marche (101,8), Veneto (101,6), Puglia (100,9). Chiudono la top ten Sardegna (100,8) e Basilicata (100,7). Proprio alla Sardegna spetta il primato della destinazione regionale con la migliore perfomance rispetto al 2019, con un balzo in avanti di ben 9 posizioni nel Regional Tourism Reputation Index: per lei la sesta posizione rispetto alla 18/a dell’anno scorso.

Decreto Agosto, il punto del presidente di Confcommercio Sicilia
Picarella: “La crisi è profonda, ancora lontana la ripresa”
Interventi per trasporto e centri storici vanno nella direzione giusta
“Alcune misure come la proroga degli ammortizzatori sociali, la rateizzazione delle tasse, la moratoria sui mutui, la sanatoria per i gestori dei lidi, così come gli sgravi contributivi vanno nella direzione giusta in favore delle imprese”, lo dice il presidente di Confcommercio Sicilia Francesco Picarella.
“La crisi resta profonda, lontana l’effettiva e definitiva ripresa per questo motivo, serve una risposta più determinata per sostenere settori a rischio chiusura come il terziario e il turismo – aggiunge Picarella -. Per rilanciare i consumi sarebbe stato fondamentale il bonus sconto purtroppo non previsto nel “Decreto Agosto”, così come sarebbe stato indispensabile rafforzare i contributi a fondo perduto ed estendere le moratorie fiscali”, sottolinea Picarella. I mesi del lockdown sono stati molto difficili da gestire e non sempre è stato tutto semplice dalle imprese, a partire dalla cassa integrazione per i tanti dipendenti che hanno dovuto attendere le lungaggini burocratiche.

La procedura della cassa integrazione nella Regione Siciliana ha avuto un iter controverso e complicato, tanti lavoratori hanno atteso l’erogazione del sussidio e tante altre pratiche non sono state espletate perché incomplete nella parte riguardante l’indicazione del nominativo del legale rappresentante per aziende individuali. Impossibile non notare il macroscopico errore visto che, come nel caso specifico, trattandosi di ditta individuale il legale rappresentante è il datore di lavoro”, sostiene Picarella.
Nel “Decreto Agosto”, inoltre, si dà il via libera a contributi a fondo perduto per i negozi del centro storico di alcune specifiche città italiane. “Un provvedimento – commenta Picarella – che cercherà di colmare, anche solo in parte, la perdita economica degli esercenti soprattutto delle zone turistiche italiane. Sicuramente positivo anche l’intervento nel settore dei trasporti con misure di sostegno per rafforzate i collegamenti marittimi con le isole, un settore quello infrastrutturale indispensabile per dare continuità territoriale ed aumentare la competitività”.

L’emergenza sanitaria ed economica, però, non si arresta. “Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una fase di emergenza economica senza precedenti, con ripercussioni che hanno messo in ginocchio tutta la piccola e media impresa siciliana, ormai al collasso. Siamo convinti che quanto è stato perduto non sarà mai più recuperato – conclude il presidente di Confcommercio Sicilia – e nel frattempo, sono tante le imprese che non potranno riaprire i battenti”.