MESSINA – Una soluzione per inserire nella Messina social city anche gli ex lavoratori di Casa serena e quelli ex legge 328/2000. La chiedono i sindacati e la sta cercando l’Amministrazione comunale, pressati da quegli operatori che sono stati esclusi dal passaggio nell’Azienda speciale del Comune, costituita per la gestione e produzione dei servizi sociali, dove sono confluiti in 540, felici di lasciare il sistema delle cooperative.
È solo uno dei problemi di questa nuova società che a più di due mesi dal suo avvio non riesce ancora a trovare la rotta, navigando a vista anche sulla dotazione finanziaria e la gestione amministrativa. Non sarà semplice trovare una via d’uscita per quel centinaio di lavoratori che continuano a protestare senza avere indicazioni univoche neppure da parte delle organizzazioni sindacali.
In realtà sul fronte delle rappresentanze su questa specifica questione, si sono formati due fronti contrapposti, da una parte Cgil Cisl e Uil che respingono l’invito del sindaco Cateno De Luca di presentare una proposta unitaria che consenta di superare il problema e dall’altra la Fiadel, che ha risposto subito all’invito del primo cittadino. Al sindacato autonomo, rappresentato da Clara Crocè e Gianluca Gangemi che hanno lasciato, in forte polemica con i vertici, la FpCgil, sono iscritti la maggior parte degli operatori assunti nella Messina social city. Forti di questo e della vicinanza al sindaco durante le trattative sul “Salva Messina”, Crocè e Gangemi hanno condiviso l’appello del sindaco De Luca di presentare una piattaforma unitaria condivisa.
“La Fiadel mette a disposizione delle altre organizzazioni sindacali- avevano dichiarato- il documento già presentato per eventuali modifiche e integrazioni e le invita a una riunione intersindacale da tenersi entro sabato mattina”.
Non vi è stata però alcuna riunione perché la Fiadel non è ritenuta dalle tre confederali legittimata a concertare soluzioni. Non sono le organizzazioni sindacali a dover individuare la soluzione tecnica affinché i lavoratori rimasti esclusi possano riottenere il posto, dice Francesco Fucile segretario della FpCgil- ma l’Amministrazione, che deve impegnarsi ad individuare la strada giusta. Il nostro obiettivo è quello di salvaguardare tutti i livelli occupazionali, tenendo fede a quanto riportato anche nelle delibere consiliari del novembre 2018. Abbiamo già presentato una dettagliata proposta allegata ad uno dei verbali di incontro, individuando dei percorsi che avrebbero garantito tutti gli operatori del sociale.
Riguardo poi gli “ultimatum” temporali imposti da organizzazioni sindacali non firmatarie di contratto, contestiamo la gestione del tavolo delle trattative, che ha solo avuto conseguenza negative sui lavoratori. Non spetta al sindacato indicare le modalità di salvaguardia per quei lavoratori che ne hanno diritto- sottolinea anche il referente della Cisl Fp Calogero Emanuele- ma all’Amministrazione comunale e ai vertici della Messina social city che hanno compiti, responsabilità e strumenti amministrativi per operare. Riteniamo inopportuno ed inutile dover procedere ad ulteriori proposte e, tantomeno, partecipare a tavoli di condivisione sollecitati da organizzazioni sindacali non legittimate”.
Dello stesso tenore la posizione di Ivan Tripodi segretario Uil e Laura Strano della Uil Fpl. “Abbiamo presentato un’articolata proposta, verbalizzata lo scorso 7 novembre, finalizzata alla salvaguardia di tutti i lavoratori in questione. Purtroppo, il nostro contributo è stato totalmente ignorato. La mancata condivisione dei criteri di passaggio alla Messina Social City è stata apertamente ribadita anche in sede di procedura di conciliazione avviata dagli esclusi e alla quale, incredibilmente, né la Messina Social City né il Comune si sono presentati. Pertanto, respingiamo la richiesta di presentare una proposta tecnica unitaria in quanto, a nostro avviso, deve essere il sindaco De Luca a rimediare ai pasticci fatti”.