RICHMOND (VA) – Manca solo una settimana all’Election Day del 5 novembre, giornata in cui gli elettori americani saranno chiamati a scegliere il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Sul fronte democratico la vicepresidente Kamala Harris punta a diventare la prima donna a ricoprire questa carica, mentre su quello repubblicano l’ex presidente Donald Trump è alla ricerca di un ritorno alla Casa Bianca dopo un anno di polemiche tra procedimenti giudiziari, processi e presunte immunità.
Oltre trenta milioni di elettori hanno già fatto la loro scelta grazie all’opzione del voto anticipato per posta. La restante parte sarà chiamata a recarsi alle urne il prossimo 5 novembre e intanto i due candidati si stanno giocando le loro ultime carte in vista del momento decisivo. Nella serata di ieri Trump ha tenuto un comizio al Madison Square Garden di New York. La lunga tradizione democratica nella Grande Mela ha portato diverse divisioni in città: all’interno dell’arena i sostenitori di Trump hanno creato un interessante colpo d’occhio di magliette e cappellini rossi con la consueta scritta “Make America Great Again”. All’esterno si sono invece svolte intense manifestazioni anti-Trump.
Se Trump punta ad apparire vincente in un luogo storicamente ostico, la vicepresidente Kamala Harris risponde con un comizio che si terrà domani all’Ellipse di Washington tra la Constitution Avenue e la 17esima strada. Nel grande parco di fronte alla Casa Bianca è prevista la presenza di oltre 20mila persone. La scelta di Harris appare estremamente strategica poiché si tratta dello stesso luogo da cui Donald Trump, dopo le precedenti elezioni, istigò i suoi sostenitori ad assaltare il Campidoglio il 6 gennaio 2021. I lavori di preparazione del palco in vista del raduno hanno avuto inizio già da questo fine settimana.
Il discorso di Harris dovrebbe essere basato proprio sul 6 gennaio 2021. La vicepresidente vorrà ribadire che per fare in modo che certi episodi non accadano più è necessario fare la scelta giusta il prossimo 5 novembre.
La strada verso il voto è stata caratterizzata fino ad adesso da processi, ritiri inaspettati e importanti manifestazioni di violenza nel corso dell’intero anno elettorale. Secondo alcuni dati raccolti dall’agenzia Reuters, l’aumento della violenza negli Stati Uniti è il più rilevante dagli anni ’70.
Per la stampa americana ci sono tutti i presupposti secondo cui gli episodi di violenza potrebbero moltiplicarsi in queste battute finali delle elezioni, in modo particolare nei sette Stati in bilico, dove i risultati finali creano spesso dibattiti accesi che sfociano in violenze e insurrezioni. Diversi repubblicani in queste ultime settimane con le loro teorie del complotto stanno contribuendo ad aumentare il clima di tensione che si respira già da diversi mesi, lo stesso che nelle elezioni del 2020 portò all’assalto di Capitol Hill. Le persone arrestate quel giorno vengono definite ancora oggi da Trump come “patrioti”.
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