Gli isolani sono in perenne bilico tra l’accoglienza, la tolleranza, e l’insofferenza, verso tutto, gli altri in particolare. Fa parte del sentimento di isolitudine, che le isole innestano nei propri abitanti. Gli abitanti di un’isola sono isole loro stessi, a volte connessi, come in un arcipelago, a volte vogliano rimanere isolati, non vedere nessuno. Soprattutto se quel qualcuno ci sta sui cosiddetti.
Se vogliamo scacciare il fastidio di una richiesta, spesso molesta, la risposta è solitamente una parola corta di 4 lettere che è stata sdoganata da varie pubblicazioni, tesi di laurea e addirittura libri gialli. La parola in oggetto è l’ormai famoso suca. Ma se proprio non tolleriamo essere approcciati, da qualcuno che vogliamo allontanare perentoriamente, per un tempo indefinito, che intimamente speriamo perenne, c’è un’altra espressione siciliana molto variopinta: Va scupati ‘u mari.
Con questa immaginifica espressione intimiamo con forza al pernicioso soggetto di allontanarsi per un compito praticamente impossibile da svolgere. Scopare il mare è una metafora dell’incomunicabilità, non ti voglio parlare, vai via, dopo aver pulito con la scopa il mare, l’immensa ed incalcolabile distesa liquida, se ci riesci puoi tornare.
La frase è tipica della contorsione linguistica siciliana, non siamo mai diretti, non mandiamo mai le persone a quel paese, semplicemente negando un confronto, no i siciliani sono più sottili, o perversi, ti danno per discutere con loto una condizione impossibile da risolvere. Una contraddizione in fieri forse risalente a Ulisse, che quando incontrò ad Acitrezza il gigante da un occhio solo Polifemo disse di chiamarsi Nessuno, generando la frustrazione del gigante da lui accecato, che ai fratelli soccorrenti diceva che Nessuno lo aveva colpito.
Nel frattempo noi possiamo immaginare quanti, con la scopa in mano, stanno per adesso scopando il mare, li mandati da qualcuno infastidito. Quanto sarebbe piaciuta a Lucio Dalla questa espressione, gli avrebbe sicuramente dedicata una canzone.
Così è se vi pare.